Il Catanzaro è tornato nuovamente alla ribalta dei media nazionali. E purtroppo, ancora una volta, non per meriti sportivi. È successo ieri in seguito alla diffusione della notizia che 13 calciatori giallorossi sono indagati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per tentata truffa. Il sostituto procuratore che segue l’inchiesta è Domenico Guarascio. La vicenda la conosciamo bene. L’abbiamo seguita, sofferta e subita da vicino. E allora cerchiamo di mettere ordine e di fare chiarezza, visto che nella giornata di ieri ne abbiamo sentite di cotte e di crude.
“I CONTRATTI INTEGRATIVI” – La vicenda risale alla stagione 2009-10, quando la società giallorossa era l’FC Catanzaro, una società senza arte né parte, continuamente sull’orlo del fallimento e più volte salvata con iniezioni di denaro pubblico da parte delle istituzioni locali. Secondo gli inquirenti i 13 calciatori potrebbero aver depositato in Lega Calcio dei contratti fittizi con retribuzioni maggiorate, stipulati proprio per la stagione 2009-2010, quando cioè la società versava già in una situazione finanziaria critica. Contratti che, secondo l’accusa, sarebbero stati stipulati con “l’organo amministrativo della società non solo a partire dal maggio del 2010, quando già era evidente la situazione di insolvenza della società calcistica”.
IL FILONE-AMMINISTRATORI – Accanto a questa indagine ce n’è un’altra portata avanti dai magistrati catanzaresi, sempre relativa a quegli anni. Perché è evidente che i contratti non li firmano solo i calciatori. L’altro filone d’inchiesta si è concluso con la richiesta a maggio del PM Alberto Cianfarini di rinvio a giudizio per Antonio Aiello e Pasquale Bove, amministratori unici che si sono susseguiti alla guida dell’FC Catanzaro, per Filippo Catalano, procuratore speciale della società, e per l’amministratore Giuseppe Alfonso Santaguida. I quattro dovranno comparire in aula il 27 settembre per l’udienza preliminare. In questo caso l’accusa è di bancarotta fraudolenta per i primi tre, di omesso versamento dell’IVA per Santaguida. Seconda l’accusa, Aiello e Catalano avrebbero stipulato nel maggio 2010 proprio quei contratti per cui oggi sono indagati i 13 calciatori. Contratti che, secondo la Procura, la società non avrebbe potuto e dovuto permettersi, tanto da causarne poi il dissesto finanziario che portò al fallimento. Bove, sempre stando alle contestazioni mossegli, avrebbe invece distratto 90mila euro dalle casse della società ed avrebbe falsificato le scritture contabili per ottenere l’iscrizione al campionato di calcio 2009/2010. Santaguida, infine, avrebbe omesso di versare l’Iva per oltre 80mila euro. Tutte naturalmente ipotesi dell’accusa sulle quali si dovrà ora pronunciare il giudice.
L’ATTUALE SOCIETÀ – In tutta questa squallida vicenda l’attuale società giallorossa, che ha riacquisito il marchio della gloriosa US Catanzaro e che è guidata dal presidente Cosentino, non c’entra niente. O meglio c’entra ma come parte lesa. Perché? Perché 12 calciatori (Benincasa, Ciano, Bruno, Corapi, Antonio Montella, Lodi, Vono, Di Maio, De Franco, Di Cuonzo, Mosciaro e Mancinelli) dei 13 indagati, esclusi Di Meglio (che ha seguito un’altra strada), più Biondi (che ha militato nell’FC Catanzaro nella stagione successiva 2010-11) hanno presentato una domanda di ammissione al passivo dell’Fc Catanzaro per crediti da lavoro, attribuendo così all’ente “ulteriori debiti, tra stipendi, tasse ed oneri, per oltre 800 mila euro”. In questo modo, quelli che l’accusa definisce “contratti integrativi fraudolentemente stipulati e simulati” si sono tradotti in un ulteriore danno di circa 350.000 euro per l’attuale società (quella guidata dal presidente Cosentino), subentrata alla guida del Catanzaro, e per la Lega Calcio, presso la quale esiste un particolare fondo destinato ad assolvere debiti come quelli in questione ancora pendenti. Naturalmente nessuno dei calciatori indagati gioca oggi per il Catanzaro.
IL PROCEDIMENTO SPORTIVO – Fin qui il riassunto dei procementi giudiziari. Ma nel frattempo c’è anche da tenere in considerazione quello sportivo, di cui oggi a Firenze si è tenuta l’udienza. La vicenda riguarda proprio le richieste dei calciatori all’attuale società giallorossa di pagamento dei debiti derivanti da quei contratti di lavoro su cui oggi la procura di Catanzaro sta indagando. Il Catanzaro di Cosentino naturalmente non vuole pagare questi 350.000 euro e ha dato mandato (il 30 agosto). «Noi vogliamo – spiega la Rondinelli – che il procedimento in sede sportiva, con il quale si dovrà decidere se l’Us dovrà pagare o meno, venga sospeso in attesa degli sviluppi del procedimento in sede penale a carico dei giocatori». L’udienza, durata circa due ore, si è conclusa con il collegio giudicante che si è riservato di decidere in merito alla sospensione. Il verdetto dovrebbe essere reso noto soltanto lunedì, anche se non si esclude che già domani possa trapelare qualcosa. Se si dovesse arrivare in aula, nel procedimento penale, il Catanzaro si costituirà parte civile. E sta valutando di seguire la stessa strada per quanto riguarda l’atro procedimento, quello riguardante gli amministratori.
AMAREZZA E DISGUSTO – I tifosi giallorossi seguono la vicenda con disgusto. Dopo la promozione in Prima Divisione di maggio e con un campionato già iniziato, ritrovare il Catanzaro sulle prime pagine dei notiziari sportivi per fatti giudiziari del passato è una beffa difficile da digerire. Dopo aver sopportato negli ultimi anni le peggiori umiliazioni sul campo, ora che si ricomincia a rivedere la luce i fantasmi del passato ritornano e rischiano di gettare un’ombra sui risultati sportivi. Tocca a Cozza e ai suoi ragazzi farci dimenticare tutto.
Ivan Pugliese
@naracauliz