Catanzaro News Dalla Redazione

Cos’è cambiato da quel Catanzaro-Parma?

Scritto da Emanuele Panza

Un nuovo atteggiamento di squadra, un velocissimo greco sulla fascia e la mentalità vincente di sempre

A meno di un mese di distanza dalla sconfitta più pesante della storia recente giallorossa in termini di passivo finale, i ragazzi di Mister Vivarini hanno reagito in grande stile portando a casa ben 8 punti in 4 gare dal coefficiente di difficoltà elevatissimo se si considerano le 3 trasferte su 4 e le realtà calcistiche affrontate. Dalla sconfitta contro il Parma alla vittoria di Bolzano il Catanzaro ha cambiato più di qualcosa, e tra nuove individualità ed uno spirito di gruppo ancor più rafforzato, dopo 9 giornate di campionato inizia a delinearsi un’analisi sempre più completa del Catanzaro di Vivarini in Serie B.

La difesa

I dati raccontano delle verità oggettive, ma che meritano di essere interpretate per avere senso.

Il Catanzaro è indiscutibilmente il secondo miglior attacco dell’intera Serie B, dietro solo ad un Parma strepitoso con individualità di categoria superiore. Ma dal match perso proprio contro i Ducali, è emerso il secondo dato importante: il Catanzaro è la seconda peggior difesa della Serie B, ora in compagnia con Sampdoria, Lecco e Reggiana.

Le statistiche difensive parlano chiaro: 13 gol subiti in 9 partite, decisamente troppi per una squadra così dominante. Proviamo quindi a dare un senso logico a questo ossimoro calcistico. Partendo dal presupposto che di quei 13 gol subiti il 38% provenga da una singola partita, il Catanzaro nelle ultime 4 gare ha decisamente cambiato atteggiamento difensivo sia individualmente che nel complesso. La gara del Ceravolo contro il Parma aveva accesso dei campanelli d’allarme su cui il tecnico ha prontamente lavorato giorno dopo giorno, partendo dall’inserimento di un sempre più convincente Veroli che ha dato maggiore sicurezza nella gestione degli uno contro uno a campo aperto, per arrivare ad un ritorno in pianta stabile di Verna in mezzo al campo, “uomo equilibrio” per eccellenza da ormai più di due stagioni consecutive. Nonostante i giallorossi abbiano raccolto nuovamente il “clean sheet” (porta inviolata per i più tradizionalisti) solo a Bolzano, i gol subiti tra Bari, Cittadella e Sampdoria sono profondamente diversi dalla manita del Parma sia per origine che per conclusione e raccontano una parte del cambiamento difensivo giallorosso: se contro i Crociati il Catanzaro si era totalmente sciolto su sè stesso lasciando agli avversari clamorose praterie del rinnovato manto erboso del Ceravolo, i successivi 4 gol subiti sono figli di errori individuali, come le infelici respinte di Fulignati al San Nicola o l’intervento scomposto di Brighenti a Marassi, e di prodezze balistiche come il gran tiro di Carissoni al 3′ di Catanzaro-Cittadella, episodi che in un campionato così equilibrato e competitivo come la Serie B sono sempre esistiti e fanno riferimento più alla qualità della gestione dei dettagli che al lavoro difensivo settimanale.

L’analisi del miglioramento difensivo giallorosso non sta solo nei numeri e nella tipologia delle reti subite, ma nella nuova capacità di saper calcolare la sofferenza. Il richiamo di Vivarini era già arrivato al termine dello 0-5: <<Dobbiamo tornare quelli di Cremona>>. E così è stato, i suoi ragazzi sono tornati ancor più attenti nella fase di non possesso, la squadra ha dimostrato grande solidità in mezzo al campo aumentando i ritmi del pressing e l’aggressività nei contrasti per arrivare prima degli altri sulle seconde palle, compensando la maggior fisicità degli avversari con un’intelligente gestione del pallone nelle fasi più delicate dei match. Dal post-Parma i giallorossi hanno imparato a saper soffrire, disputando delle riprese diverse da ciò a cui si erano, e ci avevano, abituati. Ora il Catanzaro sembra essere in grado di gestire meglio i momenti del gioco, alternando la fase in cui è giusto attaccare e quella in cui è più importante diminuire le distanze tra i reparti e saltuariamente spazzare il pallone il più lontano possibile senza troppa vergogna se la situazione lo richiede. Dal punto di vista individuale, oltre ad un gigante Ghion che alle già consolidate doti tecniche superiori alla norma sta aggiungendo buone qualità in fase di interdizione, sembra essere imprescindibile la presenza del sopracitato Verna. Il centrocampista abruzzese sembrava aver perso qualcosa nelle gerarchie della titolarità, ma è bastato davvero poco per tornare con ancor più veemenza a contrastare qualsiasi oggetto in movimento, perchè del suo lavoro oscuro è chiaro che il Catanzaro non possa farne a meno. Nonostante resti un calciatore meno appariscente di altri la sua presenza composta dà sicurezza all’intera squadra, e privarsi di queste qualità per mettere dentro Pontisso o Pompetti significherebbe guadagnarne senza dubbio in termini di qualità del possesso ma è un rischio troppo grande per i delicati equilibri di una squadra spiccatamente offensiva come la nostra.

