CATANZARO – Nessun responso ieri dalla Camera di conciliazione del Coni sull’istanza del Cosenza di essere riammesso al campionato di serie B. E allora conseguenziale il rinvio della decisione all’arbitrato del Coni, fissato per domani. La tesi del rinvio all’arbitrato era fatta propria dal Catanzaro dalla cui sede, anche probabilmente per far decantare le fibrillazioni in atto nell’ambiente, si faceva sapere il probabile esito della Camera di Conciliazione. «Era un atto assolutamente prevedibile – ha infatti commentato ieri sera il presidente del sodalizio giallorosso, dottor Claudio Parente – in quanto la “Camera” di fronte alle tesi contrapposte ha dovuto rinviare la decisione all’arbitrato». Quindi un’aggiunta da parte del numero uno della società giallorossa essendo la «vertenza» delicata coinvolgendo due società e due ambienti calabresi. «La cosa che si deve chiarire è che se il Cosenza vedrà riconosciute le sue ragioni siamo contenti come calabresi; se, invece, gli verrà dato torto la colpa non è del Catanzaro perché al posto del Catanzaro ci poteva essere il Brindisi, la Carrarese, il Gubbio, ecc. tutte squadre che, come è noto, rivendicano presunti diritti a disputare la categoria superiore. Gli è che il Catanzaro si è trovato in ballo – e, purtroppo, contrapposto al Cosenza – per essere il primo nella classifica dei ripescaggi stilata dalla Federazione in base ad alcuni parametri. Il che non deve diventare motivo di lotte campanilistiche delle quali la regione non ha proprio bisogno». L’assunto del presidente Parente, in effetti, non fa la classica grinza perché, come ha sostenuto, le graduatorie le ha fatte la Figc e, poi, perché, per esempio, il Brindisi, nonostante l’arbitrato del Coni abbia dato ragione all’Aquila , come è noto, riammessa in C/1, ancora insiste per il ripescaggio nella prima categoria della C. D’altro canto la società giallorossa non poteva esimersi da inoltrare diffida alla Figc e nel caso in cui il Cosenza fosse riammesso in C/1, ritenendo di essere parte lesa. Doverosamente, quindi, il Catanzaro ha specificato la motivazione per cui è stata avviata l’azione di tutela all’ipotetica iscrizione del Cosenza al campionato di C/1, sostenendo che il torneo di competenza della squadra rossoblù deve essere la serie B dalla quale è stata esclusa con una motivazione debole, secondo quanto sostengono i «tutor» del Cosenza. Intanto ieri un commento a seguito del bailamme nel mondo nostrano del calcio da parte di Fausto Taverniti, portavoce della presidenza della Regione: «Troppe variabili e troppe interconnessioni stanno inquinando il calcio. Ma non è il calcio nel pallone, bensì esso stesso è vittima di chi ha tentato di forzare le regole dello sport e i regolamenti che sono già stati iscritti». «Oggi che per decreto governativo – ha aggiunto Taverniti – vengono stilate le norme che trattano i principi da far valere nel calcio fuori dai campi di gioco queste norme si intende che hanno efficacia su tutto il territorio nazionale, senza distinzioni di colore, potenzialità di cassa e, soprattutto, latitudine. Non dovrebbe servire, perciò, che dalla Calabria i parlamentari di entrambi gli schieramenti, il presidente della Giunta regionale e altri notabili facciano sentire la loro voce perché siano rispettati i valori sportivi e le tradizioni secolari delle squadre calabresi». «Ma, evidentemente – ha concluso il “portavoce” della Giunta è giunto anche per noi il momento di non attendere, come nel caso del Catanzaro, altri 12 anni per rivendicare il maltolto».
Vito Macrìna