Tra meno di una settimana, esattamente il 22 aprile 2009, l’associazione Aurora Onlus, presenterà, come corollario di un lungo e intenso lavoro iniziato nel settembre 2007, un convegno di importanza nazionale che porta il nome dell’ancora attualissimo progetto: Il bambino che sono stato, il bambino che ho davanti.
Il CTM (Centro Tutela Minori), si propone infatti di contribuire, attraverso la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli addetti ai lavori, al contrasto di tutte le forme di disagio di bambini e adolescenti.
Una prima fase del progetto, ricordiamo, caratterizzata da momenti teorici ed esperenziali era stata completamente rivolta a circa 60 docenti delle scuole materne, elementari e medie, con lo scopo specifico di incrementare le capacità d’ascolto e le capacità empatiche dell’adulto, nei confronti di minori in difficoltà. I docenti avevano mostrato fin da subito un buon livello di conoscenze delle problematiche dell’età evolutiva ed una forte motivazione ad approfondire l’argomento nel corso dei vari incontri, riuscendoci per altro brillantemente.
Parallelamente a questa attività di formazione, il CTM aveva lavorato per sensibilizzare i minori sul tema dell’abuso e soprattutto per insegnare loro a dare un nome e a mettere in parola la varietà dei sentimenti.
Tutto questo era stato reso possibile attraverso l’utilizzo di strumenti vicini al linguaggio e al mondo del bambino, quali il gioco, la drammatizzazione, filastrocche, storie e teatro interattivo, e che favoriscono la verbalizzazione dei sentimenti, delle comunicazioni e dei problemi.
L’ultima fase del progetto era stata infine dedicata interamente ai genitori, per aiutarli ad affinare le competenze genitoriali, aiutando i loro bambini ad aprirsi senza vergogna.
Questo perché, ed è importante sottolinearlo, i genitori possono imparare ad ascoltare in maniera incondizionata i loro figli, ogni loro curiosità, dubbio o paura, al fine di comprendere i loro bisogni e dargli delle risposte adeguate.
Ogni genitore può aiutare il bambino ascoltandolo e incoraggiando l’espressione di emozioni e sensazioni evitando di giudicarle o ridicolizzarle, ma soprattutto identificando insieme a lui cosa fare nei casi in cui la sensazione sia positiva o negativa.
Il Convegno che avrà sede presso la sala “IL Cenacolo”dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “E. Scalfaro di Catanzaro, si rivolgerà ancora una volta a tutti i professionisti che si rapportano con il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, a genitori, insegnanti, educatori e operatori delle istituzioni sociali e sanitarie, impegnati nella cura degli altri in generale e dei minori in particolare.
Il tema centrale del convegno sarà come l’adulto risponde di fronte al dolore del bambino e/o adolescente e quali difese mette in atto.
Infatti, nonostante tante parole e tanti studi la nostra cultura, continua a caratterizzarsi per un forte “adultocentrismo”. Dunque gli adulti hanno difficoltà non tanto e non solo ad affermare una centralità dell’infanzia, quanto a mettersi in contatto con ciò che questo significa.
Dunque, la costruzione di una cultura dell’infanzia, per essere tale, deve passare attraverso il cambiamento dell’adulto nella direzione della crescita di una sua capacità di attenzione e risposta ai bisogni dei minori e richiede pertanto una capacità di coinvolgimento su più livelli.
Primo fra tutti la capacità di rispetto ed elaborazione dei propri sentimenti e della propria vita emotiva; poi il fondamentale rapporto con la propria storia e la propria infanzia; successivamente la consapevolezza delle dinamiche relazionali ed infine il delicato sviluppo congiunto di competenze emotive e relazionali con competenze tecnico-professionali.
Quindi, l’idea chiave del Convegno è che per prendersi cura degli altri, soprattutto dei soggetti più piccoli e più bisognosi, è di fondamentale importanza recuperare lo “spirito dell’infanzia”, un atteggiamento mentale di apertura, di speranza, di amore: in questa prospettiva è indispensabile prendersi cura di sé, in modo responsabile con una consapevolezza attenta, benevola e paziente ed in particolare prendersi cura della propria storia e della propria infanzia sia quella riconosciuta, sia quella rimossa.