Quindi, al netto di quei 5 rumorosi gol, il processo di crescita della squadra non poteva evidentemente non passare da una sconfitta roboante, una lezione fondamentale che ha consentito ai ragazzi di imparare a riconoscere meglio le fasi cruciali di una Serie B che rappresenta ancora una novità per molti.

La reazione

Siamo andati sotto a Bari, a Genova ed in casa contro il Cittadella. Il risultato? Grandi reazioni, rimonte e punti pesantissimi portati a casa.

La risposta mentale dimostrata dai ragazzi in giallorosso nelle ultime giornate è a dir poco strepitosa, per molti addirittura impossibile da razionalizzare. Le tre rimonte consecutive, di cui due parziali, rappresentano la più importante prova di forza di questa squadra, che al netto di alcune individualità in grado di fare la differenza negli episodi come Vandeputte o Iemmello, trova la sua principale forza ancora una volta nel gioco corale e nella mentalità vincente impiantata dal tecnico nelle ultime due stagioni. Incassati i gol dello svantaggio, il Catanzaro non ha minimamente subito il colpo nè dal punto di vista fisico nè mentale, dimostrando di aver metabolizzato in tempi record la pessima reazione di pancia vista contro il Parma. A quel Catanzaro disconnesso e un po’ troppo distratto del 17 Settembre ha fatto posto un “11” capace non solo di rimettere in piedi il match già dal calcio d’inizio, ma anche di andare in vantaggio impostando la partita sui propri binari, quelli del gioco ragionato e del predominio del campo, le due condizioni che spesso hanno consentito ai giallorossi di mandare a vuoto gli avversari ed aprire spazi importanti, il tutto fatto con la nonchalance e lo stile di una squadra che appare tutto fuorché neopromossa dopo 17 anni di assenza.

Al momento, preso atto della forza mentale e della grande capacità reattiva, l’unico neo su cui si potrebbe aprire una discussione critica è la mancata capacità dei ragazzi di chiudere definitivamente le gare. A giustificazione di ciò non si può ovviamente non considerare il livello del campionato che stiamo disputando, nel quale tutte le squadre, al di fuori di un Lecco che sembra essere in seria difficoltà, sono attrezzate per affrontare al meglio i loro obiettivi stagionali, con le eccezioni di Spezia e Samp che devono i propri problemi più ad una questione mentale che di pura forza della rosa. Senza alcun dubbio, e con enorme rispetto per gli ex-avversari, si potrebbe semplificare affermando che sia decisamente più facile chiudere un match in Vallo della Lucania che negli iconici  “San Nicola” e “Marassi”, ma l’analisi non può e non deve fermarsi ad un semplice innalzamento del livello della competizione, perchè noi stessi abbiamo vissuto sulla nostra pelle le difficoltà di una Serie C che non ha mai fatto sconti a nessuno e che il Catanzaro è stato costretto a distruggere definitivamente dopo anni di logorio per poterne uscire. Molto più probabilmente, riprendendo l’analisi sul nuovo atteggiamento difensivo, la squadra di Vivarini ha semplicemente trovato il suo equilibrio in questo nuovo modo di gestire la gara, una gara che può essere vinta anche con un solo gol di scarto, accettando qualche sofferenza in più fino al 90′, difendendo più bassi e preferendo il contropiede al palleggio quando è giusto farlo, perchè in fin dei conti ha sempre ragione chi vince e questo nuovo pragmatismo giallorosso non può che far bene in una Serie B così lunga e complessa.

