Era il mese di giugno, ed a Catanzaro si tenevano in continuazione tavoli istituzionali allargati ad imprenditori, per tentare di risolvere la crisi societaria dell’FC. All’epoca approntammo un comunicato con il quale ci dicevamo certi che la classe imprenditoriale catanzarese non avrebbe permesso il secondo fallimento del calcio in città in quattro anni, ed avrebbe raccolto l’invito dei politici assumendo le redini della società giallorossa. Qualche politico, addirittura si sbilanciava, annunciando quasi per certo che un gruppo composto da quattro grossi imprenditori della città avrebbe rilevato la società per riportarla ad alti livelli. Bastava poco in effetti per raggiungere l’obiettivo (sappiamo ora, con bilancio certificato, che i debiti non erano e non sono poi così tanti) e c’era in gioco anche un sicuro ripescaggio in prima divisione disponendo altresì di squadra fortissima allenata dal miglior tecnico visto a Catanzaro negli ultimi 20 anni: Gaetano Auteri. Un organico che avrebbe potuto tranquillamente vincere anche il campionato maggiore, approdando alla serie B, come sta confermando l’attuale squadra di mister Auteri: quella Nocerina ripescata proprio al posto del Catanzaro, nella quale militano anche alcuni elementi della rosa giallorossa dello scorso anno, e che sta letteralmente dominando il girone B della prima divisione. Ma nulla: i nostri imprenditori si limitarono alla fine ad una semplice colletta. “La montagna ha partorito il topolino” titolava un sito sportivo, mentre “inadeguata la risposta degli imprenditori” era il commento di uno dei politici che più si era attivato. Il resto lo conosciamo bene: nasce Tribuna Gianna, con soldi pubblici utilizzati per permettere l’iscrizione e sempre nella speranza che gli imprenditori si mettessero la mano sulla coscienza. Ma non accade nulla. Ed allora si deve rinunciare al ripescaggio, si iniziano trattative con gente di fuori città ed addirittura di fuori continente, si fanno nomi di cordate improbabili ed improponibili (Gicos, Pepsi Cola, Banca Barclays, addirittura un gruppo cinese, Quartaroli, il mitico De Vincenz ecc. ecc.) nel mentre la squadra, messa su alla meno peggio, colleziona sconfitte su sconfitte, umiliazioni su umiliazioni non certo sul campo, dove i ragazzi danno quello che possono, ma nel contorno, con stipendi mai pagati, mancanza di acqua calda, mancata pulizia degli indumenti di gioco, trasferte affrontate con collette dell’ultima ora, calciatori mandati via da ristoranti e alberghi: cose che non si vedevano nemmeno nei campionati dell’Albania degli anni ’80.
Oggi leggiamo che il Bologna, in situazione analoga a quella del Catanzaro ma con debiti notevolmente superiori, praticamente in pre-fallimento, viene salvata dagli imprenditori della città. Per primo Massimo Zanetti, industriale del caffè e con lui una cordata di imprenditori bolognesi. Tutti si mettono una mano sulla coscienza, si riuniscono sotto la sigla di un “comitato Bologna 2010” e salvano il calcio nella città felsinea. Ed a Catanzaro? Silenzio assordante da parte di chi potrebbe fare esattamente ciò che è stato fatto a Bologna e con molte meno spese; indifferenza assoluta davanti alle umiliazioni subite dalla propria città, di una squadra che nella sua storia è stata addirittura in testa alla classifica di serie A, orgoglio di una regione intera, ed ora si ritrova ad essere l’ultima squadra dell’ultimo campionato professionistico, messa alla berlina da tutta la stampa nazionale. Un titolo su tutti: “CatanzEro”, uscito su “Il Fatto quotidiano”, a tutta pagina. Non aggiungiamo altro, proviamo soltanto tanta invidia per i cittadini bolognesi, i quali possono davvero essere orgogliosi della classe imprenditoriale della loro città. Punto.
CARA CATANZARO