Veronica non câera
Devo
fare piano, altrimenti la sveglio. Eâ tardi. I miei passi felpati da ubriaco mi
fanno muovere lento, poi allâimprovviso inciampo su un flash.
I
baffi di Enzo sono tutta la mia vita. Lunghi, folti, neri. Bentornati a casa,
ragazzi. Siamo allâOsteria del Giglio, per la seconda volta, ma è come se
fossimo sempre stati qui.
           Enzo è un mago, ci porta bottiglie di
vino che hanno sempre la stessa etichetta ma un sapore diverso, ci dice che ne
sono rimaste solo tre ma poi non si ferma più. Io ne ho contate trentatre, ma
non so se a un certo punto mi sono distratto o se ho cominciato a vedere
doppio. Così, tra una scilatella e una fetta di salame è nato il Catanzaro Club
di Firenze, ancora senza un nome ufficiale ma già con il suo organigramma.
Michele
è il presidente. La prima volta che ha visto il Catanzaro aveva undici anni, ha
preso un treno di nascosto, si è fatto Tropea-Catanzaro e poi è entrato nello
stadio. E non ne è uscito più. Ciccio è il vicepresidente onorario. Ciccio è di
Firenze, ti ascolta con attenzione, trova che il morzello sia delicato e
lâamaro del capo gentile, ti corregge sui marcatori di una partita del
Catanzaro di venticinque anni fa, ti parla di angoli nascosti della tua terra e
ti conduce sicuro attraverso le strettoie della tua memoria.
Ma
come faccio a raccontarli tutti? Eravamo ventuno, con una bandiera giallorosa
che aveva portato Fulvio e un sogno nel cassetto: aspettiamo un
Fiorentina-Catanzaro per dipingere di giallorosso questa città . Il club non ha
nome ma ha già la sua sede, ci pensa Beppe, segretario, tesoriere e
responsabile organizzativo della struttura. Beppe è una forza, ci sentiamo
tutti al sicuro a dipendere da lui, Beppe non tradisce mai.
Enzo
sfornava piatti su piatti e i brindisi non finivano mai. Francesco era lontano,
faceva compagnia alle ragazze, discuteva amabilmente, spiegava e traduceva,
affascinava. Così io e il rappresentante legale del club, lâAvvocato Alceo, ci
siamo guardati e abbiamo pensato che magari non è poi così necessario che Veronica
faccia parte del club. Poi ci siamo guardati unâaltra volta e
contemporaneamente ci siamo detti: sei ubriaco!
Il
club lo vorremmo inagurare ufficialmente in occasione della partita che sarÃ
trasmessa su Raisat. Ci serve una televisione, una parabola e qualche sedia. Ci
pensa Beppe, ovviamente. Vorremmo fare una gran festa, con gli amici romani che
già ci sono venuti a trovare e con chiunque non potrà andare a Giulianova. Poi
vogliamo diventare il punto di riferimento di tutti i catanzaresi che vivono a
Firenze. Li raccoglieremo tutti sotto lo stendardo di Tommaso. Ah già , Tommaso.
Scherza, ride, beve, poi i suoi occhi intercettano un perizoma galeotto e va in
confusione. Comincia ad agitarsi, racconta di biondini del Cosenza e infine
scappa via, lontano. Dalle tentazioni e da noi. Che ci andiamo a prendere una
birra. Come se non avessimo bevuto abbastanza.
Ecco,
si è svegliata. Mi chiede come è andata. Bene dico, ma Veronica non câera. E
Letizia dice âEh?â. E io continuo, ora gli diamo la spallata finale, abbiamo
già il nuovo Presidente. Ci penso un attimo e mi accorgo che confondo i sogni,
così dico buonanotte, mi infilo sotto le coperte e nel buio di questa notte i
baffi di Enzo sono quelli di Palanca.
Nicola Fiorita
N.d.r.: Notte magica e senza fine, con somma gioia rientro nella capitale, nel cuore ho Firenze ed i loro volti ed un giorno racconterò….io c’ero!
Â