CATANZARO  Diavolo di un tifoso giallorosso! Il Catanzaro pareggia in casa per la seconda volta su tredici partite di campionato, e già tutti a mordersi le mani per l’occasione persa, facendo subito il paio con la trasferta di San Benedetto. Sì, perché pure quella si poteva vincere. Invece, solo un misero punticino, e “chissenefrega” se guadagnato sul campo di una delle formazioni più quotate del girone. Pali e traverse, occasioni fallite d’un soffio o per inaspettata imprecisione, discutibili decisioni arbitrali rimbalzate da una domenica all’altra, gridano vendetta.
Mandando in crisi, chi si aspetta che una ripescata matricola col passo della corazzata, dopo dodici amare stagioni di quarta serie, vinca ogni partita di C1. Il passo della corazzata, il Catanzaro disegnato da Piero Braglia, ce l’ha di certo. Lo dimostrano la vittoria a Giulianova, quella con il Crotone, senza dimenticare il pesante successo maturato a Foggia. Ma lo dimostrano anche i due punti presi con la Samb e il Taranto, o quei tre beccati dopo 90 minuti di sofferenza con L’Aquila. E se proprio vogliamo, lo dimostra anche la sconfitta subita a Viterbo, dove il gioco espresso dai catanzaresi, specie nel primo tempo, avrebbe meritato qualcosina in più.
In sostanza, ironia a parte, il Catanzaro cammina come una grande. Sta attaccata al treno che porta in serie B con determinazione e carattere, ha finalmente un bomber e non un semplice attaccante a caccia di gloria (e di stipendio), diversi atleti di qualità in ogni reparto, e una società che guarda al futuro. Dieci mesi fa non c’era niente di tutto questo, anzi. Oggi la C2, e tutte le sue illusioni, potrebbero essere coniugate al passato remoto. Sembra dunque frettoloso, rammaricarsi più del dovuto se Corona e compagni non riescono a battere l’avversario di turno, anche se arriva con due punti in classifica e l’acqua alla gola.
La C1 è un torneo difficile, è l’anticamera della cadetteria, e il buon livello tecnico di molte compagini sta lì ad indicarlo. I ragazzi di Braglia ce la stanno mettendo tutta per centrare la salvezza, l’unico obiettivo dichiarato da Massimo Poggi e soci. Tutto quello che verrà dopo, va preso e conservato, aspettando la primavera. Ma senza umiltà , per dirla con l’allenatore toscano, “il giocattolo rischia di rompersi”. In altre parole, se a volte le cose non vanno come da copione meglio applaudire, magari imprecando tra i denti, che fischiare.
NIENTE DA RIMPROVERARE. Tre giorni di riposo assoluto per tutta la squadra. La sosta di domenica prossima ha permesso un lungo rompete le righe che servirà a ricaricare le energie profuse fino ad ora. La ripresa è fissata per giovedì mattina, sul prato malandato del “Ceravolo”. Giorgio Corona passeggia per le vie di Palermo, con la figlia in braccio, quando lo raggiunge la telefonata del Quotidiano della Calabria. Shopping e relax, ma in testa gira ancora la partita con il Taranto. «Abbiamo fatto di tutto per vincere quella partita, ma non ci siamo riusciti. Potevamo giocarla pure per due giorni, ma credo che la palla non sarebbe entrata lo stesso».
Una gara segnata da episodi sfortunati, tutto qua. Il bomber giallorosso non ha dubbi. «Il Taranto faceva girare bene la palla, e forse  spiega  noi dovevamo essere più concreti nel primo tempo. Ma lo avete visto tutti, noi arrivavamo facilmente sulla loro trequarti, ma loro chiudevano in otto, riuscendo a respingere le nostre iniziative. Anche con un po’ di fortuna, se penso alle mie occasioni, o a quella di Biancone; lì il pallone è rimbalzato male proprio mentre stava battendo a rete. Non possiamo rimproverarci nulla, abbiamo fatto il possibile».
Corona rivendica anche i due rigori negati al Catanzaro, evidenziando il fallo di Di Meo. «Se cado a terra è perché subisco un fallo, non sono il tipo che si butta, e non lo avrei mai fatto sapendo che con un altro cartellino giallo vado in squalifica». Due gare senza reti, Corona ora è atteso ad Acireale. «Sì, ma non prometto niente. Un attaccante non deve promettere, deve solo impegnarsi al massimo e cercare di fare gol».
Ivan Montesano