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Cosa ci ha detto la gara con il Sudtirol

Scritto da Redazione

Il 3-5-2 sembra essere la strada maestra ma anche la crescita tecnica e della condizione atletica sono fattori da non trascurare

La discussione sul modulo di gioco

L’inizio del campionato ha portato con sé una serie di dibattiti e discussioni attorno alla gestione tecnica di mister Caserta. Tra i temi più caldi spicca senza dubbio quello del modulo di gioco, un argomento che sembra avere preso il sopravvento nelle conversazioni fra tifosi e tra gli addetti ai lavori. Tuttavia, ci sembra opportuno affrontare il tema con una visione più ampia, riconoscendo che i successi di una squadra di calcio non sono determinati esclusivamente dai numeri e dalle disposizioni tattiche.

È innegabile che il modulo di gioco rivesta un’importanza cruciale, ma la realtà del campo è ben più complessa. La condizione fisica dei calciatori, la loro capacità di applicarsi durante gli allenamenti e assimilare i suggerimenti del tecnico, l’impegno profuso in ogni momento e il livello di autostima personale sono tutti fattori determinanti che possono influenzare le prestazioni di una squadra.

Analizzando la situazione del Catanzaro in questo avvio di campionato, emerge in modo evidente un problema di identità. Tuttavia, ridurre queste difficoltà alla scelta di un modulo risulta limitante. Le attenuanti sono molteplici e non possiamo fare a meno di considerarle. L’arrivo tardivo di alcuni calciatori durante il mercato estivo, le condizioni precarie degli ultimi arrivati, gli infortuni che hanno afflitto la squadra e, non da ultimo, il peso psicologico di una stagione precedente degna di nota, sono tutti fattori che devono essere presi in considerazione.

Inoltre, è chiaro che la rosa del Catanzaro è caratterizzata da un’abbondanza di esterni offensivi, uno scenario che indica le intenzioni strategiche della gestione tecnica. La predisposizione verso un gioco più offensivo e dinamico è evidente, ma la sua attuazione richiede tempo e pazienza, soprattutto quando i giocatori devono ancora trovare una sintonia.

La fase di non possesso nel 3-5-2

Gli ultimi due match disputati dai giallorossi, escludendo quello vincente con la Carrarese, hanno tracciato un percorso chiaro. Il 3-5-2 si è dimostrato, al momento, il modulo più adatto. La difesa a tre, che può contare su Brighenti, Scognamillo, Bonini e Antonini, si sta perfezionando partita dopo partita, anche grazie al fatto che un uomo in più a centrocampo consente una migliore copertura all’intero reparto. Un altro elemento da non trascurare è l’applicazione in difesa sulle palle inattive, che in precedenza aveva suscitato molti interrogativi: il Sudtirol nell’ultimo match ha battuto ben otto calci d’angolo, ma il Catanzaro non ha sofferto affatto.

Episodi come quello subito con il Modena, in cui Palumbo ha lanciato Idrissi in campo praticamente libero, non devono più ripetersi. Anche a Bari il Catanzaro ha concesso troppe ripartenze ai galletti, ma è evidente che solo con un lavoro costante, concentrandosi sulle marcature preventive e sulla fase di non possesso, si possono raggiungere i giusti equilibri.

La fase di possesso nel 3-5-2

I cinque uomini a centrocampo, con l’apporto dei difensori e di un portiere come Pigliacelli, che si è adattato al ruolo di uomo aggiunto nel palleggio, facilitano anche la fase di possesso. Sia a Bari, sia contro il Sudtirol, il Catanzaro ha dimostrato una fluidità di manovra con passaggi corti, consentendo lo sviluppo del gioco sia per vie centrali, sia laterali. A conferma di quanto detto, vi invitiamo a leggere i dati statistici delle ultime due sfide, in cui i giallorossi prevalgono nettamente sugli avversari in termini di possesso palla, tiri in porta e passaggi riusciti.

A tutto questo va aggiunta la ritrovata forma di Pietro Iemmello, che è in fase di crescita. L’apporto di La Mantia al suo fianco ha sicuramente portato benefici, ma siamo certi che il nostro capitano, quando raggiungerà l’apice della forma, potrà giocare con chiunque, a prescindere dagli altri partner, che non vanno assolutamente sottovalutati. Ci riferiamo a Pittarello, ma soprattutto a Biasci, che in coppia col gioiello catanzarese ha fatto le fortune dei giallorossi negli scorsi campionati.

La crescita collettiva

È legittimo aspettarsi risultati, ma è altrettanto importante comprendere che il calcio è un gioco di squadra e che il successo non potrà che arrivare attraverso la crescita collettiva, compresa quella della tifoseria, che deve stare vicino alla squadra anche nei momenti di difficoltà.

Il Catanzaro ha il potenziale per trovare la sua strada, a patto di affrontare le sfide con lucidità, determinazione e pazienza.

Redazione 24

Foto Lorenzo Costa per uscatanzaro.net

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