Un’ulteriore messaggio che questo convegno si propone di lanciare è quello di aiutare i nostri figli ma anche noi stessi a riconoscere le nostre sensazioni, a lasciarci andare alle passioni e alle tempeste dell’anima, per diventare unici padroni di noi stessi, pienamente consapevoli della nostra parte emotiva.
E’solo nell’esplodere delle emozioni che si può apprezzare la pienezza della vita, è solo così che possiamo evitare di dare vita a quei “futuri mostri”, privi della parte più vera e immortale di noi stessi.
In termini etico-giuridici tutto questo equivale al diritto alla libera manifestazione di pensiero di un adulto. Tutto questo perché la libera manifestazione dei sentimenti, delle emozioni, delle istanze creative e relazionali della mente di un bambino diventa condizione essenziale per la crescita e lo sviluppo della personalità.
Ma per un bambino, il diritto alla libera espressione si svuota di significato se non c’è un interlocutore, un adulto che con la sua attenzione, con la sua disponibilità dà valore e senso ai sentimenti, alle emozioni, alla creatività, alle parole, al pensiero e alle opinioni di un fanciullo: da qui il diritto all’ascolto.
Il CTM (Centro Tutela Minori), si propone infatti di contribuire, attraverso la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli addetti ai lavori, al contrasto di tutte le forme di disagio di bambini e adolescenti.
Una prima fase del progetto, ricordiamo, caratterizzata da momenti teorici ed esperenziali era stata completamente rivolta a circa 60 docenti delle scuole materne, elementari e medie, con lo scopo specifico di incrementare le capacità d’ascolto e le capacità empatiche dell’adulto, nei confronti di minori in difficoltà. I docenti avevano mostrato fin da subito un buon livello di conoscenze delle problematiche dell’età evolutiva ed una forte motivazione ad approfondire l’argomento nel corso dei vari incontri, riuscendoci per altro brillantemente.
Parallelamente a questa attività di formazione, il CTM aveva lavorato per sensibilizzare i minori sul tema dell’abuso e soprattutto per insegnare loro a dare un nome e a mettere in parola la varietà dei sentimenti.
Tutto questo era stato reso possibile attraverso l’utilizzo di strumenti vicini al linguaggio e al mondo del bambino, quali il gioco, la drammatizzazione, filastrocche, storie e teatro interattivo, e che favoriscono la verbalizzazione dei sentimenti, delle comunicazioni e dei problemi.
L’ultima fase del progetto era stata infine dedicata interamente ai genitori, per aiutarli ad affinare le competenze genitoriali, aiutando i loro bambini ad aprirsi senza vergogna.
Questo perché, ed è importante sottolinearlo, i genitori possono imparare ad ascoltare in maniera incondizionata i loro figli, ogni loro curiosità, dubbio o paura, al fine di comprendere i loro bisogni e dargli delle risposte adeguate.
Ogni genitore può aiutare il bambino ascoltandolo e incoraggiando l’espressione di emozioni e sensazioni evitando di giudicarle o ridicolizzarle, ma soprattutto identificando insieme a lui cosa fare nei casi in cui la sensazione sia positiva o negativa.
Il Convegno che avrà sede presso la sala “IL Cenacolo”dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “E. Scalfaro di Catanzaro, si rivolgerà ancora una volta a tutti i professionisti che si rapportano con il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, a genitori, insegnanti, educatori e operatori delle istituzioni sociali e sanitarie, impegnati nella cura degli altri in generale e dei minori in particolare.
Il tema centrale del convegno sarà come l’adulto risponde di fronte al dolore del bambino e/o adolescente e quali difese mette in atto.
Infatti, nonostante tante parole e tanti studi la nostra cultura, continua a caratterizzarsi per un forte “adultocentrismo”. Dunque gli adulti hanno difficoltà non tanto e non solo ad affermare una centralità dell’infanzia, quanto a mettersi in contatto con ciò che questo significa.
Dunque, la costruzione di una cultura dell’infanzia, per essere tale, deve passare attraverso il cambiamento dell’adulto nella direzione della crescita di una sua capacità di attenzione e risposta ai bisogni dei minori e richiede pertanto una capacità di coinvolgimento su più livelli.
