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Cosa ci ha detto la gara con la Salernitana

Scritto da Redazione

Caro mister Caserta così non va

L’UNICA COSA BELLA

Prima di iniziare a scrivere sull’aspetto tecnico della partita, ci preme sottolineare lo spettacolo regalato dal pubblico che ieri ha assistito al match giocato all’Arechi fra Salernitana e Catanzaro.

Il gioco del calcio è lo sport popolare per eccellenza, non solo in Italia, e unisce in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali. Nei campi del Sud, lo spettacolo diventa ancora più bello e appassionante grazie a due tifoserie come quelle della Salernitana e del Catanzaro. Da una parte, la Curva Siberiano dei granata, che, pur senza striscioni a causa di una protesta contro la società, ha sostenuto la propria squadra con cori e battimani per tutta la partita.

Dall’altra la “Massimo Capraro” distribuita fra il settore della Curva Nord e i Distinti Nord dell’Arechi, con tremila tifosi delle Aquile che hanno colorato di giallo e rosso i loro spazi. Con cori incessanti per tutti i novanta minuti e oltre, hanno dimostrato che la passione per il Catanzaro, nonostante i risultati non eccezionali di questa stagione, è rimasta immutata e gli applausi d’incoraggiamento finale ai loro beniamini, malgrado la prestazione non eccelsa, è un grande segno di maturità.

IL CATANZARO CHE SI ACCONTENTA DI CIÒ CHE ORA PASSA IL CONVENTO

Una prestazione davvero poco efficace quella del Catanzaro, con la squadra che alla fine porta a casa un punto. Sebbene possa sembrare positivo, in quanto conquistato in trasferta, di fatto non lascia tranquilli nessuno: i sette punti in sette partite, di cui quattro giocate al Ceravolo, rappresentano un bottino davvero magro. Nessuno si aspettava una partenza come quella della scorsa stagione, considerate le note difficoltà già più volte dichiarate. Tuttavia, obiettivamente, parlare di un Catanzaro con un’identità di gioco, che possa far ben sperare per il futuro, è al momento solo utopia.

Il calcio è fatto per smentire, ma ciò che ieri il Catanzaro ha espresso in campo è ai limiti della mediocrità. Di solito si è sempre parlato di approccio sbagliato alle partite, ma ieri abbiamo visto altro. Si è osservato uno schieramento sicuramente più quadrato, grazie all’innesto del greco Koutsoupias, il cui compito era tamponare il loro play Antonucci e dare supporto alla manovra offensiva.

Purtroppo, le buone intenzioni sono durate solo poco meno di un tempo, in pratica finché Koutsoupias ha avuto fiato e gamba per eseguire adeguatamente la doppia fase. Poi la Salernitana, tutt’altro che trascendentale e che ha anch’essa problemi nell’inserimento dei nuovi elementi, ha preso il sopravvento. Per fortuna, non è riuscita a passare grazie a due parate di Pigliacelli e al fatto che i loro attaccanti (come quelli del Cittadella) hanno avuto le polveri bagnate. La domanda che molti si sono posti al novantesimo è stata: “E se avessimo trovato una squadra più in forma?” Cesena docet, che ha vinto senza colpo ferire.

IL CATANZARO A OGGI NON HA UN’IDENTITÀ

È vero che nel calcio moderno i moduli con i loro numeri sono solo indicativi ed è altresì vero che, nel corso di una partita, ci si sistema in campo a seconda delle dinamiche di gioco. Tuttavia, è altrettanto palese che a oggi il Catanzaro non ha un’identità chiara. Sin dalla prima giornata, oltre a non aver trovato un sistema di gioco di base, sono stati alternati diversi elementi in ruoli che a volte parevano improvvisati, creando confusione anche nei diretti interessati.

Alcuni giocatori, come Buso ad esempio, sono stati gettati nella mischia nel primo tempo contro il Cittadella (dimostrando buona tecnica ma scarsa condizione) e poi sono spariti dai radar del mister. Inoltre, ci sono vari elementi come Seck, utilizzato a spezzoni, e altri come Brignola e Volpe: il primo non è mai stato neanche portato in panchina, mentre il secondo è stato impiegato solo occasionalmente, per poi rimanere fuori per diverse partite.

CON IL CENTROCAMPO A TRE IL CATANZARO RENDE DI PIÙ

È giusto sottolineare che non può essere un caso se la squadra che ad oggi ha giocato con diversi moduli, abbia sciorinato le migliori prestazioni quando, o a inizio match o durante il corso della partita, ha giocato con tre centrocampisti. L’ultima dimostrazione è avvenuta ieri quando per fortuna in campo è stato mandato Coulibaly che ha dato sostanza a un Catanzaro in sofferenza estrema e che ha amministrato palloni, distribuendoli sulle corsie laterali e nelle zone avanzate della retroguardia granata.

Noi comprendiamo che un calciatore per entrare in forma debba trovare il ritmo partita e giocare. Però pensiamo pure che non è per forza corretto schierare in contemporanea tanti elementi in ruoli importanti che non hanno una forma fisica eccelsa. Il calo dei due esterni di ieri (D’Alessandro e Compagnon) è stato veramente notevole.

