Catanzaro Night News

CONVEGNO “GIUSTIZIA & POTERI” A CATANZARO

DE MAGISTRIS (IDV): “I MAGISTRATI NON SONO IMMUNI DA INTERFERENZE ESTERNE ED INTERNE” 

La magistratura non è stata, e non è tuttora immune dai poteri. Se la magistratura è garantita dalle interferenze degli altri poteri dello Stato, non lo è altrettanto rispetto alle interferenze che vengono dall’interno della categoria. Io infatti credo che si debba parlare di indipendenza e autonomia dei magistrati prima ancora che della magistratura. Sono convinto che parte della magistratura sia coinvolta in un sistema che produce i suoi effetti nefasti sulla collettività. Nel nostro Paese, ed in Calabria in particolare, accade spesso che decisioni importanti per la vita pubblica non vengono assunte nelle sedi istituzionali preposte, ma in luoghi diversi e privati, come ad esempio nei “salotti” che contano. Si tratta di poteri neppure tanto occulti”. Lo ha detto Luigi de Magistris, europarlamentare dell’Italia dei Valori, questo pomeriggio a Catanzaro, in occasione di un incontro pubblico sul tema “Giustizia & poteri”.

Tra i relatori che hanno partecipato all’incontro, il primo a prendere la parola è stato l’onorevole Mario Tassone (Udc), componente della Commissione Antimafia: “Credo che per riaffermare l’indipendenza dei magistrati – ha detto Tassone – sia necessaria una riforma del Csm, che allo stato altro non è se non una sezione dell’Anm. Ripeto, i magistrati devono fare i magistrati, e non i direttori generali del Ministero, o i membri delle strutture amministrative e governative del nostro Paese. Il condizionamento ambientale dei magistrati c’è, noi lo verifichiamo continuamente, e c’è una magistratura cerca di svolgere un ruolo forte di indirizzo, cerca di occupare impropriamente spazi che non gli sono propri. Il tema importante oggi è soprattutto culturale, la nostra società è sempre più spinta verso una concezione corporativistica, ognuno fa i propri interessi di categoria, che sopravanzano ogni cosa e fuggono l’interesse generale. In questo nostro paese quelli forti sono i poteri occulti, sono quelli che risultano da una commistione di interessi, e prevalgono su tutto. L’unica soluzione praticabile è che potere legislativo, esecutivo e giudiziario ritrovino il proprio equilibrio interno”.

Successivamente, il giudice Giuseppe Spadaro, presidente di Sezione presso il Tribunale di Lamezia Terme, ha incentrato il proprio intervento sulla Costituzione repubblicana, ritenendo che “il vero argomento su cui tornare a parlare debba essere ‘magistratura e politica’, vero incipit della vita democratica”, sottolineando che “è stranissimo quello che accade: gli altri Paesi ce la imitano, e noi quasi la disdegnamo”. Il giudice ha poi ricordato che “il tema dell’intreccio tra giustizia e poteri è stato al centro della vicenda che ha riguardato il collega de Magistris”, e ha commentato: “Penso che sarà il tempo, che è galantuomo, a dire se alcuni pubblici ministeri siano stati vittime incolpevoli delle loro inchieste perché la loro attività ha toccato fili scoperti del potere, o se siano stati vittime di inchieste condotte in maniera fuorviante. Il tempo dirà come sono andate veramente le cose. Intanto però mi sento di dire al collega de Magistris, come agli altri che decidono di cambiare gli strumenti con i quali continuare la propria lotta, che come cittadino mi aspetto che porti avanti le sue e le nostre battaglie, senza i limiti che l’ordinamento impone a chi porta la toga. Cosa possiamo fare noi giudici in un momento storico così difficile e delicato? – si è chiesto infine Spadaro – Mantenere l’effettiva separazione dei poteri costituzionali è sicuramente un punto di partenza fondamentale. Ma non basta. Il giudice non può prescindere dall’essere uomo, la nostra rettitudine illumina il nostro cammino che è anche il cammino dell’altro. Ognuno deve essere cosciente di essere un uomo della comunità, di svolgere il proprio ruolo nell’interesse della comunità. Ciascuno, parlamentare, avvocato o magistrato che sia, credo debba tenere questo presente questo principio, perché si ponga come uomo tra gli altri, e mai come uomo sopra gli altri”.

