Dopo “Nettuno” torna il calcio al “Ceravolo”, ma per quanto attiene le vicende giallorosse possiamo tranquillamente affermare che di calcio ieri se n’è visto poco. Davanti a quattromila spettatori (una cinquantina quelli arrivati da Barletta) un brutto Catanzaro coglie il quinto pareggio interno. Un pari diverso dagli altri questa volta, perché l’undici catanzarese di Brevi avrebbe meritato di perdere e anche nettamente.
Procediamo con ordine. Le due tifoserie consolidano lo storico gemellaggio che dura dal lontano 1987, con cori e striscioni di stima basati su un rispetto reciproco; è questa la nota più lieta per i nostri colori; il resto, cioè quello che abbiamo visto in campo è bene dimenticarlo subito e guardare avanti.
Brevi deve fare a meno di due titolari come Rigione e Benedetti e oltre alla scontata mossa d’inserire Orchi, schiera Fiore in luogo di Marchi. E’ un 4-2-4 quello schierato al cospetto del 4-3-3 dell’esperto tecnico barlettano Orlandi. Sin dai primi minuti di gioco il Catanzaro appare però lento e svogliato e denota molte difficoltà. Contro un Barletta privo di ben cinque titolari e senza il faro del centrocampo Allegretti, ben presto il predominio dei pugliesi è evidente. I ragazzi in casacca bianca arrivano sempre prima sul pallone. Non vogliamo parlare di condizione atletica carente nei giallorossi, perché la squadra ha sempre corso e lottato fino al 90esimo in tutte le altre partite. Ciò che è sbagliato (oltre allo schieramento) è l’approccio alla partita, probabilmente il Barletta è stato sottovalutato. E’ giustissimo dare i meriti agli avversari, ma il Barletta di colpo non può essere diventato il più forte centrocampo della categoria che per lunghi tratti ha irriso i vari Uliano, Vitiello e Germinale, impegnati a contrastare le volate degli avversari.
I due uomini d’ordine in casacca giallorossa, Vitiello e Uliano, cui Brevi ha affidato le chiavi del centrocampo, non riescono mai a velocizzare la manovra, i due terzini sono inchiodati dietro e per giunta soffrono le folate degli esterni pugliesi. Fiore sull’esterno destro non riesce mai a prendere l’iniziativa come dovrebbe fare un’ala. Germinale, che ha il compito di supportare Fioretti, è chiamato a un lavoro da mediano come se di fronte dovesse limitare le iniziative di Xavi e Iniesta; l’ex beneventano spesso è lontanissimo dall’area di rigore e dai compagni d’attacco.
L’unica arma catanzarese, mancando la grinta che ci ha contraddistinto in questo girone d’andata che volge al termine, sarebbe Russotto schierato largo a sinistra. L’esterno è ben presto neutralizzato dal suo dirimpettaio Cane, supportato dai suoi compagni di reparto (Orlandi evidentemente conosceva bene le caratteristiche dell’ex under 21) che raddoppiano e triplicano la marcatura.
Il Barletta nei primi venti minuti potrebbe essere già avanti di almeno due goal e ciò non avviene solo perché Bindi para tutto quello che c’è da parare. Il primo tiro giallorosso verso la porta di Liverani è di Fioretti che spara lentamente da fuori area e questo la dice tutto sulla sterilità del Catanzaro che nel primo tempo è tutto qua. Quando l’arbitro manda le squadre al riposo i fischi non tardano ad arrivare.
Chi nella ripresa si aspetta un altro Catanzaro rimane deluso. In campo rientra un Catanzaro ancora svogliato. anche se l’innesto di Casini produce un pochino di dinamismo in più. La palla nella linea mediana, almeno nei primi venti minuti della ripresa, viaggia in avanti con meno difficoltà e al 19esimo Fioretti di testa sblocca il risultato. Il goal nasce da un’azione sulla sinistra portata avanti da Russotto che va raccontata perché per la prima volta in novanta minuti, il dieci in maglia giallorossa trova un compagno (Casini) che l’accompagna nell’azione. Il traversone dell’ex del Prato è calibrato per la testa di Fioretti che in torsione batte Liverani. Il goal avrebbe dovuto sbloccare i giallorossi perché i pugliesi passati in svantaggio adesso sono costretti a scoprirsi. Niente di tutto questo; l’imprecisione regna sovrana, la squadra è lunga e addirittura Fioretti si allarga per mettere palloni al centro con Germinale che si trova sulla linea mediana e Russotto sotto la tribuna est fermo ad aspettare il pallone. Di terzini, centrocampisti ed esterni che accompagnano l’azione, neanche a parlarne. L’unica soluzione è il lancio lungo che è preda dei difensori avversari.
