Catanzaropoli e il concorso miracoloso

Dietro le quinte dell’inchiesta lo scontro tra il sindaco Abramo e l’ex assessore Lomonaco. E la previsione sull’esito della selezione per il direttore della biblioteca. Era esatta, due anni prima della procedura
 
Da sinistra Sergio Abramo e Massimo Lomonaco
 

La figura di Massimo Lomonaco è legata in maniera inscindibile a Catanzaropoli. Le sue conversazioni, e i presunti reati misti a comportamenti privati sono stati raccontati dall’inchiesta.

Ma la polpa della storia – una polpa che racconta la gestione privatistica della cosa pubblica – è (anche) altrove. E almeno in un caso, l’ex assessore al Personale – stando agli atti e ai documenti contenuti nei faldoni – stava dall’altra parte. Dalla parte, cioè, di chi si è opposto a una selezione che gli appariva pilotata, un concorso (quello per un funzionario di biblioteca del Comune) di cui si conosceva già il vincitore.

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Il racconto di questo scontro si può costruire attraverso atti amministrativi e documenti finiti nei brogliacci del procedimento giudiziario. Iniziamo da un colloquio telefonico. 

LA TELEFONATA SVELA IL VINCITORE Il 6 aprile 2013, gli investigatori registrano una interessante telefonata tra Lomonaco e Sergio Dragone, capo dell’ufficio stampa del Comune.

Dragone è un uomo molto vicino al sindaco Abramo, conosce bene Palazzo de Nobili e le sue dinamiche. Le conosce anche Lomonaco, ovviamente. I due – annotano i funzionari della Digos – discutono dell’«imminente assunzione, previo concorso, del futuro capo di Gabinetto (Viapiana)». E hanno opinioni abbastanza esplicite: «Lo sai qual è il problema? – dice Dragone – È che Abramo è sempre il solito taccagno, perché questi uomini se li doveva pagare lui e se li doveva tenere là.

È un suo dipendente da sempre – continua – , lui voleva alleggerirsi del costo suo». La commistione tra pubblico e privato, tra interessi personali e compiti istituzionali, aleggia in tutta la conversazione. Così come gli scontri non troppo striscianti tra Lomonaco – che a quell’epoca è l’assessore al Personale – e il sindaco. Divergenze di opinione che si traducono, per l’ex assessore, in frizioni costanti: «Mi va a fare le pulci e si va a inventare situazioni per mettermi in difficoltà costantemente».

È Abramo che si rivolge direttamente ai suoi dirigenti e scavalca il suo collaboratore. Succede – sempre stando a quella chiacchierata tra Lomonaco e Dragone – anche per il posto che il sindaco ha in mente di assegnare come funzionario di biblioteca. La sintesi del capo ufficio stampa è efficace: «Per un fatto miracolistico quell’ingegnere Vaccaro sicuro, il figlio di Marullo alla biblioteca». L’assessore conferma i sospetti, che si concentrano essenzialmente sui criteri individuati per la selezione: «L’avere individuato questo bibliotecario con una laurea specifica… matematico e tranquillo che c’ha la persona… mi segui, dopo di che le altre figure le ha fatte lui personalmente con il dirigente».

Per Lomonaco, Abramo, dopo aver “scelto” il vincitore della selezione, «cercherà la foglia di fico dell’assessore». Ma «questo qua con me se lo scorda, già gliel’ho detto in giunta… le figure le ha scelte direttamente il sindaco, ora anche la fase concorsuale se la sbatte lui, se la fotte lui…». I toni saranno anche sopra le righe, ma il succo è chiaro: a Lomonaco quella selezione appare decisa a tavolino, non ci sta ad avallarla.
 
IL «FIGLIO DI MARULLO»
 Erano forti le divergenze tra Lomonaco e Abramo. C’erano tredici posti a disposizione per rimpolpare gli uffici comunali. L’assessore non era affatto convinto della necessità di assumere, tra questi, un “funzionario direttore di biblioteca”.

Capita spesso che questo genere di concorsi sia chiacchierato. In questo caso, come emerge dalla telefonata intercettata, i criteri lasciavano spazio ai pettegolezzi. Il guaio è che quei pettegolezzi, quei «fatti miracolistici», si sono tradotti in documenti ufficiali del Comune di Catanzaro. Le doti divinatorie di Lomonaco e Dragone devono essere spiccate, visto che, a più di due anni da quella chiacchierata in libertà, Michele Marullo vince la selezione e diventa il “funzionario direttore di biblioteca” che l’amministrazione comunale cercava.

Che sia lui il «figlio di Marullo» di cui parlavano l’ex assessore e il capo dell’ufficio stampa? Può darsi. Primeggia in tutte le categorie (due prove scritte e una orale). La selezione sarà certamente a posto sul piano formale, ma è possibile che nel capoluogo della Regione si possa prevedere con due anni di anticipo a chi andrà un posto bandito dal Comune? Domande per Abramo, e non solo, che tornano attuali anche alla luce delle evoluzioni politiche nel post Catanzaropoli. (1. Continua)

Fonte – Pablo Petrasso – corrieredellacalabria

 

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