“La falsa querelle che ha contrapposto qualche mese fa il deputato Mario Tassoni e il Questore Arturo De Felice, trova oggi i motivi della sua inutilità. I due, e noi con loro, dicevano le stesse cose, però, in tempi diversi. Il deputato, e noi con lui, diceva che la Città è sottoposta all’assalto di una criminalità nuova nelle forme e nella tecnica d’assalto.
Una criminalità che sempre più occupava territorio e potere.
La probabile saldatura con i gruppi ‘ndranghetisti, territorialmente vicini o lontani da Catanzaro, ne faceva un pericolo ancora più grave.
Diceva il deputato, e noi con lui, che se la classica attività mafiosa ha pure bisogno della tranquillità sociale (tenendo a riparo, si fa per dire, la popolazione), questa forma di criminalità radicandosi in frange dell’etnia rom, da sempre socialmente emarginate, si serve proprio del dominio territoriale, e dello stato di soggezione prodotto nella gente, per esercitare un potere capace di attrarre quelle ristrette fasce giovanili rese troppo deboli dalla crisi sociale e dal modo sbagliato di fare la Città.
Noi aggiungevamo, e il deputato condivideva, che Catanzaro avrebbe da lì a poco rischiato di diventare una Città spaventata e desertificata, senza più attrattiva e con una gran voglia in molti catanzaresi di andar via.
Una Città con un centro svuotato di attività e persone, di anima e creatività. E con il sud e il nord di essa, sottratte alla democrazia e al vigile controllo delle istituzioni. Insieme, il deputato e noi, sostenevamo l’urgente intervento del Governo per una valutazione attenta del caso Catanzaro e il varo di interventi massicci in direzione della tutela del Capoluogo di Regione.
Uomini e mezzi, chiedevamo, e chiediamo, insieme ad una Legge per il Capoluogo che consenta, in una unitaria strategia, sia la lotta alla criminalità sia programmi innovativi, in cui la prevenzione si accompagni al risanamento, anche fisico ed urbanistico, di zone degradate e lasciate per anni all’abbandono.
Fondamentale in questa strategia si rileva l’abbattimento dell’alta soglia della dispersione scolastica, il contrasto alle povertà e a ogni forma di esclusione sociale. Necessarie a questo fine diventano tutte quelle attività culturali finalizzate ad elevare la sensibilità sociale e il senso di appartenenza dei cittadini. Ci sono due parole che riassumono tutto questo: spirito di cittadinanza e consapevolezza democratica.
Cosa diceva il Questore, che per la sua calabresità autentica vi aggiungeva anche il peperoncino della sua spiccata personalità ? Diceva che lui e i suoi uomini avevano capito che questo era il vero problema da affrontare; che la lotta sarebbe stata durissima, e che loro, unitamente alle altre Forze dell’ordine, stavano prodigando tutti gli sforzi nella giusta direzione. Mostrava, il Questore, i risultati acquisiti e, degli altri mancanti la decisa volontà a perseguirli fino al pieno successo. Mostrava il coraggio dei suoi uomini, anche attraverso i segni impressi sul loro corpo dalla cruente reazione di quei gruppi rom che si opponevano con aggressività al normale corso della giustizia. Gruppi che contrastano,“armati” di mogli e figli, la legalità per difendere il loro organizzato presidio di illegalità. Il Questore, dunque, dimostrava che quanto affermato dal deputato e da noi, era vero. Era vero, cioè, che lo Stato non dava le giuste risposte al bisogno di sicurezza del Capoluogo; che gli strumenti che chiedevamo non erano arrivati. E che, ancora una volta, gli enti locali del sud venivano lasciati da soli a sbrigarsela con la criminalità.
In quella verità c’è, inoltre, implicitamente, che Catanzaro è abbandonata da Roma, mentre in Catanzaro la sua classe politica continua a sottovalutare la grave situazione di degrado e abbandono.
I fatti di questi giorni, che seguono allo scontro durissimo tra Forze dell’ordine e delinquenti, dimostrano che il Questore, il deputato e noi, dicevamo le stesse cose. I luoghi e i tempi diversi in cui le dicevamo ora si annullano nel punto drammatico in cui i fatti, e non le parole, fanno incontrare il deputato, noi e il Questore. In questo punto d’incontro non sono arrivati ancora quanti hanno affermato che la nostra Città è sicura perché negli ultimi anni ci sono stati solo cinque morti ammazzati. Infine, ripetiamo ancora una parola di solidarietà nei confronti delle altre vittime di questa galoppante delinquenza. Sono le numerose famiglie di etnia rom oneste e sane, che tali sono rimaste nonostante la loro condizione di povertà e il loro disagio sociale. Sono quelle che amano Catanzaro e che dalla loro Città si attendono risposte forti. Che però non arrivano. Mentre interi quartieri stanno passando, nella generale indifferenza della politica, nella mani della criminalità. Una situazione che non si può più tollerare. Neppure per un altro solo giorno ancora”.
Comune di Catanzaro: dichiarazione di Franco Cimino
IL DEPUTATO, IL QUESTORE E NOI NELLA FRAGILE SICUREZZA DELLA CITTA’>
Testo della dichiarazione diramata dal capogruppo di Nuova Alleanza, Franco Cimino