Aveva ragione Piero Braglia quando, prima della gara casalinga contro L’Aquila, aveva messo in guardia i propri giocatori e tutto l’ambiente dicendo:” La partita di domenica sarà durissima e ci dirà se il Catanzaro è una squadra matura”.
C’è subito da puntualizzare che il Catanzaro visto ieri ha superato un ostacolo non da poco giocando contro un avversario che aveva fatto della gara di ieri “la partita della vita”. Le componenti motivazionali degli Abruzzesi erano tantissime e la gara era stata preparata con accortezza e diligenza. Il ritiro settimanale degli ultimi in graduatoria aveva evidenziato la massima concentrazione degli uomini di Gentilini e lo stesso Braglia ne era a conoscenza.
A tutto ciò aggiungiamo il rientro del Catanzaro martedì mattina da quel di Giulianova per il severo e vittorioso impegno del posticipo e una preparazione iniziata sostanzialmente con due giorni di ritardo e senza che la truppa giallorossa potesse rifiatare…; in più non bisogna sottovalutare l’assenza di Nicola Ascoli, stoico nel giocare a Giulianova con ben quattro gaffette al piede sinistro, ma ieri assente perché ancora dolorante.
Ma, nonostante queste circostanze, il Catanzaro ha stretto i denti e dopo Crotone-Fermana-Giulianova ottiene i tre punti anche contro L’Aquila facendo capire che fa sul serio.
Dicevamo una squadra, quella dell’Aquila, molto determinata a portare a casa un risultato utile e con trenta tifosi al seguito. La gara inizia sotto i migliori auspici per i giallorossi che già all’inizio della gara (8’) dopo una bellissima azione vanno in gol: Alfieri costruisce e passa a Ferrigno che a sua volta verticalizza per Corona; il bomber giallorosso (11 reti in altrettante gare!) dribbla Greco e porta in vantaggio il Catanzaro. Tutto sembra più facile, tutto secondo copione ed invece c’è la subitanea reazione degli uomini di Gentilini che dopo avere impegnato Lafuenti in un volo plastico, sull’angolo calciato da Rizzioli vanno in gol con Vidallè. La difesa giallorossa si fa trovare impreparata e l’ 1-1 è servito. Il Catanzaro non si scompone più di tanto e ricomincia a lavorare di buona lena nell’intento di perforare il bunker abruzzese. A centrocampo giganteggia come al solito un Briano in grande forma ben coadiuvato da Alfieri, ma in attacco Toledo, fuori forma, non riesce a dare un apporto adeguato a Ferrigno e Corona . Ed è proprio quest’ultimo che prende per mano la squadra giocando a tutto campo: si porta in difesa per dare man forte ai compagni, contrasta a centrocampo e in attacco, dopo un’azione costruita dall’inesauribile duo Alfieri-Ferrigno, prende palla, dribbla due avversari, ma viene sgambettato in area da Marcuz e De Amicis.
Fiori di Perugia concede il penalty. Ferrigno va a battere il rigore, ma “abbocca” (questo sarà il termine usato dallo stesso capitano giallorosso a fine gara nelle interviste) alla finta di Greco che sventa la minaccia. Il Catanzaro accusa il colpo e si va al riposo sull’1-1.
La ripresa vede un Catanzaro votato all’attacco e L’Aquila che diligentemente e con l’ausilio dei “trucchetti” del mestiere, rintuzza gli attacchi dei giallorossi e, nel contempo, cerca di fare trascorrere il tempo senza correre rischi. Numerosi sono gli atleti abruzzesi soccorsi dai sanitari abruzzesi con tanto di barella. Ma si sa, in certe circostanze, viene utilizzato ogni mezzo.
L’ottimo Braglia capisce che bisogna cambiare qualcosa e manda in Campo Biancone in sostituzione di uno spento Toledo. I lanci lunghi si rivelano suggerimenti infruttuosi per gli avanti giallorossi e la stanchezza comincia ad affiorare. Anzi è proprio L’Aquila a rendersi pericolosa al 20’ della ripresa con un colpo di testa di Vidallè che Lafuenti devia ottimamente in angolo. Dall’azione successiva, dopo un rimpallo e un tentativo di rinvio di testa da parte di Dei, il pallone colpisce la traversa e viene definitivamente allontanata da Pastore. Pericolo scampato!
Paradossalmente, ma il calcio è bello per questo, dopo l’episodio fortunato, la squadra giallorossa ha un sussulto di orgoglio e schiaccia letteralmente L’Aquila nella propria metà campo. Il mister giallorosso capisce che deve osare di più e al 40’ inserisce nel proprio scacchiere Massimo Campo in sostituzione di Emiliano Milone. Passano tre minuti e l’onnipresente Corona, entrato in area di rigore, riceve le attenzioni di Chionna che commette ai suoi danni un evidente fallo. E’ rigore e i cuori giallorossi, oltre ad esultare, si fermano nell’attesa di sapere chi andrà a batterlo.
E’ Biancone che va coraggiosamente a battere il secondo penalty. La tensione è a mille, quel rigore vale ben tre punti. Ma l’ottimo Cristian, non tradisce i sogni dei numerosissimi cuori, che restano in stand-by fino a quando non vedono gonfiarsi la rete! Pallone da una parte, portiere dall’altra. E’ l’88’ minuto e l’urlo di gioia dei presenti incornicia l’abbraccio degli atleti che si tuffano su Biancone per festeggiare. Il triplice fischio del direttore di gara scatena il tripudio giallorosso.
Si archivia l’undicesima di campionato con un Catanzaro che legittima il secondo posto in graduatoria e mantiene inalterato il distacco (un solo punto) dalla Viterbese (ieri vittoriosa contro il Paternò). Si fanno sotto compagini come l’Acireale (ieri vittorioso in trasferta in quel di Teramo) e il Foggia che vince il derby contro i cugini Tarantini grazie ad un super-Brutto.
Nelle interviste del post-partita un Braglia soddisfatto per il risultato ma severo con i suoi per i rischi corsi, sottolinea “…in settimana dovremo allenarci di più sulle palle inattive”. Giorgio Corona intervistato dichiara sorridendo: “…mancano ancora 17 punti per la salvezza…!”. Un Ferrigno felice rimarca la compattezza di un gruppo fantastico e sottolinea come siano importanti tutti, anche coloro che siedono in panchina. Improta, ancora teso in volto, dice:” Quando ho visto stamparsi sulla traversa il rimpallo in area giallorossa, a pericolo scampato, ho capito che avremmo vinto… il calcio è così “.
E la favola continua… e “…non finisce qui”, avrebbe detto il buon Corrado. Noi ne siamo certi. Ieri ancor più che in altre occasioni abbiamo visto professionisti autentici corredati da alti valori, che anche in momenti di difficoltà sono stati capaci di acuti di tutto rispetto. Il realismo è d’obbligo e l’umiltà è il “trucco dei grandi”. E i Nostri, lo sono. Come grande, ancora una volta è stata la tifoseria accorsa numerosissima al Ceravolo. Grande “S”ocietà , grande “S”quadra, grande “T”tifoseria: c’è tutto per far bene. Forza Magiche Aquile. Avanti così Catanzaro!
Giuseppe Mangialavori