A Grecìa

«…in questi tempi cominciano a declinare i Greci nelle città in modo che fra pochi anni cedendo quasi che tutta quella ai latini si ridussero in quell’angolo estremo che oggi appellasi Grecìa. Secondo il De Nobili l’origine greca di Catanzaro sarebbe comprovata.» (Vincenzo D’Amato, Memorie historiche dell’illustrissima, famosissima, fedelissima città di Catanzaro, 1670) [1]

Il legame tra Grecia e Catanzaro è sempre esistito, lo prova la nostra cultura, le tradizioni, gli antenati di quella “Magna Graecia” che oggi fa da nome all’Università della provincia.

Calcisticamente, a rinforzare questo legame ci stanno pensando due ragazzi che hanno dato la svolta a questa squadra: uno arrivato per inanellare l’ennesima promozione in B e dimostrarsi definitivamente maturo, l’altro per crescere con umiltà e bruciare la fascia destra.

Sounas 

Questo sembra essere l’anno della sua definitiva e meritata consacrazione in Serie B. Dopo diverse bocciature inspiegabili che lo avevano riportato più volte in Serie C, l’ha riconquistata a suon di gol e assist e si sta riproponendo bene dopo un’estate che lo aveva visto tra i possibili addii. In mezzo al campo è stato lui a suonare la carica dopo la brutta sconfitta col Parma, e tra Bari e Cittadella ha disputato due prestazioni di altissimo livello in cui ha giganteggiato sui centrocampisti avversari entrando in gran parte delle azioni pericolose giallorosse, su tutte il contropiede del temporaneo vantaggio a Bari organizzato e condotto da lui, e segnando un gol fondamentale sempre al “San Nicola”. In poche parole, quando in campo è assente Verna, Vivarini non può fare a meno delle sue qualità tecnico-tattiche che lo rendono un giocatore funzionale sia in fase di interdizione che nella costruzione del gioco offensivo. Meno presente nelle ultime due, ma il tutto fa parte delle giuste rotazioni nel contesto di una stagione ancora lunghissima.

Katseris

Il calcio è bravo tanto nell’esaltare quanto nello sgonfiare ed è rapidissimo nel farlo, però quanto è bello veder giocare questo ragazzo greco classe 2001 sulla fascia destra. Anche il suo destino è legato indissolubilmente alla sconfitta col Parma che ispira quest’analisi puramente calcistica, perchè Zagaritis falciando Situm gli mette davanti la sliding door più importante della sua carriera: diventa il titolare del Catanzaro. L’atteggiamento dimostrato da Bari a Bolzano è semplicemente da applausi, perchè il ragazzo non ha timore reverenziale nei confronti di nessuno e ha bruciato le fasce quattro volte su quattro. Considerato il pensiero comune di chi analizza il calcio italiano, nell’osservare un esterno o un terzino con spiccate doti offensive come Katseris, arriva spesso e volentieri il momento in cui si viene criticati perchè «Sa attaccare, ma non sa difendere» Theo Hernandez ne sa qualcosa. Clamorosamente, il nostro “77” greco sta sfuggendo a questo luogo comune dando vita a delle prestazioni difensive estremamente convincenti, dimostrando un buon tempismo nelle diagonali e chiudendo in scivolata con personalità. Gli errori arriveranno perchè è giusto che sia così, ma quel Catanzaro-Parma ci ha regalato un’altra potenziale grande promessa da mettere nelle mani di Vivarini, lui che questo gran lavoro lo ha già fatto con Bayeye.

I ragazzi

Il margine di miglioramento del Catanzaro possono e devono darlo loro: i ragazzi.

La sessione di mercato giallorossa è stata ragionata, a tratti si può definire lenta, ma è innegabile il lavoro di qualità che è stato effettuato nella ricerca e nell’acquisizione di giovani promesse come D’Andrea, Ambrosino, Oliveri e Veroli su tutti. Storicamente, chi ha seguito la Serie B negli ultimi anni confermerà senza troppi indugi l’apporto fondamentale che sono in grado di dare gli Under in questo campionato, e analizzando quelli presenti in casa nostra, possiamo fare affidamento su giovani di altissimo livello. D’Andrea, già decisivo contro la Ternana con una magia nello stretto, sembra essere il più promettente di tutti, ma anche Oliveri e Veroli hanno finora performato su buoni livelli approcciando con sicurezza anche le fasi più delicate delle partite. Al di là di questi tre, devono restare puntati i fari su Ambrosino, perchè all’attaccante della Nazionale U20 sono bastati quei 12′ di Genova per far intravedere buone doti fisiche e tecniche che potrebbero renderlo decisivo nelle prossime giornate. Resta momentaneamente un punto interrogativo su Krastev che non ha ancora trovato il suo esordio, ma nel frattempo il Catanzaro può tornare a vantare la presenza di due italiani nel giro della Nazionale under e dello stesso bulgaro nella Nazionale maggiore.

