La campagna elettorale vive il suo momento centrale con dibattiti e confronti pubblici: questa è la parte “visibile” del momento elettorale. C’è poi quella “invisibile”, fatta di altrettanti incontri e accordi di cui però il cittadino-elettore è tenuto all’oscuro; e non sempre tali accordi sono leciti: l’intreccio tra malaffare e politica è un cancro temibile.
Ecco perché abbiamo gioito quando il 13 ottobre scorso l’intuizione del giudice Romano De Grazia si è trasformata finalmente in legge, la Legge 175 del 2010, meglio conosciuta come “Lazzati”. Abbiamo gioito in quanto questa norma proibisce al sorvegliato speciale di fare propaganda elettorale e, contestualmente, prevede una sanzione per il candidato che a questi dovesse rivolgersi per la propaganda. E giacché dalle nostre parti non è inusuale imbattersi in soggetti malavitosi che appoggiano qualche candidato, riteniamo fondamentale che la legge “Lazzati” sia messa in atto in modo rigoroso, capillare, esteso. Già nel mese scorso avevamo ribadito tale urgenza al Prefetto Antonio Reppucci e alle Forze dell’Ordine, nella certezza che ogni misura venisse adottata: dalla vigilanza severa al controllo dei delinquenti e dei sorvegliati, passando da minuziose perquisizioni. Tutto per come prevede appunto la “Lazzati”. Senza distrarsi sull’universo ROM.
Nella speranza che tali azioni siano state intraprese e siano tuttora in corso, vogliamo sottolineare l’efficacia delle stesse a dispetto di un’antimafia di parata fatta troppo spesso di convegni, interviste e di nient’altro. Al contrario, la “Lazzati” promette risultati concreti, purché venga fatta applicare. Infatti come ogni altra legge, la sua esistenza è percepita solo nel momento in cui viene applicata.
Ecco la ragione per cui insistiamo così tanto sull’argomento sollecitando gli organi preposti. Nei giorni scorsi, proprio in merito alla campagna elettorale, abbiamo letto il lodevole invito del prefetto Reppucci affinché i candidati rifiutino i voti sporchi e maleodoranti per poter sconfiggere la cultura dell’omertà e della sopraffazione. Condividiamo e apprezziamo questo messaggio. Anzi invitiamo il prefetto ad essere ancora di più protagonista attraverso l’intrapresa di iniziative che mettano in campo tutte le perquisizioni possibili, tutta la sorveglianza possibile e tutto il controllo possibile, così come prescritto dalla legge “Lazzati”: questo è uno strumento di cui oggi fortunatamente disponiamo, che ieri non c’era. Ma bisogna utilizzarlo a pieno per giungere a quel consorzio civile fondato su onestà e dignità giustamente invocato dal nostro prefetto.