Primo fra tutti la capacità di rispetto ed elaborazione dei propri sentimenti e della propria vita emotiva; poi il fondamentale rapporto con la propria storia e la propria infanzia; successivamente la consapevolezza delle dinamiche relazionali ed infine il delicato sviluppo congiunto di competenze emotive e relazionali con competenze tecnico-professionali.
Quindi, l’idea chiave del Convegno è che per prendersi cura degli altri, soprattutto dei soggetti più piccoli e più bisognosi, è di fondamentale importanza recuperare lo “spirito dell’infanzia”, un atteggiamento mentale di apertura, di speranza, di amore: in questa prospettiva è indispensabile prendersi cura di sé, in modo responsabile con una consapevolezza attenta, benevola e paziente ed in particolare prendersi cura della propria storia e della propria infanzia sia quella riconosciuta, sia quella rimossa.
Un’ulteriore messaggio che questo convegno si propone di lanciare è quello di aiutare i nostri figli ma anche noi stessi a riconoscere le nostre sensazioni, a lasciarci andare alle passioni e alle tempeste dell’anima, per diventare unici padroni di noi stessi, pienamente consapevoli della nostra parte emotiva.
E’solo nell’esplodere delle emozioni che si può apprezzare la pienezza della vita, è solo così che possiamo evitare di dare vita a quei “futuri mostri”, privi della parte più vera e immortale di noi stessi.
In termini etico-giuridici tutto questo equivale al diritto alla libera manifestazione di pensiero di un adulto. Tutto questo perché la libera manifestazione dei sentimenti, delle emozioni, delle istanze creative e relazionali della mente di un bambino diventa condizione essenziale per la crescita e lo sviluppo della personalità.
Ma per un bambino, il diritto alla libera espressione si svuota di significato se non c’è un interlocutore, un adulto che con la sua attenzione, con la sua disponibilità dà valore e senso ai sentimenti, alle emozioni, alla creatività, alle parole, al pensiero e alle opinioni di un fanciullo: da qui il diritto all’ascolto.
E’ importante però, ricordare che l’ascolto è una metodologia specifica e pertanto non può essere operata senza prima averne studiato la tecnica. In questo, il Centro CTM si propone come laboratorio, all’interno del quale psicologi e formatori esperti insegnano a praticare e ad affinare questa tecnica, che richiede sforzo, coraggio, ma soprattutto è qualcosa che si può imparare.
Inoltre, l’Associazione Aurora Onlus comunicherà anche la prossima apertura, prevista per il 30 maggio 2009, di un nuovo sportello d’ascolto sito in via Crispi n.55 a Catanzaro e la creazione di un blog interattivo a cui tutti potranno fare riferimento per informazioni, richieste d’aiuto, nonché quesiti sia dal punto di vista psicoeducativo che legale. Il Centro, ricordiamo, si avvale della professionalità di specialisti psicologi, psicotraumatologi ed esperti nell’alfabetizzazione emotiva.
Durante la giornata verrà anche presentata l’ultima ricerca del CTM rivolta a tutti i giovani delle scuole superiori della città di Catanzaro, ricerca a cui hanno aderito con grande entusiasmo e serietà il Liceo Linguistico-Socio-Psico-Pedagogico “ De Nobili”, il Liceo Artistico e L’Istituto Tecnico Industriale Statale “E. Scalfaro di Catanzaro.
In ultimo, ma non meno importante, ricordiamo i nomi di coloro che da tempo organizzano il convegno con grande serietà, curandolo in ogni dettaglio e che hanno prestato la loro professionalità al fine della sua realizzazione, e cioè il referente del progetto CTM, il dott. Mimmo Mauro, psicologo-psicoterapeuta, la dott.ssa Rosalba Cannoletta psicoterapeuta esperta in E.M.D.R. e le componenti del comitato scientifico: Dott.ssa Stefania Mercurio pedagogista clinica; dott.ssa Paola Farfuglia, psicologa e dott.ssa Anna Maria Gabriele, assistente sociale.