Indipendentemente dalla forza e dal potenziale dei ragazzi, la fortuna del Catanzaro risiede ancora una volta nella presenza di un tecnico come Vivarini, da sempre maestro nella crescita e nell’inserimento delle giovani promesse (Frattesi uno degli ultimi), che sin dall’inizio dell’anno si è aperto ai microfoni della stampa invocando tranquillità e pazienza nell’attesa di questi ragazzi, cosciente del fatto che possano essere proprio loro la scintilla per alzare ancor di più il livello.

La pausa e le riflessioni che porta con sé

Quindi, metabolizzato lo 0-5 e preso atto dei notevoli miglioramenti della squadra, saremo “costretti” a goderci questo Catanzaro terzo in classifica chiedendoci dove possiamo arrivare da qui a fine anno.

Purtroppo, non sarà un’analisi calcistica di inizio Ottobre a dare la risposta certa, perchè il calcio resta incomprensibile e impronosticabile ed è per questo che è il gioco più bello del mondo, ma arrivati a 9 partite giocate qualche somma possiamo tirarla: il Catanzaro è una squadra forte, ancora individualmente inferiore a diverse rose di questa Serie B molte delle quali sotto di noi, ma ha un’identità di gioco chiara e consolidata, possiede un gruppo granitico che affonda le sue radici nelle passate stagioni, gioca un gran bel calcio e sta dimostrando di poter crescere mentalmente, assorbendo le sconfitte di una Serie B sempre insidiosa. La via tracciata è quella giusta, e non ci resta che continuare ad accompagnare con passione i ragazzi, lo Staff e l’intera Società in questo viaggio partito da Padova e solo temporaneamente in pausa.

[1] Wikipedia – Grecìa (Catanzaro)

Autore

Emanuele Panza

7 Commenti

  • SE LA BESTIA DI BOLZANO HA DICHIARATO IL FALSO BUTTANDO A PIENE MANI FANGO SULLA NOSTRA SOCIETA’ E CREANDOCI DANNI GRAVISSIMI PER IMMAGINE ED ALTRO , LA DEVE PAGARE . NON PUO’ PASSARLA LISCIA. CHE LA SOCIETA’ SI ADOPERI .

  • Bravo Emanuele, concordo in pieno e mi complimento con te per l’analisi, i contenuti e la citazione (in memoria non ne ricordo altre ma sarà una mia pecca). È bello avere gente competente ed istruita oltre che “naturalmente” tifosa.

  • Quando si parla dei nostri giovani eccezionali, non possiamo fare a meno di congratularci con Proprietà e Ds Magalini, che ha grande visione e conoscenza. Un esempio per tutti è il centrocampista Bianco da noi trattato per diverso tempo ma poi ha scelto la Reggiana, dove sta facendo faville. A detta di tutti gli addetti ai lavori uno dei migliori giovani in B. Anche in quel caso Magalini aveva visto giusto. Una garanzia.

  • Secondo me da quel Catanzaro-Parma non è successo nulla.
    Per la prima mezz’ora non abbiamo fatto vedere palla al “grande parma”, che alla fine ci passa solo 2 punti.
    L’episodio del rigore e il goal successivo ci ha tagliato le gambe..
    Noi siamo sempre la stessa squadra di prima, la solita schiacciasassi dell’anno scorso
    Il calcio è fatto di episodi, pensate un pò voi se Fulignati avesse parato il rigore, secondo me sarebbe successo come contro lo spezia. li avremmo ammazzati e qui si stava parlando di un altro campionato..
    La sconfitta ci è servita più che altro sul piano psicologico, un pò per rimanere con i piedi per terra. La domenica successiva siamo andati a Bari col freno a mano tirato, i calciatori e anche noi tifosi pensavamo alla domenica precedente, se avessimo giocato come al solito a Bari ne facevamo 5

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