ANALISI
CATANZARO-MONOPOLI=0-1
di Paolo Carnuccio
La gara Catanzaro-Monopoli non ha offerto molti spunti di carattere tecnico tattico.
Il Catanzaro si presentava con la formazione di domenica scorsa tranne l’innesto di Ciano sul lato e lo spostamento di Gimmelli centrale, a causa della squalifica di Caccavale, e l’ingresso di Frisenda in tandem con Sarli.
Il Monopoli si schierava con un 4-4-2 bloccato sulle corsie esterne in cui Paris (a destra) e Vittorio (a sinistra) facevano solo fase difensiva.
L’inizio della partiva manifestava immediatamente la difficoltà del Catanzaro a trovare continuità nello sviluppo della manovra.
Gli attaccanti rimanevano molto lunghi e sempre in linea, ciò consentiva uno scollamento tra i reparti con molte zone di campo libere per le traiettorie di passaggio.
Il Monopoli si chiudeva nella sua metà campo cercando solo di interrompere l’azione e rilanciare lungo verso gli attaccanti.
Benincasa si infortunava, Berardi provava qualche inserimento nel mezzo ma senza molta efficacia mentre sulle corsie esterne Ferrigno e Merito non cercavano mai la profondità, non saltavano mai l’uomo, e riuscivano a mettere solo qualche pallone dalla tre quarti completamente inutile perché preda dei difensori pugliesi.
La partita diventava brutta e poco spettacolare non si avevano giocate lineari e il Catanzaro si affidava a lanci lunghi.
Nel secondo tempo il copione non cambiava, si cercava di affrettare il tempo della giocata ma venivano fuori errori più frequenti.
Il Monopoli trovava il gol con un’azione fortunosa (e irregolare per una valutazione sbagliata dell’arbitro) per una deviazione su tiro di D’Allocco, si sistemava ancor più dietro la linea della palla e per il Catanzaro era difficilissimo trovare lo spiraglio giusto.
La gara scivolava via verso la fine senza grandi sussulti e gli ingressi di Bueno e Marchano non sortivano effetti anche perché i pugliesi alzavano la linea dei difensori praticando il fuorigioco.
In conclusione: la prestazione del Catanzaro (di segno nettamente opposto a quella di domenica scorsa) evidenzia problemi non solo di carattere fisico (si veda il netto ritardo di condizione di alcuni calciatori infortunati) o di carattere tattico (si vedano le correzioni sul sistema di gioco adottato in relazione alle caratteristiche dei calciatori a disposizione) ma soprattutto di carattere psicologico.
Si è notato una squadra senza motivazione, attenzione, applicazione, capacità all’ascolto dell’allenatore, disponibilità al sacrificio, coesione in campo, serenità nelle soluzioni di gioco.
Tutte componenti psicologiche dovute a qualche fattore interno ovviamente non conoscibile, o rappresentabile con certezza, su cui si dovrà lavorare partendo dalle spiegazioni dello spogliatoio.
Paolo Carnuccio