Catanzaro News Dalla Redazione

Cosa dicono le statistiche avanzate sul Catanzaro

Scritto da Emanuele Mongiardo

Approfondiamo l’inizio di stagione dei giallorossi con uno speciale a cura di Emanuele Mongiardo

Si ringraziano per le statistiche Gianluca Losito, autore per “Riserva di lusso” e “Datasport”, e Michele Tossani, autore per “Tuttosport” e “Quotidiano di Puglia” e titolare del sito “La gabbia di Orrico” (alla cui newsletter potete iscrivervi da questo link se vi piacciono gli approfondimenti di tattica e in generale le analisi di campo)

Arrivati a fine ottobre, il primo stint della stagione del Catanzaro può dirsi concluso. Il calendario imponeva una partenza senza intoppi ai ragazzi di Vivarini, chiamati ad affrontare le avversarie meno nobili del girone C. I giallorossi non hanno deluso le attese, con nove vittorie ed un pareggio nelle prime dieci partite. Dal 30 ottobre, però, inizia una nuova fase del girone d’andata: in meno di un mese, il Catanzaro incontrerà Avellino, Crotone e Pescara, due concorrenti dirette per il primo posto ed una delle squadre più attrezzate del torneo, fresca di cambio di allenatore. La vigilia del ciclo di gare più complicato, allora, può essere un buon momento per guardarsi indietro e tirare le somme di questo inizio di stagione attraverso i dati.

Numeri da capogiro

Dopo le prime partite, il Catanzaro è balzato agli onori della cronaca ed ha attirato attenzioni anche lontano dal “Nicola Ceravolo”. I numeri parlavano di una media gol simile a quella delle squadre migliori d’Europa. Così, per qualche giorno ci siamo ritrovati i feed di Instagram e Facebook intasati di grafiche in cui, in mezzo ai nomi di PSG, Manchester City e Bayern Monaco, faceva capolino lo scudetto del Catanzaro. Qualcuno avrà condiviso inorgoglito, molti si saranno lasciati andare a gesti apotropaici. Mantenere un ruolino di quattro o cinque gol a partita era impossibile, ma in ogni caso la squadra di Vivarini ha di gran lunga i numeri migliori del girone C per quanto riguarda la differenza reti.

Gol segnati e gol subiti sono le statistiche più crude. Il calcio è uno sport dove l’incidenza degli episodi ha un valore altissimo, perciò non sempre il risultato finale riesce a spiegare la prestazione. Grazie alle statistiche avanzate, però, si può approfondire il discorso per farsi un’idea più chiara su ciò che ha caratterizzato il gioco del Catanzaro in queste prime giornate. Per farlo, abbiamo utilizzato i numeri di WyScout, piattaforma dedicata allo scouting e all’analisi tra le più utilizzate da allenatori, collaboratori tecnici e persino calciatori.

Piccolo disclaimer: i dati fanno riferimento alle prime nove giornate, quindi rimane fuori la partita con la Juve Stabia, che per andamento, comunque, non è stata molto diversa dalle solite vittorie del Catanzaro di questo inizio di stagione. Per ogni voce statistica citata ci sarà una breve spiegazione: non c’è niente di fantascientifico, ma con questo tipo di dati è sempre meglio essere chiari per rendere più agevole l’analisi.

La fase offensiva del Catanzaro

Partiamo dal dato empirico più evidente: il Catanzaro impone il contesto della partita innanzitutto grazie alla propria fase offensiva. La squadra di Vivarini sa sempre cosa fare, in qualsiasi zona del campo. Il tecnico abruzzese ha improntato un sistema che offre linee guida chiare in tutte le fasi, pur lasciando libertà di movimento e interpretazione ai singoli. Che si tratti di impostare in maniera paziente e con passaggi corti, oppure di raccogliere la seconda palla dopo un lancio di Fulignati (e i lanci del nostro portiere non sono casuali, sono sempre indirizzati in zone di campo dove i compagni possono fare loro la sfera dopo il rimbalzo), i giallorossi riescono a portare tutti gli uomini nella metà campo offensiva e a schiacciare gli avversari.

Per analizzare gli attacchi delle aquile, partiamo dal dato più superficiale, la disposizione tipo. Per quanto le grafiche dei profili social, prima delle partite, disegnino la squadra con un 3-5-2, dalle posizioni medie di WyScout quello del Catanzaro somiglia di più ad un 3-4-3.

