Da sempre sollecitiamo la politica affinché non siano sviliti ruoli e funzioni di Catanzaro in ogni ambito, da quello direttivo a quello culturale passando per la delicata questione sanitaria. Si tratta di appelli non raccolti da nessuno, nemmeno da quella parte politica catanzarese che – per gli incarichi che riveste – potrebbe e dovrebbe incidere nelle scelte regionali ma, nei fatti, sembra essere inerme, inconcludente, subordinata.
E così rimangono attuali, nostro malgrado, le preoccupazioni circa il trasferimento della Cardiochirurgia universitaria dal capoluogo di regione verso Reggio; rimangono attuali i dubbi sul ridimensionamento della Cardiochirurgia del Sant’Anna Hospital; rimane irrisolta la complessa problematica che ruota attorno alla Fondazione Campanella, la cui originaria ambizione era quella di creare un polo oncologico di eccellenza da trasformare in IRCCS, e sul quale invece non solo non troviamo tracce di eccellenza ma nemmeno una programmazione seria che dia tranquillità e concretezza ai calabresi sulla ricerca e sulla cura delle patologie oncologiche. Rimane pure attuale la vicenda dell’Ateneo “Magna Graecia” il quale meriterebbe una gestione più efficiente, specialmente in relazione alla sua auspicabile crescita, ma invece ne registriamo le continue umiliazioni: le Scuole di specializzazione di cui si è persa l’autonomia essendo state accorpate a quelle di Napoli e Bari, nonostante ci siamo sgolati di far capire che trattandosi dell’unica facoltà di medicina esistente sul territorio regionale, la politica assieme al Rettore avrebbe dovuto incidere sulle scelte romane con maggior determinazione. Stessa cosa dicasi sulle sciocche rivendicazioni dell’UNICAL che insiste a voler creare, a Cosenza, una seconda facoltà medica in Calabria, senza che la politica regionale blocchi con perentorietà queste inutili guerre fra poveri e senza che metta in evidenza – una volta per sempre – l’importanza strategica di valorizzare le vocazioni dei singoli territori evitando contrasti.
Restando in ambito universitario siamo in attesa di capire come e quando saranno spesi i trenta milioni di euro stanziati dal CIPE nello scorso gennaio a favore del Bioparco e dell’Ospedale Veterinario: non vorremmo assistere, anche qui, a qualche antipatico scherzetto! C’è poi la vicenda del nuovo Ospedale di Catanzaro: ancora tutta da chiarire, specie in merito alla reale volontà di realizzare l’infrastruttura. Tutto questo mentre registriamo il pericoloso ridimensionamento del “Pugliese-Ciaccio” per volontà della giunta Scopelliti, e la situazione di precarietà in cui versano strutture fondamentali per l’assistenza ai più deboli come Fondazione Betania.
Infine, pur non trattandosi di un argomento vitale, rileviamo con sdegno la scomposta risposta che l’ASP provinciale di Catanzaro ha fornito circa il paventato scippo di ruoli e funzioni spettanti alla città: anche qui si “nasconde” volutamente il ruolo direttivo del capoluogo di regione, tant’è che si ritiene normale spostare uffici dell’ASP presso altre sedi, mentre si ritiene anormale la rivendicazione di chi – come noi, ma non solo noi – reclama ordine istituzionale oltre che efficienza nell’erogazione dei servizi sanitari. La risposta arrogante dell’ASP dimostra o la totale non considerazione della classe politica catanzarese o la servile complicità della stessa.
Bisogna riflettere con maggiore attenzione su tali criticità. Non siamo più di fronte ad indefinite avvisaglie di scippi: siamo di fronte ad un impoverimento della nostra città che rischia di travolgerci tutti, imponendo a chi di dovere di operare scelte giuste, di orgoglio, di decisività e di non subalternità a nessuno. Ma una volta non c’era uno slogan che recitava “Con Scopelliti un capoluogo più forte“?