“Urge una seduta straordinaria del Consiglio comunale sulla questione degli zingari in città. Il contrasto è esploso nella sua forma più violenta: l’omicidio.
La morte violenta di una giovane vita ha prodotto dolore, disorientamento e avvilimento, ma anche rabbia e desiderio di vendetta.
Proprio per l’irrefrenabile intensità di questi sentimenti nessuno può restare più indifferente e in silenzio.
Politica, scuola, chiesa, forze dell’ordine, magistrati devono confrontarsi in Consiglio comunale con una discussione franca e senza riguardi, ma serena e feconda di risultati, su un fenomeno che è stato sottovalutato tanto che si è sviluppato quasi “indisturbato” fino ad assumere le attuali forme di inaudita violenza.
Circa 10 anni fa erano solo 97 i soggetti minori zingari in età scolare residenti in città; sono cresciuti e si sono formati alla scuola della violenza, si sono moltiplicati nell’indifferenza di chi viveva lontano da loro e nella sofferenza di chi vi entrava in contatto.
Quanti di quei minori sono stati recuperati al vivere civile dalla scuola, dalla chiesa e dai servizi sociali? Certamente sono stati di più quelli costretti in carcere, ma non abbastanza da soffocare il fenomeno.
Numerose sono le responsabilità e le mancanze, penso che sia mancato anche il sacrificio di qualche assistente sociale di stare in mezzo a quei minori, invece di sedere comoda dietro una scrivania.
Anche io mi sento responsabile e per questo ho rotto il silenzio e son pronto ad affrontare il pubblico confronto con gli altri consiglieri, non per individuare i “politici”colpevoli , ma per proporre rimedi e impegnarci per il cambiamento, o meglio porre le basi per il cambiamento, disimparare le cattive abitudini, per esempio da parte nostra, protagonisti della politica cittadina, non chiedere i voti degli zingari.
Dall’alto della Sua autonomia istituzionale convochi in seduta straordinaria e d’urgenza un Consiglio comunale aperto a scuola, chiesa, forze dell’ordine, magistrati e a consiglieri provinciali eletti nei collegi sud della città.
Non aspetti oltre, non attenda ancora, inutilmente, che qualche gruppo consiliare si svegli dal torpore prima di tornare in aula a discutere di politica.
La morte violenta di una giovane vita ha prodotto dolore, disorientamento e avvilimento, ma anche rabbia e desiderio di vendetta.
Proprio per l’irrefrenabile intensità di questi sentimenti nessuno può restare più indifferente e in silenzio.
Politica, scuola, chiesa, forze dell’ordine, magistrati devono confrontarsi in Consiglio comunale con una discussione franca e senza riguardi, ma serena e feconda di risultati, su un fenomeno che è stato sottovalutato tanto che si è sviluppato quasi “indisturbato” fino ad assumere le attuali forme di inaudita violenza.
Circa 10 anni fa erano solo 97 i soggetti minori zingari in età scolare residenti in città; sono cresciuti e si sono formati alla scuola della violenza, si sono moltiplicati nell’indifferenza di chi viveva lontano da loro e nella sofferenza di chi vi entrava in contatto.
Quanti di quei minori sono stati recuperati al vivere civile dalla scuola, dalla chiesa e dai servizi sociali? Certamente sono stati di più quelli costretti in carcere, ma non abbastanza da soffocare il fenomeno.
Numerose sono le responsabilità e le mancanze, penso che sia mancato anche il sacrificio di qualche assistente sociale di stare in mezzo a quei minori, invece di sedere comoda dietro una scrivania.
Anche io mi sento responsabile e per questo ho rotto il silenzio e son pronto ad affrontare il pubblico confronto con gli altri consiglieri, non per individuare i “politici”colpevoli , ma per proporre rimedi e impegnarci per il cambiamento, o meglio porre le basi per il cambiamento, disimparare le cattive abitudini, per esempio da parte nostra, protagonisti della politica cittadina, non chiedere i voti degli zingari.
Dall’alto della Sua autonomia istituzionale convochi in seduta straordinaria e d’urgenza un Consiglio comunale aperto a scuola, chiesa, forze dell’ordine, magistrati e a consiglieri provinciali eletti nei collegi sud della città.
Non aspetti oltre, non attenda ancora, inutilmente, che qualche gruppo consiliare si svegli dal torpore prima di tornare in aula a discutere di politica.
Cerchiamo, tutti insieme, di capire prima ciò che di solito si capisce dopo, non c’è più spazio per le ritualità di partito, per le ampie riflessioni, di fronte alla agghiacciante drammaticità degli eventi non possiamo dare “più tempo al tempo”.