Il markoritocco – “Finalmente il nuovo sponsor del Catanzaro”
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Riusciranno i nostri eroi ad affossare definitivamente il Catanzaro Calcio? La strada è ormai in discesa. Gli ostacoli e le curve, vengono superati con facilità. I semafori sono lampeggianti. Evitato anche il “pericolo” che qualche compratore serio potesse avvicinarsi, magari consentendo al Catanzaro di giocare un normalissimo campionato di terza o quarta serie. Si va verso il baratro senza conoscere quanto tempo ci vorrà ancora per raggiungerne il fondo. È fallito dopo i primi schizzi il disegno di un Catanzaro minore, che sopravviva di stenti e umiliazioni, di regalie imprenditoriali e contributi pubblici.
SOGNI E DISEGNI – È fallito il disegno della politica dentro la società e i tifosi fuori dallo stadio, a chiedersi perché pagare (con le tasse oltreché con i biglietti) per consentire la messa in scena di questo triste avanspettacolo. È crollato il sogno che le istituzioni, per una volta, potessero essere dalla parte dei cittadini-tifosi, regalando un sorriso ad una città stanca. Che oggi non ha più neanche il suo passatempo preferito: un’ammaccata ma sempre rispettata squadra di C2. Niente di tutto questo. Mentre il Sorrento maramaldeggia su una versione vacanziera e scolastica dell’Effeccì. Mentre le corazzate Neapolis e Melfi scorrazzano sul prato del “Ceravolo” senza neanche sbuffare troppo. Mentre l’armata littoria devasta ma non infierisce sulle spoglie giallorosse. Mentre tutto questo accade, la città non ha neanche la forza di pretendere il conto, i tifosi non hanno più voce per protestare, le istituzioni e i soci fanno a gara nel cercare di scaricare la patata bollente.
SOLDI E SALDI – Ci sono alcuni dati di fatto da cui partire. L’Effeccì non ha i soldi per tirare avanti. Né per comprare i giocatori allestendo una squadra dignitosa, né per rispettare le scadenze fiscali e contributive, né per darsi un’organizzazione sia pur minima. Le trasferte sono spartane. Tramite lo strumento della Tribuna Gianna le istituzioni hanno sperperato una valanga di soldi pubblici per l’iscrizione, ben sapendo che gli attuali soci non potevano andare avanti. A fronte dello stanziamento bisognava pretenderne l’uscita di scena, magari con una procura notarile per la vendita delle quote a prezzo simbolico (richiesta manifestata oggi dai tifosi con la petizione “Chiarezza e Trasparenza”). Una formula già utilizzata in passato in particolari momenti della storia giallorossa. Così si è solo rimandato il problema di poche settimane, lasciando in sella i soliti noti, senza riuscire a trovare un compratore che non fosse spaventato dal bilancio dell’Effeccì o dalla paura di fare la figura del pollo. La figuraccia si dilata ogni giorno di più. Dopo il no dei possibili acquirenti estivi, è fallito anche il tentativo di pagare le prime scadenze (gli stipendi di maggio-giugno) con i soldi di alcune fantomatiche multinazionali. Si cercano investitori in tutti i continenti, Asia compresa, ma non si capisce che il problema è indigeno. All’interno del Catanzaro e di Catanzaro. O forse si spera di trovare qualche imprenditore che non conosca la situazione del FC e che accetti di pagare per gli errori altrui?
SURREALISMO ISTITUZIONALE – E allora, prima che la nave naufraghi, ecco arrivare il trionfante comunicato della Tribuna Gianna, pronta a chiamarsi fuori dopo aver raggiunto il suo obiettivo. Surreale, quasi comico in questa situazione drammatica. Avrebbe potuto avere un senso il 30 giugno, appena effettuata l’iscrizione, non oggi. Sia chiaro: quando si parla dell’associazione non s’intende il mero strumento tecnico utilizzato per far transitare i soldi pubblici nelle casse del FC. Si parla di chi ha ispirato questa manovra, delle quattro istituzioni che l’hanno concepita e poi resa operativa: il Comune di Catanzaro, la Provincia di Catanzaro, la Camera di Commercio di Catanzaro, la Regione Calabria. Il vero obiettivo di istituzioni, Tribuna Gianna e affini era restituire una dignità insieme a una proprietà al Catanzaro. Non sono stati capaci di farlo, anzi hanno incancrenito la situazione. Svuotando il “Ceravolo”, tradendo la fiducia del popolo giallorosso, non offrendo trasparenza (e un resoconto dettagliato) sulla finalità dei soldi pubblici stanziati alla Tribuna Gianna e finiti nelle casse dell’Effeccì.
IL TEMPO È DENARO – La situazione è sempre meno rimediabile, sia dal punto di vista sportivo sia da quello gestionale. Le settimane passano e i punti in classifica rischiano di diminuire. La prima penalizzazione è già in arrivo per il mancato pagamento degli stipendi dei calciatori di maggio e giugno: un triste ritornello delle gestioni post-Lodo. La squadra è sballottata e senza certezze. Il “Ceravolo” è un porto di mare, in cui entrano ed escono i personaggi più disparati. E dove solo i tifosi non sono graditi. Ze Maria e Malù sono due vasi di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Pronti ad abbandonare la nave a breve, se non arriveranno le garanzie necessarie. Intanto anche il tassametro del debito corre veloce. Anche la più spartana delle gestioni ha un suo costo che va ad appesantire ulteriormente le casse esangui. Senza portare frutti, ma accentuando la rabbia dei tifosi. Tifosi che hanno pianto lacrime amare il 10 luglio del 2006 mentre l’Italia intera festeggiava. E che oggi, invece, sono stati portati a sperare che questa copia del Catanzaro fallisca.
FALLIMENTO E SALVEZZA – Paradossalmente, proprio un fallimento durante la stagione potrebbe essere l’ultima carta per cercare di salvare il calcio e la categoria. Come Pescara e Pro Patria, per citarne un paio, in caso di apertura dell’iter fallimentare del FC Catanzaro, il curatore potrebbe procedere alla vendita tramite asta, senza incidere sul lato sportivo. Con i libri in tribunale, ci sarebbe la tanto sospirata “chiarezza e trasparenza” su conti, numeri, bilanci, debiti sempre troppo ballerini. Solo a quel punto un compratore serio sarebbe garantito e potrebbe essere interessato all’acquisizione. Solo a quel punto si potrebbe tornare a parlare di calcio. Solo a quel punto si potrebbe iniziare a riscrivere la storia.
Ivan Pugliese