Un “evidente equivoco su cui si basa l’impostazione accusatoria. L’avere la Giunta regionale escluso i dirigenti cosiddetti interni ritenendoli ‘apoditticamente’ privi delle necessarie competenze, avrebbe potuto determinare una violazione di legge ove avesse in ultima analisi consentito il conferimento di un incarico dirigenziale a un soggetto del tutto estraneo ai ruoli della pubblica dirigenza, ma dal momento che l’incarico è stato conferito a dirigente di ruolo di altra pubblica amministrazione, la prospettata violazione di legge non appare neppure ipotizzabile”.
Queste alcune delle righe contenute nelle 16 pagine che contengono le motivazioni con cui il giudice del tribunale catanzarese, Tiziana Macrì, il 2 febbraio dell’anno scorso ha assolto Giuseppe Scopelliti e Domenico Tallini, allora rispettivamenteGovernatore della Calabria e Assessore al Personale, indagati per abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Alessandra Sarlo come dirigente generale del dipartimento Controlli della Regione.
Per il giudice Macrì, inoltre, anche l’ipotesi della mancanza di un’adeguata motivazione per escludere dalla nomina i dirigenti dell’Ente, “non appare integrare la violazione della norma così come di alcuna altra disposizione normativa o regolamentare”.
Nelle ultime righe delle motivazioni il magistrato chiarisce un altro punto, cioè il perché abbia disposto la trasmissione degli atti in Procura per le dichiarazioni rese da Francesco Antonio Stillitani.
L’ex assessore durante l’interrogatorio del novembre 2014 parlò di un presunto accordo tra l’ex presidente e Gino Trematerra (segretario dell’Udc), accordo che avrebbe stabilito come “la scelta dei dirigenti regionali era di fatto demandata al presidente Scopelliti”. Per il giudice, però, queste circostanze “sono state almeno in parte smentite”.