Dalla Redazione

Catanzaro sottozero!

L’agonia dell’Effeccì tra personaggi in cerca d’autore e l’indifferenza della città

Il markoritocco – “Il grande freddo”

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Siamo all’indomani delle nuove dichiarazioni del perenne DG in pectore, lo squalificato a vita, il sig. D’Ambrosio (lo stesso che aveva chiamato Londra per ottenere rassicurazioni sulla cordata-bufala del giuliano DiVincenz): ancora una volta i già tanto umiliati tifosi del Catanzaro sono costretti a sorbirsi discorsi sul recente passato di una pseudo-società calcistica che poteva essere, ma alla fine non è stata (“a Gennaio è saltata l’ultima possibilità di salvare l’effeccì”).

Qual è lo scopo di tanta dietrologia? Forse si tratta solo dell’ultimo penoso tentativo di far parlare di sè, magari si cerca una vetrina (per quanto triste) per ottenere eventuali futuri incarichi, oppure è l’ennesimo sconcertante teatrino prima della parola fine. La verità è che non esiste nessuna opportunità, nessun appiglio, nessun interesse attorno ad un FC oramai in tribunale e sottozero in classifica, capace di ingolosire solo qualche personaggio in cerca di autore, magari già fallito e condannato dalla storia.

Così in città lo sconforto, ha lasciato il posto alla rassegnazione, il calcio oramai vive solamente nel ricordo di chi ha potuto tifare il Catanzaro del passato, quello che giocava a testa alta anche sui campi della serie maggiore; tutto il resto oramai non esiste più. Neanche la campagna elettorale per le oramai prossime elezioni comunali, “aiuta” in questo senso a rilanciare l’idea di una società sportiva che possa competere in un campionato di calcio. D’altronde, se i “risultati politici” sono quelli ottenuti sul campo negli ultimi sei mesi, forse si riesce a capire perché ci si vaoglia tener lontani da questo buco nero chiamato calcio.

I politici e gli imprenditori che li sostengono hanno capito che l’indifferenza della città è il miglior alleato possibile, ed allora perché impegnarsi in qualcosa che sì e no, in questo momento interessa al 5% dei cittadini? Dove è finito il Cuore Giallorosso, dove sono finiti i tifosi delle Aquile che piuttosto avrebbero annullato la scheda elettorale, invece di “sprecare” il voto per chi “del Catanzaro, non gliene frega nulla?”. Nessuna campagna elettorale avrà nella rinascita del calcio in città il suo cuore pulsante, questo è chiaro. Gli obiettivi oramai sono il Teatro, il Lungomare di lido, la Notte Piccante. Niente da dire in merito, sicuramente parliamo di eventi e situazioni meno impegnative e più redditizie che rispecchiano fedelmente il pensiero comune della città. Poco con niente!

La storia antica della città, passata anche per il Mito di Palanca e del glorioso calcio dell’ Avv. Ceravolo, oggi lascia il posto alla mediocrità di eventi comuni e qualunquisti che impoveriscono il senso di appartenenza ed abbandonano Catanzaro in mezzo al mare dell’indifferenza, relegandola al ruolo di comparsa in tutto il territorio regionale. Altro che Capoluogo!

La ribalta nazionale sarà sempre più legata ad episodi di cronaca e la favola-calcio giallorossa una fiaba da raccontare ai nipotini per evitare di disperdere anche la memoria. La Storia del Calcio cittadino oramai è domiciliata stabilmente in quelle aule di tribunale che probabilmente continueranno a tenere in vita con il respiratore (almeno fino a giugno) questa creatura figlia (venuta male) di settantasette anni di storia, anch’essi rinchiusi nello stesso tribunale in attesa di una riabilitazione che potrebbe avvenire solo (ironia della sorte) con “l’assassinio annunciato” della figlia stessa.

Una situazione paradossale, unica, partorita dalle menti geniali di chi ha a cuore solo le proprie tasche e che si accontenta delle briciole, invece di provare davvero a ridare la dignità ad una città che oramai si è persa nei meandri dell’indifferenza. Solo tante promesse regalate a chi non demorde e non si rassegna al qualunquismo, a chi ha nel Cuore la sua città e cerca in tutti i modi di non accettare passivamente la lobotomia a cui ogni buon cittadino catanzarese è stato sottoposto. Se il calcio professionistico in città deve sparire, amen e così sia; ma questo deve poter significare avere possibilità di rinascere come la Fenice dalle sue ceneri.

Ripartire dalla “D” come dilettanti attualmente è la cosa più giusta da fare, anche perché il marchio “D” (dilettanti) racchiude l’essenza stessa di chi attualmente ha in mano il timone della città. La squadra di calcio rispecchia fedelmente il valore della città. Passare da “falliti” a “dilettanti” potrebbe essere oggi solamente un vantaggio, un inizio della risalita. Attenzione però a non ripartire dai “dilettanti falliti”: vorrebbe significare affossare definitivamente ogni velleità di tornare ad essere una vera città, un vero capoluogo di regione! Una sola strada, una sola via: dal baratro sportivo in cui ci troviamo solo la nascita di una società forte, costruttiva e sapiente può ridare la luce e l’orgoglio ad ogni tifoso del Catanzaro. 

Massimo Saverino

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