Il “nuovismo” con cui Peppe Scopelliti ama presentarsi è totalmente ingannevole: nessuno ha dimenticato la sua fallimentare esperienza di assessore al lavoro e alla formazione nel pessimo governo Chiaravalloti. Nessuno ha dimenticato le aule dei tribunali in cui ha trascinato con arroganza e prepotenza il Comune di Catanzaro per sottrargli ruoli e funzioni. Nessuno ha dimenticato, solo pochi mesi fa, la sua corsa a Roma per tentare di rubare il Competence Center delle Poste che il Ministero ha assegnato a Catanzaro. Nessuno ha dimenticato le sue proteste per l’insediamento del Comando Militare Regionale a Catanzaro. Nessuno ha dimenticato i suoi insulti rivolti a Catanzaro, salvo rimangiarseli in questi ultimi tempi per calcolo e convenienza elettorale. Nessuno ha dimenticato i calci nel sedere che incoraggiava a dispensare ai suoi avversari politici. E nessuno può essere così idiota – tanto più, speriamo, i suoi accoliti catanzaresi – da non comprendere che questa storia della città metropolitana di Reggio (creata con un inganno teso a Italo Bocchino), Scopelliti voglia cavalcarla per tentare di mettere sullo stesso piano istituzionale la città dello stretto col capoluogo di regione, con ciò pensando di rosicchiare a Catanzaro qualche funzione direttiva regionale. E ancora, nessuno può essere davvero imbecille da non capire che la “sua” città metropolitana, quella che lui ha insistito perché fosse creata così, guarda verso la Sicilia, con ciò creando una spinta centrifuga ed una ferita lacerante nell’unità territoriale, istituzionale e mentale della nostra regione.
Millenni di storia, usi, tradizioni e cultura buttati alle ortiche per le spregiudicate ambizioni e sete di potere di un arrembante ragazzo che non conosce neppure i confini e l’orografia della sua terra. Di fatto Scopelliti ha sempre guardato in quella direzione. Noi, invece, amiamo Reggio ed i reggini e auspichiamo una piena integrità territoriale della Calabria, da nord a sud. La regione che Scopelliti immagina non è la Calabria della vasta e bella provincia cosentina, né quella della pitagorica Crotone o della affascinante terra di Hipponion, e nemmeno quella della magnogreca Locride. Né tanto meno è quella compresa nell’Istmo di Catanzaro. La regione di Scopelliti è un’altra: è quella dello Stretto che non a caso si chiama di Messina. D’altronde, essendo per lui assai distante il Pollino e misconosciuti i suoi incantevoli paesaggi, afferma che la vetta più alta della nostra regione sia non già il Dolcedorme ma il Montalto, cima a lui più prossima trattandosi di Aspromonte. Ma per riparare alla gaffe ne combina un’altra delle sue: cancella d’imperio la provincia di Matera con ciò facendo confinare la bella provincia brutia direttamente con quella di Taranto. Che dire! Il suo mondo è un altro, ed è decisamente circoscritto allo “Stretto indispensabile”. Forse sarà per questo che già qualche anno addietro iniziò a perorare la causa di far riunire la Giunta Regionale a Reggio, dimenticando che il capoluogo è Catanzaro. Probabilmente questa faccenda della geografia e questa storia del “capoluogo”, a lu figghiolu, non gli vogliono proprio entrare in testa!
Fabio Lagonia; Gregorio Buccolieri; Raffaele Fabiano
Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”
Millenni di storia, usi, tradizioni e cultura buttati alle ortiche per le spregiudicate ambizioni e sete di potere di un arrembante ragazzo che non conosce neppure i confini e l’orografia della sua terra. Di fatto Scopelliti ha sempre guardato in quella direzione. Noi, invece, amiamo Reggio ed i reggini e auspichiamo una piena integrità territoriale della Calabria, da nord a sud. La regione che Scopelliti immagina non è la Calabria della vasta e bella provincia cosentina, né quella della pitagorica Crotone o della affascinante terra di Hipponion, e nemmeno quella della magnogreca Locride. Né tanto meno è quella compresa nell’Istmo di Catanzaro. La regione di Scopelliti è un’altra: è quella dello Stretto che non a caso si chiama di Messina. D’altronde, essendo per lui assai distante il Pollino e misconosciuti i suoi incantevoli paesaggi, afferma che la vetta più alta della nostra regione sia non già il Dolcedorme ma il Montalto, cima a lui più prossima trattandosi di Aspromonte. Ma per riparare alla gaffe ne combina un’altra delle sue: cancella d’imperio la provincia di Matera con ciò facendo confinare la bella provincia brutia direttamente con quella di Taranto. Che dire! Il suo mondo è un altro, ed è decisamente circoscritto allo “Stretto indispensabile”. Forse sarà per questo che già qualche anno addietro iniziò a perorare la causa di far riunire la Giunta Regionale a Reggio, dimenticando che il capoluogo è Catanzaro. Probabilmente questa faccenda della geografia e questa storia del “capoluogo”, a lu figghiolu, non gli vogliono proprio entrare in testa!
Fabio Lagonia; Gregorio Buccolieri; Raffaele Fabiano
Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”