Ma non bisogna solo soffermarci sulla questione condizione atletica. Compagnon da un certo momento è scomparso dal gioco e in generale dovrebbe cercare di avere molta più attitudine allo scambio e alla sovrapposizione col terzino alle sue spalle (oggi Cassandro). D’Alessandro, a parte i primi minuti di smarrimento, ha cercato di fare un lavoro di ricucitura incredibile, ma non era supportato adeguatamente nell’azione da un Bonini sempre presente e volitivo, ma che palesa ancora limiti tecnici per svolgere quel ruolo in fase di spinta. Il risultato sono stati o innocui cross dalla trequarti – facili preda per una difesa sempre in superiorità numerica sui nostri pochissimi uomini in area (ieri spesso il solo Pittarello) – oppure dribbling senza costrutto, che non davano la possibilità di scaricare il pallone su qualche compagno e tantomeno calciare verso la porta.

LA POST CONFERENZA DEL MISTER

Il punticino conquistato ieri non può essere archiviato dicendo che la squadra ha dimostrato solidità. Non si può parlare di solidità perché la prestazione di ieri, trascorsi i trenta minuti iniziali, è stata letteralmente passiva e in balia dell’avversario.

La vera solidità si manifesta quando ci si difende come ieri, ma allo stesso tempo non si subisce passivamente. Questo tipo di solidità, alla lunga, è infruttuosa; è vero che difendersi è fondamentale, ma non è possibile che quando si arriva sulla trequarti avversaria non si riesca mai a entrare nell’area grande se non con traversoni poco efficaci. Non ci sono fraseggi né giro palla che possano mettere in difficoltà gli avversari e intimorirli.

Si può essere propositivi anche difendendosi, senza lasciare spazi agli avversari, ma aspettando le occasioni giuste per rilanciare l’azione, accompagnandola con il maggior numero possibile di elementi. Ecco cosa intendiamo noi per solidità; se continueremo a mostrare il tipo di solidità vista ieri, sarà davvero tutto più difficile.

STRINGERE IL CERCHIO

Noi non siamo tecnici e non abbiamo fatto il corso di Coverciano: spetta al mister trovare le giuste soluzioni. Continuiamo a essere ripetitivi se sottolineiamo che la sensazione è che a volte il Catanzaro giochi con qualche uomo in meno? Sappiamo bene che un calciatore per trovare la forma deve giocare per acquisire il ritmo partita, ma badate bene, parliamo di un calciatore e non di due o tre, come visto anche in altre partite, quando contemporaneamente sono stati schierati giocatori che calano vistosamente, come ieri Compagnon, D’Alessandro e Koutsoupias.

Proprio a proposito di queste decisioni, vogliamo porre un’altra questione. Siamo stati l’unica testata, che segue il Catanzaro, presente a Locri e avevamo scritto dei nuovi, sottolineando di aver notato un Coulibaly in buone condizioni (scrivendo “Impressioni positive ha destato la presenza in mezzo al campo di Coulibaly, che ha giocato su buoni ritmi per un’ora.”). Sicuramente il senegalese non può essere la panacea per tutti i mali, ma chiedersi perché è stato preso in considerazione solo per pochissimi spezzoni di partita crediamo sia una domanda lecita per quanto sopra esposto.

Un’ultima chiosa: il 4-2-3-1 si può fare se si mantiene il più possibile il baricentro nella metà campo avversaria, in caso contrario diventa un esercizio difficile, perché sottopone i trequartisti e i due centrali della mediana ad un lavoro enorme e tende a separare troppo le linee, portando una parte della squadra a schiacciarsi troppo in difesa, non trovando nessuno sfogo se non lanci lunghi, spesso preda degli avversari.

 

Foto Lorenzo Costa per uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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4 Commenti

  • Tutto esatto, aggiungo che alcuni giocatori hanno bisogno di continuita’ e non di un mordi e scompari . Domenica sara’ decisiva e mi auguro che trovi la quadra perche’ come uomo mi dispiacerebbe .

  • L’anno scorso la squadra aveva una quadra, perché aveva punti fermi, si lavorava con 14/15 elementi (e non 28..) i giocatori ormai avevano assimilato schemi, movimenti, ecc… I giocatori per trovare la condizione migliore devono giocare, e non fare una partita e poi sparire… ci sono un sacco di giocatori che non vedremo mai in campo… quest’anno non si hanno punti fermi, schemi… siamo stati tutta l’estate dietro a Buso per poi vederlo in campo 45 min..stessa cosa per Turricchia under 21 mai visto in campo per poi fare giocare nel suo ruolo Bonini che è un centrale… Detto questo mi chiedo se Polito e Caserta si siano parlati e confrontati in fase di mercato, e come sia possibile che Noto da persona intelligente e oculata qual è , abbia avallato tutte queste situazioni..

    • Stravero Gionico, le stesse mie perplessità. Che compri a fare tanti giocatori se poi sai che non li vedrai mai o quasi giocare?? Perdonatemi fratelli Giallorossi ma io sono pessimista perchè oltre la campagna acquisti estiva pazzesca, si unisce un Caserta che ancora non ha un’idea di chi e SOPRATTUTTO DI COME farli giocare. Dici bene Bonini è un centrale non puoi metterlo a sinistra e sperare che ti faccia sia il difensore che il fluidificante, non ha la tecnica. A Salerno è entrato Coulibaly molto bene, ora scomparirà per forza un centrocampista che ha giocato magari fino a ieri, e cosi via fino all’ultima partita. Turicchia in pratica l’ho visto giocare solo nell’under. Per me Polito e Caserta insieme sono una calamità naturale. Speriamo che per gennaio siamo ancora a galla e cedendo 6-7 calciatori (che non giocheranno mai) inizieremo ad avere una parvenza di squadra e gioco.

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