Nell’intervento seguente, l’avvocato Nunzio Raimondi ha detto: “I poteri occulti? Sono poteri che si sono formati nel sottosuolo del paese, talora sono di supporto alle formazioni politiche. Non si tratta solo di poteri economici, sono reti organizzate che svolgono una funzione fondamentale nell’accaparramento del consenso, e ci sono anche pezzi dello Stato, ci sono anche soggetti legati ad alcune sub-organizzazioni nell’ambito delle cosiddette associazioni di servizio, che rispetto ai molti associati perbene hanno sul piano operativo un volto che andrebbe un po’ più indagato, e ci sono anche pezzi della magistratura, non si può negare. Ci sono progetti che maturano in reti oscure, e al di là delle responsabilità penali, ci sono problemi che riguardano responsabilità morali, etiche, politiche”. L’avvocato ha chiamato a responsabilità i cittadini, per il loro ruolo di controllori dell’esercizio del potere, sollecitandoli a dar voce al proprio senso critico. Concentrandosi su Catanzaro e sulla sua storia recente, l’avvocato Raimondi ha fatto riferimento alle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto le Procure del capoluogo calabrese e di Salerno, ricordando quel “famoso scontro tra Procure, di cui nessuno vuole parlare, che è quasi come se fosse stato secretato. Ma – ha chiesto l’avvocato – quanti magistrati che hanno sbagliato la procedura hanno subito la sorte di Luigi de Magistris e dei suoi colleghi di Salerno? Ci si chiede perché oppure no? Come cittadini ci competono i giudizi, eccome. I diritti di libertà sono nati per consentire di parlar male del potere, perché a parlare bene ci sono già i cortigiani”.

L’onorevole Doris Lo Moro (Pd), segretario della Commissione affari costituzionali, ha parlato senza mezzi termini della commistione tra poteri: “In Calabria – ha detto poi – è malata la politica, è malata la classe dirigente, ciò vuol dire che è malata la società”. Lo Moro si è detta estremamente soddisfatta dell’appello fatto di recente dalla Cei, “che ha denunciato fortemente una politica collusa, che ama le zone grigie, che non disdegna il voto della malavita. Una realtà che noi conosciamo fin troppo bene. Richiamo questa denuncia per aggiungere che dobbiamo prendere atto che in Calabria non siamo più capaci di indignarci, di sovvertire un sistema barbaro. Sopportiamo senza colpo ferire che migliaia dei nostri giovani debbano lasciarci per andare ad arricchire altre regioni. Abbiamo a che fare con un sistema di potere che ha fallito nella sua interezza. Anche se al suo interno dobbiamo fare dei distinguo”. “La magistratura – ha concluso Lo Moro – non può essere imbavagliata, deve dire come la pensa su questioni che la riguardano ed in cui è competente. La magistratura in Calabria ha i suoi torti. Il magistrato scomodo è quello che si occupa di illeciti nella pubblica amministrazione, quello cioè che va a dare, con atti giuridici e sulla scorta delle norme, svela le magagne della politica”.

Felice Lima, giudice presso il Tribunale di Catania, ha iniziato il suo intervento citando alcuni dati relativi all’attività giurisdizionale in Calabria: “A Reggio Calabria in 19 anni si sono registrate una sola condanna per concussione e soltanto due per corruzione: ciò significa che a Reggio Calabria non esiste la corruzione, oppure che ci sono magistrati impegnati a non vederla”. “E’ evidente – ha proseguito Lima – che c’è un rapporto tra magistratura e potere, è indiscutibile. Tanti, troppi processi a carico di magistrati per presunte gravi collusioni ce lo confermano. L’indipendenza della magistratura subisce un attacco dall’interno, perché il potere fondamentalmente compra alcuni magistrati. La magistratura va difesa dal potere e da se stessa, perché al suo interno vive un sistema di potere che è assolutamente omologo a quello che vive all’esterno. La stessa illegalità che c’è fuori dalla magistratura c’è al suo interno. E troppo spesso il Csm negozia la pelle dei giudici perbene per interessi propri”. 

Autore

Salvatore Ferragina

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