Una storia di inaudite violenze, da film horror, scoperta dai Carabinieri di Gizzeria e durata dieci anni. Protagonista un uomo del posto, vittime una donna rumena e i suoi due bambini.
Maltrattamenti in famiglia, riduzione in schiavitù e violenza sessuale pluriaggravata le accuse in base alle quali i Carabinieri della compagnia di Lamezia Terme hanno eseguito un fermo, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale della città calabrese, nei confronti di un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti specifici in materia sessuale, ritenuto responsabile di ripetute violenze commesse, tra il 2007 e il 2017, ai danni della convivente, una donna romena di 29 anni alla presenza dei figli minorenni di anni 9 e 3.
L’attività investigativa che ha portato alla luce una storia di torture indicibili, svolta dal comando stazione di Gizzeria Lido è scaturita da un controllo a carico dell’indagato il cui atteggiamento, valutato anche in ragione delle condizioni fatiscenti del veicolo a bordo del quale viaggiava con il figlio di 9 anni, ha insospettito gli inquirenti.
I militari hanno ritenuto opportuno svolgere ulteriori approfondimenti – anche in considerazione della ritrosia dell’indagato a fornire l’indirizzo di residenza – finalizzati a valutare le condizioni igieniche in cui viveva il bambino che con la sorellina di 3 anni e la madre, era costretto a stare in una piccola baracca fatiscente, priva di illuminazione e di servizi, ubicata nelle campagne del centro del Tirreno catanzarese. Un ambiente angusto, insalubre, infestato da topi e insetti, con servizi igienici ricavati nei secchi della spazzatura e letti in cartone: questo lo scenario scoperto dai militari dell’Arma. In considerazione delle gravissime condizioni di degrado riscontrate, la donna e i due bambini sono stati immediatamente trasferiti in una località protetta.
Gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare che la donna, già badante della precedente compagna dell’indagato (deceduta), era segregata, da circa 10 anni, prima all’interno di diversi appartamenti e poi nella baracca, dove era costretta in stato di schiavitù, subendo violenze sessuali dalle quali sono nati i due bambini e gravi lesioni anche alle parti intime, alcune delle quali suturate con una lenza da pesca direttamente dall’uomo. Le violenze non si fermavano neanche quando la malcapitata era incinta.
Alla donna, quasi sempre rinchiusa dentro la baracca e reiteratamente costretta, per ore, a subire inaudite violenze, immobilizzata e legata al letto, non è stato mai consentito di avere relazioni sociali e di ricevere cure mediche neanche durante le gravidanze, venendo anche costretta a non lavarsi da oltre un anno. Molte delle violenze patite dalla donna sono avvenute alla presenza dei due bambini che, talvolta, venivano anche minacciati al fine di farli partecipare alle brutalità. L’uomo, al termine delle formalità di rito, è ora nella casa circondariale di Catanzaro.