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Catania Catanzaro 0-2: l’analisi tecnico-tattica

Scritto da Davide Greco

Un Catanzaro sopra le righe si aggiudica l’intera posta in palio ridimensionando le ambizioni della squadra etnea

C’è voluto quasi mezzo secolo per tornare a vincere in quel di Catania, dove l’ultimo successo dei giallorossi in campionato risaliva alla stagione 1974-75. La prestazione del Catanzaro ha ridimensionato non poco le ambizioni della squadra etnea, che avrà bisogno di riordinare le idee dopo lo scivolone interno.

La squadra di Auteri ha dominato per tutti i 90 minuti surclassando gli avversari per grinta, tecnica e capacità di sacrificio. Dopo una settimana avvelenata dalle critiche, la squadra e il mister hanno risposto con una prestazione maiuscola che restituisce entusiasmo e fiducia nei propri mezzi.

Chi va per il Sottil e chi no

Mister Sottil decide di giocarsi la partita con il classico 3-5-2 contando sull’esperienza di Lodi e Bigianti per intasare la mediana e tenere in mano il pallino del gioco. Difesa a 3 con Aya e Silvestri ai lati a supporto di Esposito, laterali di centrocampo Calapai e Ciancio più il duo Marotta Manneh in avanti.

Dopo un’iniziale fase di studio il Catania inizia a rendersi conto che qualcosa non gira per il verso giusto: il Catanzaro è più reattivo, più veloce, più abile nelle marcature e più insidioso nelle ripartenze.

Il gol di Kanoutè scombussola i piani di Sottil che dopo pochi minuti perde Calapai per infortunio. Il tecnico dei siciliani manda in campo Baraye ordinando il cambio di corsia con Ciancio, che sulla corsia sinistra incontrerà in Favalli un ostacolo insormontabile.

Anche il Catanzaro deve fare a meno di DeRisio, ma l’ingresso di Iuliano non altera gli equilibri di un match costantemente in mano ai giallorossi.

A inizio ripresa Sottil decide di schierare l’artiglieria pesante sostituendo un abulico Manneh con Barisic, Angiulli con Rizzo e infine inserendo Curiale al posto di Esposito. Per rinunciare al centrale difensivo, Sottil è costretto ad arretrare Ciancio come terzo in difesa lasciando a Barisic il compito di svariare dalla mediana in avanti.

La mossa di Sottil si rivela azzeccata solo per metà, infatti Ciancio disputa un’ottima ripresa ma le due punte in avanti non ricevono la necessaria assistenza. Cosi dopo due gol annullati per chiara posizione di offside, bisognerà aspettare il 77esimo minuto per assistere alla prima vera conclusione di Curiale facilmente parata da Furlan.

Il forcing finale con assetto ultra offensivo non sortisce gli effetti sperati perché è ancora il Catanzaro a rendersi pericoloso con tre rapide ripartenze che fanno tremare le gambe a Pisseri, che a fine gara ringrazierà i pali della sua porta per aver evitato l’onta di un passivo più pesante.

A lezione di fisarmonica

Per spiegare la vittoria del Catanzaro bisogna pensare a una fisarmonica, quel particolare strumento musicale a mantice che suona sia quando si comprime e sia quando si espande. Auteri è riuscito a far giocare gli undici accorciando ed allungando le distanze fra i reparti in entrambe le fasi di gioco. È stato come assistere ad un concerto al teatro dell’Opera, nemmeno una stecca e standing ovation finale.

Innanzitutto il pallino del gioco. Maita e Iuliano (escludiamo DeRisio che aveva iniziato bene, ma ha dovuto abbandonare il campo dopo appena 20 minuti di gioco) sono saliti in cattedra perché non erano mai soli. In ambo le fasi, possesso e non possesso, i centrali sono stati supportati dal trio d’attacco e dal trio difensivo.

Perfetti i raddoppi di marcatura, encomiabile il pressing e l’aggressività sul portatore di palla, esaltanti le coperture difensive e tempestivi i recuperi sulle seconde palle. A centrocampo non c’è stata partita, Lodi e Biagianti non ci hanno capito nulla perché fronteggiati da un primo avversario in fase di interdizione, poi da un secondo che raddoppiava la marcatura neutralizzandone il raggio d’azione.