Secondo il glossario della piattaforma, «le posizioni dei giocatori sono calcolate in base alla posizione media di tutte le azioni dove hanno toccato palla». A determinare il 3-4-3 più del 3-5-2 è la posizione di Sounas. Il greco e Biasci agiscono alla stessa altezza, alle spalle di Iemmello. La differenza tra loro due, però, è che Biasci resta molto più vicino al centravanti. Le disposizione in campo, di per sé, non dice molto dell’atteggiamento di squadra. Nel caso del Catanzaro, però, se la si lega alla localizzazione degli attacchi (se, cioè, l’azione si svolge a destra, a sinistra o al centro), è un buon punto di partenza per analizzare come si sviluppa la manovra ed anche perché i due giocatori dietro la punta – Sounas e Biasci – hanno una posizione così differente.

Il ruolo di Vandeputte e Biasci

Secondo WyScout, gli attacchi del Catanzaro si suddividono così: il 31% proviene da sinistra, il 33% dal centro e il 36% da destra. Il lato più esplorato, dunque, è quello di Sounas. Senza avere dati a disposizione, durante lo scorso anno c’era la percezione che, invece, la maggior parte delle azioni si svolgessero a sinistra, dove collaboravano Vandeputte e Biasci. Per via delle assenze di Situm, però, il belga, quest’anno è partito da titolare sulla sinistra solo in quattro occasioni, contro Messina, Cerignola, Latina e Turris. Nelle altre cinque partite ha giocato a destra (nei finali dei secondi tempi è stato spostato a sinistra, ma si trattava di pochi minuti, spesso a risultato già acquisito).

Vandeputte è un grande accentratore di gioco, con la sua capacità di saltare l’uomo e convergere sul piede forte da sinistra verso il centro. È normale che il suo impiego a destra, in questo inizio di stagione, abbia tolto una buona percentuale di azioni alla catena di sinistra. Ma non solo: il suo spostamento ha condizionato anche le scelte di Biasci. Lo scorso anno era frequente vedere Vandeputte e l’ex punta del Carpi scambiare la posizione: per via del suo passato da trequartista, al belga veniva facile migrare in una zona più centrale, dove eventualmente avrebbe potuto vedere subito la porta. Se Vandeputte andava in zone interne, sulla fascia si spostava Biasci, anche lui veloce e dotato di un dribbling secco, e quindi in grado di giocare il pallone con profitto anche vicino alla linea laterale. Tentardini, che sta occupando la fascia sinistra al posto di Vandeputte, è meno portato del belga ad andare verso il centro, quindi Biasci può scambiare di meno la posizione: questo, insieme alle caratteristiche dell’attaccante, spiega come mai Biasci, secondo le posizioni medie, si trovi così centrale, in particolare rispetto a Sounas.

L’influenza di Sounas

Diventa interessante, allora, partire dalla posizione del greco per approfondire i suoi compiti sulla destra. Non è sbagliato dire che Sounas, al momento, sia il giocatore più influente della fase offensiva del Catanzaro. L’ex Perugia è in grado di forzare situazioni chiuse attraverso un dribbling o una protezione di palla. In più, è bravissimo ad associarsi con i compagni. Se loro gli offrono un movimento in profondità, lui troverà sempre il tempo e la misura giusti per servirli e innescarli sulla corsa verso il fondo del campo; se la palla ce l’hanno loro, invece, Sounas non si fa problemi a tagliare lui stesso per farsi dare palla sul lato corto dell’area. È naturale far passare tanti palloni dai piedi di un calciatore così dotato.

Sounas, comunque, non è il solo motivo per cui il Catanzaro attacca così tanto da destra. Sia Situm che Vandeputte, i due esterni che hanno occupato quel lato, sono infatti due giocatori che preferiscono ricevere il pallone sui piedi, non nello spazio. Peraltro, a entrambi piace tenere la sfera, non se ne liberano subito. Una differenza netta rispetto allo scorso anno, dove Bayeye, difatti, era il braccio armato di Sounas: il francese teneva di meno la palla e si occupava soprattutto di andare in profondità per farsi innescare dal greco. Insomma, era uno sviluppo più diretto rispetto a quello della stagione attuale. Senza dimenticare che, da quest’anno, nel 3-4-3 giallorosso da mediano di destra agisce Ghion, a cui piace staccarsi verso la fascia per avvicinarsi a Sounas e all’esterno e partecipare all’azione in zone più avanzate, com’è accaduto, ad esempio, in occasione del primo gol contro il Picerno.

