La partita tra Catanzaro e Bisceglie ha offerto discreti spunti di riflessione in ordine ad aspetti di natura tattica.
La formazione giallorossa, falcidiata dai numerosi casi di positività al coronavirus, si schiera con il classico 3-4-1-2, Di Gennaro tra i pali, la linea di tre con Riccardi nel mezzo, Scognamillo e Gatti ai lati.
A centrocampo la coppia centrale composta da Risolo-Baldassin mentre Pierno (autore di una buona prestazione) e Parlati si dispongono sulle corsie esterne; Carlini dietro i due attaccanti Evacuo e Di Massimo.
Il Bisceglie si contrappone con un sistema di gioco che tendenzialmente si spalma su tre linee (3-5-2) anche se gli attaccanti a volte in fase di possesso si dispongono uno su uno per aiutare il palleggio e inserirsi tra i centrocampisti del Catanzaro.
Fin dalle prime battute della gara nella squadra di Calabro si notano due evidenti situazioni: a) il ritmo di gioco assolutamente al di sotto dello standard tecnico; b) la scarsa collaborazione tra i reparti e tra gli stessi giocatori.
La motivazione di tale oggettiva difficoltà risiede nella complicata settimana di lavoro in avvicinamento alla partita con il Bisceglie, costellata di dubbi e problematiche di formazione a causa delle numerose positività al Coronavirus.
Si denotano, purtroppo, alcuni errori nel palleggio e scarsa propensione all’accompagnamento della manovra.
Troppe volte sono solo i difensori ad iniziare la dinamica di possesso e questo genera poca precisione ma soprattutto lentezza nel trovare la giusta soluzione.
Il Bisceglie difende chiuso nella propria metà campo ed aspetta l’errore del Catanzaro per poter ripartire, ma anche nelle loro fila si notano degli evidenti limiti tecnici.
Le pochissime occasioni nel primo tempo si producono a causa di alcune letture errate soprattutto sulle palle alte nella difesa del Catanzaro ed occorre un sempre attento Di Gennaro per poter sventare i pericoli dei pugliesi.
Il Catanzaro tira poco in porta e fa fatica per i numerosi errori di trasmissione ad avvicinarsi alla porta avversaria.
Un dettaglio a tratti rilevante è quello che riguarda la coppia centrale di centrocampo (Risolo-Baldassin) che non si abbassa per l’iniziativa nello sviluppo ragionato del gioco di possesso, mentre Carlini staziona sempre più avanti nel raggio di azione.
I ricettori esterni si trovano sempre, o quasi, a dover lavorare la palla girati di spalle ed a ritornare la sfera verso i difensori che manovrano lentamente e con qualche difficoltà.
L’aspetto positivo, nonostante le chiare giustificazioni per quanto sopra più volte ribadito, si evidenza nella compattezza di gruppo che la formazione giallorossa sempre conserva.
La consapevolezza delle difficoltà è nota a tutti e, lentamente, diventa un vero punto di forza.
Il secondo tempo inizia con un’occasione del Bisceglie causata da un errore difensivo, sempre su palla alta, ma quando Calabro inizia le prime sostituzioni la partita cambia.
L’ingresso di Corapi e Curiale appare decisivo, la manovra acquista più ordine perché Corapi si propone per l’inizio, e si evidenzia una maggiore intensità di ritmo specie nell’acquisto di profondità per le verticalizzazioni.
Carlini comincia a muoversi in modo molto più funzionale ai tempi ed alle soluzioni di gioco, sintomo di un pieno affiatamento proprio con lo stesso Corapi.
Il gol arriva con il sempre utile Curiale (a proposito sempre più efficace e decisivo) e quando per il Catanzaro giunge il vantaggio la gara si mette sui binari proprio più congeniali alle caratteristiche di mister Calabro.
Inizia la girandola delle sostituzioni e la squadra giallorossa dimostra personalità, esperienza, ma in questa occasione tantissima abnegazione per sopperire alle difficoltà di organico.
Il Bisceglie non può reagire, vuoi per evidenti limiti tecnici rispetto al Catanzaro, vuoi anche per la compattezza della squadra di Calabro che si contrapponeva con assoluta solidità.
Tutti i giocatori si sacrificano anche in ruoli non propriamente adatti alle loro caratteristiche ed il Catanzaro porta a casa una vittoria importantissima quanto meritata proprio per le difficoltà che in settimana si erano manifestate.
La chiave tattica:
L’ingresso di Corapi ed il contestuale atteggiamento di Carlini.
La distribuzione del gioco da parte di Corapi ha fatto ritrovare metri di campo al Catanzaro che si è avvicinato alla porta del Bisceglie.
Carlini si è abbassato per andare a trovare la superiorità numerica nella seconda palla ricevuta dal compagno dopo la trasmissione di Corapi.
L’intensità ed il ritmo si sono alzati e così l’alternanza delle soluzioni, la verticalità nella prima palla (Corapi), la ricezione del compagno e lo scambio corto e basso (Carlini) per la preparazione della finalizzazione.
A volte questo riesce con linearità, a volte sembra solo un cambio di fronte, a volte si crea quella situazione “sporca” dentro l’area di rigore che favorisce la realizzazione.
Cosa ha funzionato:
La consapevolezza della difficoltà e la compattezza del gruppo.
Il Catanzaro ha acquisito una fisionomica specifica fatta di personalità ed esperienza ma in questo caso ha mostrato anche concentrazione e serenità.
Nonostante gli errori, e le oggettive difficoltà di schieramento di un undici titolare inedito, la squadra ha mantenuto costante la serenità per portare a casa la vittoria.
Merito in particolare dei giocatori che sono stati chiamati a disputare la gara senza un’adeguata preparazione settimanale, ma molto merito a mister Calabro che riesce sempre a trovare la forza dalle difficoltà.
Cosa non ha funzionato:
Non è un problema di sistema di gioco, la mancanza di ritmo e di soluzioni non dipende dal 3-4-1-2 ma dai movimenti che si devono richiedere.
In un contesto di formazione inedita e di complicazioni evidenti, ed a prescindere dalla innegabile considerazione che vi erano giocatori alla prima presenza come titolari, la squadra non è andata in difficoltà perché le caratteristiche dei singoli richiedevano un sistema di gioco diverso ma perché alcuni movimenti collettivi del 3-4-1-2 hanno bisogno di essere meglio lavorati.
Il ritmo, l’intensità e le soluzioni, le trovi se la coppia dei centrocampisti centrali, insieme oppure a turno, si abbassa veloce per essere la prima scelta di trasmissione del difensore, e la verticalità, di cui si parlava sopra, possa essere sempre associata ad un coinvolgimento sempre maggiore dei due esterni per la costruzione di triangoli con la linea di mezzo (Carlini) a fare superiorità. In questa maniera eviti i possibili errori di trasmissione dei difensori, la prevedibilità dello sviluppo del gioco, l’isolamento degli attaccanti con conseguente sterilità nella finalizzazione, e la mancanza degli inserimenti per il tiro in porta.