I due corridori di fascia Ciancio e Baraye sono stati tagliati dalla costruzione del gioco per via del posizionamento a zona dei terzini e dal movimento ad accentrarsi ed allargarsi dei laterali di centrocampo. Tant’è che Ciancio è venuto fuori nella ripresa quando, da terzo in difesa, avanzava libero da marcature e Baraye si è visto solo in un paio di occasioni dopo aver ricevuto una palla lunga.

Gli attaccanti siciliani a loro volta non sono mai entrati nel vivo del gioco perché privi della necessaria assistenza. Costretti a giocare isolati e ben fronteggiati dal terzetto difensivo giallorosso, Marotta è stato vittima del proprio nervosismo e continuamente pescato in fuorigioco, Curiale invece ha cercato di sfondare centralmente dove gli spazi erano intasati e ben controllati dai giallorossi.

Due spunti individuali in mezzo a tanta coralità

L’abilità dei tre reparti di accorciare e allungarsi, fare densità e attaccare lo spazio, chiudere le corsie e creare superiorità ha strappato applausi consentendo ai giallorossi di sviluppare una manovra corale e mai scontata in tutte le fasi di gioco.

Diversi e tutti azzeccati i cambi in corsa di Auteri che ha saputo ordinare ai suoi di abbassare il baricentro quando il Catania spingeva, per lunghi tratti della partita ha schierato la difesa a cinque aspettando il Catania per poi colpirlo con le ripartenze.

Rispetto alle precedenti partite si è visto un acume tattico decisamente diverso con la gestione del pressing corto che consentiva di coprire meglio gli spazi e far scoprire la difesa del Catania. Tattica questa che è stata agevolata dalla situazione di vantaggio, ma senza dubbio meritevole di essere riproposta.

L’impostazione voluta da Auteri ha funzionato alla grande e per una volta la sterilità offensiva non ha negato ai giallorossi la via del gol che è stata trovata da due splendide marcature. Nonostante la coralità della manovra giallorossa, le reti sono arrivate da due ottimi spunti individuali.

Kanoutè dopo una corsa di 30 metri ha avuto l’abilità di svincolarsi della marcatura di Silvestri con un doppio passo e infilare Pisseri con un preciso fendente, Giannone invece dopo appena 3 minuti dal suo ingresso in campo ha trovato un tiro a giro da cineteca mandando in tilt la difesa del Catania.

Il Catanzaro avrebbe potuto segnare anche la terza rete visto che il Catania sbilanciato in avanti ha concesso ben tre ripartenze che hanno visto Infantino, Maita, Kanoutè e Nicoletti concludere pericolosamente, ma un po’ l’imprecisione e un po’ i legni hanno negato la gioia del gol.

Uno sguardo al futuro

Quanto visto a Catania lascia ben sperare per il futuro, ma ogni partita fa storia a sé. Il match alle falde dell’Etna ci dice che il Catanzaro è capace di giocarsela con tutti, ma trova maggior coscienza dei propri mezzi quando gli avversari giocano o almeno tentano di giocare.

Si è detto tanto della dispendiosità del gioco di Auteri e questo non potrà che essere un fattore determinante per il prosieguo del campionato. La velocità della manovra e l’efficacia delle soluzioni offensive non vanno a braccetto con il fiato corto.

Se altre squadre possono contare sulla capacità realizzativa di attaccanti molto esperti, il Catanzaro ha bisogno di orchestrare l’azione offensiva con tutti gli effettivi a disposizione. In quest’ottica risulta indispensabile il pieno recupero di Infantino che del reparto offensivo è l’unico a saper aggredire lo spazio centralmente.

Infine non resta da augurarsi che la vittoria sia da sprone per il futuro, il Catanzaro ha i mezzi per fare molto bene e lasciarsi alla spalle una prima fase del campionato interlocutoria.

Autore

Davide Greco

15 Commenti

  • “Diversi e tutti azzeccati i cambi in corsa di Auteri che ha saputo ordinare ai suoi di abbassare il baricentro quando il Catania spingeva, per lunghi tratti della partita ha schierato la difesa a cinque aspettando il Catania per poi colpirlo con le ripartenze.”
    Mister Greco, sbaglio o ne avevamo parlato proprio la settimana scorsa di cambio strategie e ripartenze?