Gol dell’1-0 di Catanzaro-Picerno. Ghion si aggiunge alla catena di destra e viene innescato in profondità da Sounas. Dal suo cross rasoterra arriverà il gol di Biasci

Queste sono le ragioni che spiegano il 36% degli attacchi a destra. C’è da scommettere, però, che quando Vandeputte potrà tornare sulla sua amata fascia sinistra, allora la manovra sarà più bilanciata e quel 31% di azioni sulla corsia mancina lieviterà (e si rivedranno di più gli scambi di posizione con Biasci).

Gli Expected Goals

Sarebbe stato interessante aggiungere un’occhiata, infine, al dettaglio degli Expected Goals (xG), da prendere con le pinze in questo caso. Gli xG misurano la qualità delle occasioni create. Secondo il glossario di WyScout, sono un «parametro che assegna ad ogni tiro una probabilità (che possa diventare gol nda), basata su dati statistici storici, che può essere determinata dalla posizione, tipologia di assist, ecc». Qualcuno di voi ne avrà già sentito parlare su siti specializzati o in tv. La possibilità che il tiro diventi gol si esprime in valori decimali, per cui se un tiro vale 0,5 xG, vuole dire che, in base alle variabili tenute in considerazione, ha il 50% delle possibilità di diventare gol. Se il numero di gol effettivamente segnati supera gli xG prodotti, la squadra è in overperformance: segna, cioè, più di quanto ci si aspetterebbe data la qualità delle conclusioni. Secondo WyScout il Catanzaro ha prodotto 17,5 xG a fronte di 29 gol segnati, quindi c’è un’overperformance di 11,5 xG, un’enormità. È un dato che inseriamo, ma che ci lascia qualche dubbio. Il Catanzaro, infatti, segna quasi sempre gol “facili”, creando tiri puliti da posizioni confortevoli. In più, in ogni partita è netta la sensazione di qualche occasione fallita di troppo. Un’overperformance così ampia, quindi, sembra difficile da spiegare, bisognerebbe conoscere più a fondo il modello di xG usato da WyScout per giustificarla (il valore degli xG cambia da modello a modello, anche in base ai parametri usati, quindi è un dato meno oggettivo di altri).

L’occupazione dell’area avversaria

Più affidabile, invece, la voce sui tocchi in area avversaria, che può essere utile per apprezzare quanto sia efficace e schiacciante la manovra giallorossa. Il Catanzaro è nettamente primo nella graduatoria per i tocchi negli ultimi sedici metri, 21.20 ogni 90’, a fronte di una media del campionato di 13.30. La seconda, il Foggia, si situa a debita distanza con 17.55 tocchi ogni 90’. Pescara (17.07) e Crotone (16.06) occupano rispettivamente terzo e quarto posto.

A conferma del dominio del Catanzaro nelle partite c’è anche il primato nel dato totale sui passaggi, 431,09 ogni 90’ contro una media del campionato di 347,19. Sorprende il secondo posto del Picerno, 347,19 passaggi ogni 90’ (ma della volontà di giocare il pallone dei Lucani abbiamo avuto prova al “Ceravolo”, in un primo tempo in cui Reginaldo e compagni hanno fatto circolare davvero bene il possesso). Il dato dei passaggi in sé non dice nulla sull’efficacia della manovra.

Diventa interessante, però, il confronto con Pescara e Crotone, che rende evidente la differenza di stili. Se il Catanzaro è primo in graduatoria, gli abruzzesi sono solo settimi (368,59 passaggi ogni 90’), mentre i pitagorici sono addirittura quindicesimi, nettamente sotto media con 312,94 passaggi ogni 90’: Pescara e Crotone, in definitiva, hanno uno stile molto più diretto del Catanzaro, meno elaborato nella circolazione di palla, come si evince anche da altri dati come i passaggi progressivi.

Secondo WyScout, un passaggio progressivo è un passaggio che muove la palla in avanti in maniera considerevole. Il valore di un passaggio progressivo varia a seconda della zone in cui viene effettuato. Un passaggio, infatti, è considerato progressivo se percorre: 30 metri nella propria metà campo, 15 metri se i punti di partenza e arrivo sono nelle metà campo opposte, 10 metri nella metà campo avversaria. Il Catanzaro è secondo per passaggi progressivi (78.98 ogni 90’), il Pescara è sesto con 71,38, mentre il Crotone è addirittura ultimo con 56,74. La squadra di Lerda preferisce avanzare in un altro modo: con le iniziative, cioè, dei propri singoli. I pitagorici, infatti, sono terzi per dribbling effettuati (25,64 ogni 90’) ed è così che risalgono il campo, mentre il Catanzaro per dribbling è solo sedicesimo (20,58; non che al Catanzaro manchino i dribblatori, semplicemente i giallorossi non ne hanno bisogno in maniera esasperata come il Crotone, che comunque ha giocatori eccellenti nel saltare l’uomo come Chiricò, Tribuzzi e Kargbo).

