La speranza è merce rara. Appartiene a chi viene considerato un illuso che crede in ciò che non avverrà (forse) mai.
Rischia di essere un silenziatore del reale e a volte, solo a volte, inconsapevolmente c’è chi la asseconda delegando al domani la risoluzione di ciò che potrebbe essere risolto anche oggi.
Come quello studente che, per una ragione inspiegabile, delega alla prossima sessione quel maledetto esame che per un motivo o per un altro non si riesce a superare.
E allora meglio la sessione di settembre, adesso abbandoniamoci alla calda estate che ci coccolerà affidando alle tre solite ultime settimane i giorni e le inevitabili notti bagnate da infiniti caffè per rimanere svegli.
Al massimo potremo scippare un diciotto e l’ennesima “speranza” nel domani. Ma perché?
Ogni ambiente lavorativo è infettato da supponenza di gerarchie e narcisismo. Ahinoi è fisiologico, ma quando si eccede, si lascia il letto della razionalità vietandosi di sfociare nel mare.
Gli organigrammi e le gerarchie sono strumentali alla canalizzazione delle competenze per il raggiungimento di un obiettivo e non fine a se stesse. Quelle sopravvivono nell’esercito, forse.
Non è necessario analizzare i vari errori che negli anni si sono succeduti e hanno impedito e impediscono alle Aquile di spiccare il volo. Tutte giustificazioni, è giusto, ma perché mettersi nelle condizioni di essere perennemente giustificati?
Il compromesso non è stato mai strumento di risoluzione delle problematiche, la storia lo insegna. È solo un momentaneo silenziatore della realtà e appare come medicamento necessario per risolvere uno stato di fatto sconveniente.
Al contrario, il compromesso è stato ed è amplificatore delle stesse problematiche, riproponendole in futuro con un grado sempre maggiore di risoluzione.
Il Catanzaro da tempo oramai incalcolabile vede trascorrere il tempo con delega alle generazioni degli attuali cinquantenni di raccontare ai propri figli e conferire mandato a film, il più delle volte in bianco e nero, oppure ai nonni, di ratificare i succitati racconti per un ulteriore certificazione dei tempi che furono e che non sono più.
Passano le stagioni e con esse ultimamente anche le angolazioni delle telecamere che inquadrano dall’alto di una neonata palazzina, la tettoia che eroicamente in poco più di un mese Don Nicola Ceravolo si adoperò a far costruire per affacciare l’allora neonato capoluogo di Regione alla massima serie, sì la serie A! Altro che B.
Il Catanzaro viene da questo, e non si tratta di cinque minuti. Falcao, Platini, Zico, Facchetti, Rivera, Mazzola, mica pizza e fichi.
Si tratta della mia, delle nostre (parlo ovviamente della mia fascia generazionale) adolescenze ripiene di orgoglio straripante, ricche di prospettive poi tradite dai protagonisti dei vari orrori altrettanto ricchi di “giustificazioni” e non analisi serene dei propri errori. Ma mettiamo un benedetto punto e andiamo a capo una volta per tutte.
Non scrivo da tempo, è vero, ma è mio costume scrivere quando me lo detta il cuore con la schiettezza che mi appartiene e senza calcoli diplomatici che affido a chi li sa utilizzare meglio di me.
Dopo le varie gestioni societarie, si è chiuso anche il quinquennio di Cosentino e si affaccia nuovamente una proprietà tutta catanzarese con un imprenditore tifoso che lega all’appartenenza territoriale le proprie fortune.
Un “messia” per un’intera comunità che lo ha atteso per anni e ha da sempre auspicato un suo intervento. La famiglia Noto, e con essa tutti gli altri soci che non bisogna assolutamente dimenticare, hanno preso il timone del Catanzaro e almeno in questi primi mesi si rivedono gli errori e le incertezze del passato.
Lo stesso Presidente Floriano Noto delegò ad un’intervista diventata oramai una pietra miliare della nostra storia pallonara recente, rilasciata al collega Nico De Luca, la sua visione del reale e l’importanza della qualità del management in una società di calcio, o meglio, in una qualsivoglia azienda.
Ebbene purtroppo, ad ora, malgrado fin troppo prudentemente lo stesso abbia per tempo delegato alla “transizione” l’eventuale giustificazione di un totale o parziale fallimento dell’iter tracciato, più che transizione trattasi di dolorosa anestesia con delega alla sessione autunnale (tanto per rifarmi all’allegoria di cui sopra).
Ed allora, ingegner Noto! Lei è un uomo di successo ed il fatturato prodotto dal suo business lo testimonia. Perché delegare ad illustrissimi amici dell’ambiente pallonaro decisioni che sarebbe in grado di prendere di prima persona?
“Questo è buono, quell’altro non lo è” e così via dicendo, appartiene all’universo dilettantistico. Se si toppa, gli euro ce li rimetterà solo lei e sempre e comunque lei.
Allora meglio il gusto di sbagliare con la propria testa, non crede? Se si “erra” con quella degli altri è ancora peggio, non crede?