  • Voi che ne pensate, di quello che vado dicendo da agosto, se in mezzo al campo giocassimo con Maita De risio e Juliano non c’è n’è sarebbe per nessuno? Senza nulla togliere alla stratosferica prestazione di oggi?

  • Boss, consentimi una piccola correzione: l’ultima vittoria di campionato risale a quello disputato nel 1973/74, esattamente la domenica 26 Maggio 1974, 1-0 con rete di Carlo Petrini.
    Poi ci fù quella più rotonda per 4-0, ma nel girone di qualificazione di Coppa Italia 1981/82, ovviamente eravamo in A con la formazione più forte di tutti i tempi.

  • Davide puoi spiegare come è cambiato il gioco di Malta da tre anni a questa parte e indicarmi quale dovrà essere, secondo te, la sua evoluzione futura affinché possa diventare ancora più bravo di oggi potendo ambire a giocare in serie B o addirittura A, naturalmente con il Magico. Grazie

    • Ottima domanda. Il vecchio Maita era il play basso di un 3-5-2 scarsamente padrone del campo che soffriva sulle corsie esterne e cercava di fare densità per trovare sicurezza in pochi e sterili passaggi. Non c’era una vera filosofia di gioco, la partita si decideva sulla buona volontà dei singoli e sulla capacità di metterla dentro. Quella vecchia squadra non esiste più, cosi come non esiste più il Maita lento e lezioso che faceva innervosire i tifosi per la sua insistita manovra personale. Quando pensiamo al vecchio Catanzaro dobbiamo assolvere gli undici in campo perché venivano schierati con poche e confuse idee di gioco che puntualmente si rivelavano inefficaci.

      Il nuovo Maita e il nuovo Catanzaro sono lontani anni luce da quella concezione e questo non può che essere merito di Auteri. Il nostro mister vuole velocità e intensità, vuole i reparti uniti, vuole che la manovra si sviluppi verticalmente invece di ristagnare. I benefici sono abbastanza evidenti e Maita (essendo dotato di una gran tecnica) è fra quelli che ne ha giovato maggiormente.

      Fatta questa lunga (e doverosa) premessa rispondo alla tua domanda. Il Maita del futuro bisogna vederlo come Hamsik del Napoli, Milinkovic-Savic della Lazio, Cristante della Roma, Wijnaldum del Liverpool o Modric del Real Madrid per fare qualche esempio. Cioè quel tipo di giocatori che grazie alla propria imprevedibilità aprono gli spazi per i compagni inserendosi fra le linee, illuminano la manovra con la tecnica, nascondono la palla all’avversario, riescono a verticalizzare mettendo il compagno nell’uno contro uno, si rendono efficaci anche nella fase di interdizione pur senza avere la fisicità di altri compagni. Tutte cose che fanno di un giocatore un campione.

      Purtroppo Maita non ha i centrimeti di Fellaini e Pogba e nemmeno i piedi di Massimo Palanca, quindi il suo apporto alla manovra offensiva non si concentrerà sulle palle inattive, ma al contrario dipenderà da quanta fantasia riuscirà a mettere in campo. Ovviamente la bontà del lavoro di Maita dipende anche dai compagni e dalla loro capacità di aggredire gli spazi che il nostro capitano è chiamato ad aprire.

      • Analisi perfetta, lo pensò da anni. Penso anche che il salto definitivo lo farà quando la smetterà di fare il bravo ragazzo e diventerà un po’ più zingaro. Un po’ come vacca, quello sì che è un regista

  • Sono d’accordo con Aquila59 se giocassero Maita De Risio e Juliano con questo tris d’assi non passerebbe nessuno nemmeno Annibale. Il nostro problema è l’attacco, in quanto un po’ per frettolosità un po’ per ingordigia si sbagliano tanti gol già fatti, con il problema che poi rischi di prenderle nei finali di partita. Sono contento per la prestazione della difesa e del nuovo portiere Furlan in quanto ha dato sicurezza a tutta la difesa, che mi pare dovrebbe essere premiato oggi come miglior portiere della Lega pro dell’annata scorsa.

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