La fase difensiva del Catanzaro

L’altro motivo dietro il differente atteggiamento del Catanzaro rispetto a Pescara e Crotone, risiede nella fase difensiva. Le rivali dei giallorossi, infatti, possono permettersi di attaccare in maniera più diretta perché tendono ad abbassarsi per far scoprire gli avversari e poi colpirli in transizione. Il Catanzaro, invece, cerca in maniera immediata il recupero della palla. Il dato più interessante in questo senso è il PPDA. Il PPDA è un indice che misura l’intensità del pressing: è l’acronimo di passes per defensive actions. Come è facile intuire, quindi, il PPDA calcola i «passaggi concessi per azione difensiva, che includono le azioni all’interno degli ultimi 60 metri di campo della squadra che attacca»: in definitiva, dopo quanti passaggi viene recuperato il pallone entro sessanta metri dalla porta avversaria. Più basso è il numero del PPDA, più alta è l’intensità del pressing.

Anche in questa graduatoria il Catanzaro è primo. Il suo PPDA è pari a 7,16, contro una media di 8,37 del campionato. Pescara (8,39) e Crotone (8,64) sono undicesima e quattordicesima, a dimostrazione di uno stile difensivo un po’ più attendista, volto a fare densità per poi attaccare in campo lungo una volta rubata palla.

L’importanza del pressing alto

Il focus del Catanzaro sul pressing, quest’anno, è ancora più evidente rispetto alla scorsa stagione. Difendere in avanti invece di arretrare, recuperare subito la palla, permette al Catanzaro di avere il dominio territoriale e di schiacciare gli avversari nella propria trequarti. Vivarini accetta i duelli lungo tutto il campo: se, ad esempio, gli avversari impostano con tre difensori, allora si pressa con tre uomini davanti; gli esterni devono alzarsi sui terzini avversari. Di conseguenza, i difensori non devono avere paura di rimanere in uno contro uno con gli attaccanti avversari, costringendoli a giocare spalle alla porta e puntando sull’anticipo. La difesa degli ultimi sedici metri resta una specialità della difesa giallorossa, solo che quest’anno il terzetto arretrato si sta abituando ancora di più a difendere anche lontano dalla propria porta – la sicurezza che infonde Brighenti, in questo senso, deve aver inciso, così come la presenza di Fulignati, un portiere che sembra più abile del suo predecessore a leggere l’azione e a difendere da libero aggiunto se gli avversari provano a mandare la palla in profondità.

L’azione dello 0-1 del Catanzaro ad Andria. Tutto inizia dal pressing portato altissimo dai giallorossi. I pugliesi impostavano con tre difensori, così il Catanzaro li pareggiava con Biasci, Iemmello e Sounas. Qui Sounas si alza in pressing sul portiere, stando attento a coprire con la corsa il difensore alle sue spalle. Il portiere è costretto al rinvio, Verna conquista la seconda palla e gira su Iemmello. Il numero nove si inventa una palla geniale per Vandeputte che segna, punendo la difesa scoperta dell’Andria: è questo lo scopo del pressing alto, cogliere impreparati gli avversari che stavano impostando

Lo scorso anno, nei big match, il Catanzaro non è stato inappuntabile nel pressing alto. Ebbe difficoltà in particolare al “Ceravolo” contro il Bari e nell’andata dei playoff contro il “Monopoli”. Al Bari, in particolare, aveva lo spazio per giocare lungo e attivare il duello tra Cheddira e Martinelli, con il capitano giallorosso in costante difficoltà contro un avversario così veloce (e quel giorno, va ricordato, Martinelli tornava da un infortunio). Crotone e Pescara sono ricche di ali veloci e pericolose negli spazi: il Catanzaro dovrà trovare il modo di pressare senza fargli arrivare il pallone (come aveva fatto contro il Padova, dove, al netto della maledetta punizione del 2-1, Chiricò era stato controllato a dovere da Scognamillo perché il pressing dei giallorossi gli impediva di ricevere palloni puliti).

Le statistiche, dove il Catanzaro spesso primeggia, non fanno che confermare l’ottimo inizio di Iemmello e compagni. Sta ai ragazzi di Vivarini mantenerle tali anche dopo novembre: vorrà dire che la squadra ha ottenuto buoni risultati anche contro le dirette concorrenti.

Autore

Emanuele Mongiardo

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