Intervistiamo

CRONACA – Omicidio Passafaro, notte di perquisizioni a Borgia

Scritto da Redazione

I carabinieri provano a fare luce sul delitto del 41enne imprenditore agricolo ammazzato con tre fucilate. Indagini estese su tutto il territorio provinciale. Sentite 25 persone. Autopsia rinviata

di Fabio Lepre – www.ildomanionline.it

passafaro_rosario_web.jpgCATANZARO

Notte di interrogatori e perquisizioni. E non solo a Borgia. Gli investigatori stanno cercando di fare luce sull’omicidio di Rosario Passafaro, 41enne imprenditore agricolo, ammazzato martedì mattina con tre fucilate davanti al suo casolare in località Priola, senza tralasciare alcuna pista. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Girifalco guidati dal capitano Dino Incarbone, e dei militari del Reparto operativo di Catanzaro coordinato dal maggiore Giorgio Naselli, sono estese su tutto il territorio provinciale. Si cercano indizi e si ascoltano testimonianze utili alla ricostruzione di un delitto che per le modalità adottate lascerebbe immaginare il coinvolgimento della criminalità organizzata. Almeno 25 persone, fra parenti, amici e conoscenti, sono state sentite e oltre dieci abitazioni perquisite dagli uomini dell’Arma. I carabinieri hanno bussato alle porte di molte case, prima fra tutte quella della moglie di Passafaro, Rosetta Cossari, residente a Roccelletta di Borgia. Gli elementi acquisiti con le interrogazioni e le perquisizioni saranno confrontati con i risultati degli esami che i carabinieri del Ris di Messina stanno effettuando sui reperti raccolti sul luogo del delitto, e con i risultati dell’autopsia sul cadavere di Rosario Passafaro. Solo oggi il magistrato della Procura antimafia che sta coordinando le indagini, Maria Carla Sacco, affiderà l’incarico di eseguire gli esami autoptici. Non è stata invece fissata la data dei funerali. Si resta in attesa della decisione del questore di Catanzaro che sovrintende alla sicurezza e all’ordine pubblico. È ancora mistero sugli ultimi istanti di vita della vittima. Dalla telefonata alla moglie, poco dopo le 11, alla sua morte un’ora dopo. È stato colto alle spalle da sicari che lo attendevano armati dietro al casolare? O ha avuto il tempo di parlare con i suoi assassini? Pare assodato, comunque, che nessun testimone potrà essere utile agli investigatori. Il 41enne di Borgia ha raggiunto il luogo dell’omicidio da solo con il suo fuoristrada. Il casolare, oltretutto, si trova in cima a una collina ed è distante almeno duecento metri dalla strada provinciale. Ed è ancora tutto da capire perché Passafaro è finito in questo fatto di sangue. Solo un episodio di cronaca aveva macchiato la sua fedina penale. A marzo i carabinieri avevano trovato due fucili nel suo terreno. Una scoperta che portò il 41enne di Borgia dietro le sbarre. Ma solo per poche ore poiché all’udienza di convalida, il giudice ordinò la scarcerazione dell’uomo. Chiunque, era la motivazione alla base del provvedimento, avrebbe potuto sotterrare armi nel suo terreno, dal momento che era privo di recinzione. I carabinieri cercano allora di scavare nel passato della vittima per capire se quello di martedì deve essere considerato l’ultimo tassello insanguinato di una lunga scia di morti ammazzati iniziata con l’uccisione, a maggio del 2004, di Salvatore Pilò, 68 anni, considerato il reggente della famiglia e il manovratore degli affari sul territorio di Roccelletta. “Turi” fu ucciso con sei colpi di pistola, mentre si accingeva a salire sul suo fuoristrada parcheggiato nel posteggio del centro commerciale “Le Fornaci” in via Magna Grecia. Un anno e nove mesi dopo toccò a Giuseppe Graziano, 52 anni. A “Ciccio”, i killer riservarono cinque colpi di pistola calibro 7.65 che lo raggiunsero allo stomaco e al torace. A novembre dello scorso anno la tragica fine di Massimiliano Falcone, 32 anni, e Davide Iannoccari, il cugino di 24 anni, i cui corpi furono trovati semicarbonizzati. Per i due giovani numerose pallottole di una semiautomatica alle spalle, prima del colpo di grazia alla nuca e del rogo. A dicembre dello scorso anno una pioggia di fuoco fu fatale per Giuseppe Babbino, 45 anni di Catanzaro, “reo”, agli occhi dei killer, di aver favorito la latitanza presilana di Falcone.

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