Al di là delle belle e sentite parole, con le quali il Sindaco Rosario Olivo, l’assessore alla cultura Antonio Argirò e Giovanni Impastato, fratello di Peppino, hanno ricostruito la struggente e, purtroppo, tragica pagina che seppe scrivere l’indimenticato attivista antimafia, quello che ci piace sottolineare è la conferma di quei livelli di cultura e di progresso materiale e spirituale che, da tempi immemorabili, sono patrimonio della Città di Catanzaro e dei suoi cittadini.
I locali della restaurata struttura erano gremiti ai limiti del possibile ed ognuno dei presenti era consapevole della solennità del momento che si stava celebrando. Una consapevolezza misurata e senza inutili enfasi, in linea con la natura ed il patrimonio genetico di noi catanzaresi che siamo avvezzi a vivere gli eventi straordinari con ordinaria ovvietà e capaci di entusiasmarci con pacata naturalezza.
Queste, sono doti di una comunità matura, civile, emancipata, orgogliosa ma non superba, pervasa da un profondo ed innato senso civico e nelle cui vene scorre il sangue di nobili antenati.