Ci sembrano del tutto inconsistenti alcune dichiarazioni relative ai locali ex Stac provenienti da alcuni ambienti sindacali che, in parte, riprendono le lamentele già precedentemente espresse da qualche esponente politico cittadino. Tutto nasce da un avviso di selezione pubblica, licenziato dalla Giunta comunale il 21 agosto scorso, per la concessione in locazione a privati dei suddetti locali di proprietà comunale siti in Piazza Matteotti, da destinare ad attività commerciali finalizzate alla ristorazione. Non riusciamo a comprendere i veri motivi che si celano dietro ad una presa di posizione così netta ed intransigente, salvo dover pensare che possa trattarsi esclusivamente di mero ostruzionismo ideologico e preconcetto. Né ci convincono le giustificazioni secondo le quali la selezione pubblica per concedere i locali ex Stac possano aver creato sconcerto nella comunità scolastica del contiguo Istituto Tecnico Industriale “Scalfaro”. Se questa fosse la motivazione reale, avremmo dovuto averne sentore già negli anni passati quando i medesimi locali ospitavano un fast-food ed una cartolibreria. Dunque deve esserci dell’altro che, oggettivamente, ci sfugge. Anche la richiesta dello “Scalfaro” rivolta all’amministrazione comunale ed a quella provinciale per ottenere i locali adeguandoli a finalità scolastiche ci sembra artificiosa ed avanzata con un tempismo che induce qualche sospetto. In altri termini, a noi sembra che se da una parte (quella di alcuni sindacati) la battaglia sia prettamente ideologica, dall’altra (quella dell’Industriale) sia condotta con finalità diverse da quelle realmente esposte: infatti non sfugge a nessuno che lo “Scalfaro” è una scuola di recentissima ristrutturazione e se davvero si fosse palesata l’esigenza di nuovi spazi per la didattica e per i laboratori, tale esigenza avrebbe potuto essere accolta ed esaudita durante i lavori, ricavando ulteriori e ben più consoni spazi all’interno dell’edificio ristrutturato. Strano invece che solo oggi ci si accorga di tale eventuale necessità!
Comunque sia, crediamo che il sindaco Olivo non debba fare passi indietro rispetto alla concessione dei locali ex Stac. Al contrario lo incoraggiamo a perseguire nell’iter intrapreso di modo che, chiunque andrà ad aggiudicarsi la locazione, potrà garantire una vivacizzazione di Piazza Matteotti, importante snodo cittadino, e nel contempo ristrutturare dei locali che da decenni versano in condizioni indecenti rispetto al contesto urbano e rispetto alla storia che essi rappresentano. Infatti ci risulta che chiunque occuperà quell’immobile, sarà tenuto ad una ristrutturazione consona che permetterà quindi di migliorare l’immagine di quella parte della nostra città, determinando di conseguenza un benefico indotto. Infine vorremmo esprimere la nostra considerazione sulla retorica esagerata che a volte si sente intorno a dibattiti incentrati sul recupero storico degli edifici: secondo noi recupero non significa solamente ristrutturare un dato edificio per farne un monumento asettico o per ospitarci esclusivamente musei; riteniamo altrettanto valida l’ipotesi di ristrutturare un immobile di valenza storica (quale può essere il caso dell’ex Stac) anche nella prospettiva di utilizzarlo con finalità diverse, purché sia salvaguardato il buon gusto, il contesto, e sia garantita una opportuna manutenzione. Non è un caso che in tante città d’arte italiane esistano edifici storici oggi graziosamente recuperati ed adibiti ad attività le più svariate che hanno determinato un uso altrimenti perso dell’edificio medesimo e, contestualmente, un recupero dello spazio urbano che può essere meglio fruito dalla collettività. Al di là di ogni ideologia e di ogni preconcetto.
Comunque sia, crediamo che il sindaco Olivo non debba fare passi indietro rispetto alla concessione dei locali ex Stac. Al contrario lo incoraggiamo a perseguire nell’iter intrapreso di modo che, chiunque andrà ad aggiudicarsi la locazione, potrà garantire una vivacizzazione di Piazza Matteotti, importante snodo cittadino, e nel contempo ristrutturare dei locali che da decenni versano in condizioni indecenti rispetto al contesto urbano e rispetto alla storia che essi rappresentano. Infatti ci risulta che chiunque occuperà quell’immobile, sarà tenuto ad una ristrutturazione consona che permetterà quindi di migliorare l’immagine di quella parte della nostra città, determinando di conseguenza un benefico indotto. Infine vorremmo esprimere la nostra considerazione sulla retorica esagerata che a volte si sente intorno a dibattiti incentrati sul recupero storico degli edifici: secondo noi recupero non significa solamente ristrutturare un dato edificio per farne un monumento asettico o per ospitarci esclusivamente musei; riteniamo altrettanto valida l’ipotesi di ristrutturare un immobile di valenza storica (quale può essere il caso dell’ex Stac) anche nella prospettiva di utilizzarlo con finalità diverse, purché sia salvaguardato il buon gusto, il contesto, e sia garantita una opportuna manutenzione. Non è un caso che in tante città d’arte italiane esistano edifici storici oggi graziosamente recuperati ed adibiti ad attività le più svariate che hanno determinato un uso altrimenti perso dell’edificio medesimo e, contestualmente, un recupero dello spazio urbano che può essere meglio fruito dalla collettività. Al di là di ogni ideologia e di ogni preconcetto.
Associazone Culturale “NuovaMente”
1 settembre 2007