Bastano circa cinque minuti e il pareggio del Barletta (in sospetto fuorigioco) arriva ad opera di Ilari, dopo un tiro di D’Errico da fuori non trattenuto da Bindi. E’ il giusto premio per i ragazzi di Orlandi che in seguito potrebbero anche raddoppiare e triplicare. Il Catanzaro non c’è e neanche l’innesto di Martignago per Fiore cambia il corso della partita. I cambi di Brevi sono troppi logici e non apportano alcuna variante al modulo per mettere in difficoltà un avversario che sta dominando in lungo e in largo. Solo all’ultimo secondo, su un’azione casuale, le aquile sfiorano il goal con Russotto prima e Ferraro dopo.
Brutta partita che porta ai significativi fischi finali del pubblico catanzarese per i propri beniamini e agli applausi per i ragazzi del Barletta che hanno onorato l’impegno. I giudizi finali non possono prescindere da alcuni importanti fattori tecnici che sono emersi nella sfida di ieri. Se l’intenzione del mister era quella di attaccare il Barletta con un modulo più offensivo, l’obiettivo è miseramente fallito. Il 4-2-4 schierato da Brevi non ha prodotto gli effetti sperati. Non basta un modulo offensivo con i numeri, perché alcuni uomini, specie nella zona nevralgica del campo e non solo (perché ormai nel calcio moderno anche il portiere è considerato un attaccante non appena entra in possesso del pallone) non hanno quella qualità necessaria per velocizzare l’azione. L’interrogativo di tanti tifosi che bene o male masticano calcio è il seguente: sono i nostri calciatori della rosa attuale a non avere determinate caratteristiche oppure ci sono dei dettami tecnici imposti dal credo tattico del mister?
La nostra risposta sta nel mezzo; è vero che il Catanzaro ha una buona difesa (non quella vista ieri), è altresì vero che alcuni uomini non hanno una qualità tecnica eccelsa, ma vedendo i ragazzi del Barletta che arrivano a Catanzaro con solo sette punti in classifica e con solo cinque goal all’attivo, ci chiediamo se di colpo possono essere diventati dei palleggiatori dalla tecnica sopraffina. Aiutandosi l’un con l’altro e liberandosi da certi freni, alla fine due o tre passaggi di fila si riescono a fare. E’ chiaro che al Catanzaro serva qualcosa e lo diciamo dall’inizio, però tutto questo non può essere un alibi per la prestazione vista ieri.
Sia chiaro, nessun processo perché un incidente di percorso può capitare, però se si vuole ambire a qualcosa d’importante e garantirsi un pubblico numeroso (quattromila con i tempi che corrono non sono pochi) è necessario che lo spettacolo sia degno. Infine, per ultimo vogliamo scrivere due righe sull’episodio finale che ha visto protagonista Russotto al triplice fischio finale. E’ giusto che le discussioni o i malintesi rimangano nel chiuso dello spogliatoio. Chi ha giocato a calcio sa benissimo che al 90esimo dopo una brutta prestazione bisogna essere freddi perché il rischio della stupidaggine è dietro l’angolo. Ieri, Russotto, pur non dimostrando (tralasciamo l’aspetto tecnico della sua posizione in campo) di essere il calciatore che tutti abbiamo ammirato in altre occasioni, a fine partita si è reso protagonista non andando a salutare con la squadra (accompagnata da fischi e da qualche timido applauso della curva) il pubblico. Qualche compagno l’ha richiamato all’ordine e forse c’è stato un chiarimento nel tunnel degli spogliatoi.
Ripetiamo che a volte la tensione gioca brutti scherzi, però al calciatore laziale vogliamo ricordare che bisogna essere campioni soprattutto in questi momenti. Gli elogi, il sostegno, i cori d’incitamento, specie quelli che arrivavano dalla tribuna est, ieri non sono mancati e quei tifosi meritano rispetto a prescindere. Il nostro augurio, ne siamo certi, è che tutto si sia già ricomposto e non starebbero male le scuse al pubblico. La partita con il Benevento cade a pennello perché ci si può riscattare immediatamente. Attenzione, non solo Russotto ma tutta la squadra, tecnico compreso, ieri assenti ingiustificati.
Forza Giallorossi, vi aspetta adesso un mercoledì da leoni.
Salvatore Ferragina