Mai compromessi, mai aggiustamenti rischiosi in corso d’opera. Ci regali un bel 2018 con sistematici superamenti d’esame senza rinvii. I “progetti”, le barocche pianificazioni e tutte le galassie di pianeti afferenti all’universo delle infruttuose e sterili giustificazioni, le regali ai suoi pessimi consiglieri. Faccia con la sua testa. Ammesso e concesso che possa incorrere in errori, almeno avrà la soddisfazione di averlo fatto da sé.
Ebbene sì, faccio parte dei sopravvissuti speranzosi. Di coloro i quali, come nelle favole, sperano ancora. Trenta ed uno trentuno. Gennaio è vicino. Si prepari e prepari tutti noi al superamento dell’esame di questa ribrandizzata serie C (Lega Pro non si poteva sentire).
Faccia le scelte, anche se dolorose, che necessitano. Io personalmente lo ritengo il primo esame da superare perché (e lei lo sa benissimo) c’è tutta la benzina necessaria per l’esame successivo.
È quello che noi vogliamo e in cuor suo è quello che vuole anche lei. Sì, come nelle favole che devono tramutare i sogni (progetti/programmi) in realtà e non in transizioni.
Buon anno a tutti, anche a lei presidente e che ognuno di noi abbia la forza e la voglia di non rinviare sessioni e trasformare in reale i propri sogni condividendoli con le proprie famiglie. P
Perché noi siamo il Catanzaro e i rinvii non ci appartengono.
Avanti sempre gloriose Aquile giallorosse.
Giuseppe Mangialavori
BRAVO.
Come non condividere.auguri giallorossi.auguri presidente.buon 2018 aquile
Come sempre, da sempre, sei unico Giuseppe!<br />
Sono sicuro che il Presidente Noto prenderà spunto, anche dalle tue bellissime parole cariche di amore verso il Catanzaro, per sbagliare il meno possibile nel prossimo ed immediato futuro!<br />
Non dimentichiamo mai, però, che proprio l’Ing. Floriano, questa estate, da grande uomo e da grande imprenditore quale è, ha detto che l’azienda calcio è un’azienda "anomala"…con annessi e connessi!<br />
e vi ho detto tutto…<br />
AUGURI DI CUORE A TUTTI I FRATELLI GIALLOROSSI SPARSI PER IL MONDO!!!
In questo lungo e travagliato anno sportivo per l’U.S. CATANZARO voglio ricordare pochissimi elementi: 1) Voi fratelli giallorossi che, con me, avete sofferto e trepidato per una salvezza sportiva e societaria quasi impossibili. 2) La premiata ditta SARAO & BASRAK. 3) Il Magnifico et Fidelissimo FLORIANO NOTO che, tagliando un pezzo del suo mantello ci ha coperti dal freddo del fallimento. AVANTI AQUILE!!!
Caro Giuseppe articolato e schematico il pezzo. Complimenti.. Voglio solo ribadire che non tutte le dinamiche conosciamo per la scelta dello staff dirigenziale.. Bastava guardare i curricula dei ( doronzo e maglione) per capire come ad un imprenditore come Noto abbiano caldeggiato tali professionisti… Io una idea ce l’ho … Però li cambio dello staff tecnico, il " rinnovamento dello staff sanitario", il cambio dello staff dei preparatori atletici, gli infortuni e i recuperi sono espressione di una difficoltà della gestione tecnica di cui qualcuno deve rispondere e porre rimedio, altrimenti ci aspetta un campionato sottotono ma almeno dignitoso ( e’ quello che io personalmente mi auguro)))…
L’ARTICOLO DI MANGIALAVORI E’ QUANTO BELLO, TANTO PERFETTO NEI TEMPI E MOLTO ESPLICITO. DUBITO PERO’ CHE CONLIMI, ALMENO PER I PRIMI SEI MESI DEL NUOVO ANNO, CON LE INTENZIONI, OVVIAMENTE PENSATE E RIPENSATE, DELLA SOCIETA’ CHE PIU’ DI UNA VOLTA HA DEFINITO QUESTO PRIMO ANNO UN PERIODO DI TRANSIZIONE E, AGGIUNGO IO, DI PRIMA ESPERIENZA IN UN MODO CHE DAVVERO HA POCO A CHE FARE CON LE ESPERIENZE IMPRENDITORIALI FINO AD ORA GESTITI, CON GRANDE SUCCESSO, DALLA FAMIGLIA NOTO. DI SICURO PENSO AD UN FUTURO, NON TROPPO REMOTO NE TROPPO PROSSIMO, (GIUSTO IL TEMPO DI CAPIRE IN MODO SERIO IL MONDO DEL CALCIO) CHE CI POSSA RIDARE LA NOSTRA STORIA E NON QUELLA DEI CINQUE MINUTI (COME QUALCUNO SPESSO AMAVA RIBADIRE), MA BENSI’ QUELLA DELLA FAMOSA "FOSSA DEI LEONI"CHE HA FATTO PARLARE IL MONDO INTERO E CHE ANCORA OGGI NE ANDIAMO FIERI. ANIMO, DUNQUE, GENTE DAL CUORE GIALLOROSSO CHE IL BELLO ED IL BUONO DEVE ANCORA VENIRE. FORZA SEMPRE GRANDE CUORE GIALLOROSSO.