In tutto, 11 capi d’accusa, riassunti in nove pagine che il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli ha trasmesso qualche giorno fa al Csm riformulando le ‘incolpazioni’ nei confronti del pm di Catanzaro Luigi de Magistris. Accuse delle quali il magistrato calabrese è chiamato a rispondere in sede disciplinare, nell’ambito del procedimento che gli aveva promosso il ministro della Giustizia Clemente Mastella, che per de Magistris aveva chiesto anche il trasferimento d’ufficio in via cautelare, su cui la sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli si esprimerà il 17 dicembre.
Le novità delle contestazioni – che in larga parte riprendono quelle inizialmente formulate dal Guardasigilli sulla base delle relazioni degli ispettori di via Arenula – riguardano il “disinvolto rapporto con la stampa” tenuto da de Magistris, “del tutto disattento ai profili di opportunità nonchè di riservatezza delle attività d’indagine preliminare”. Un rapporto, evidenzia il pg, tale da “determinare la divulgazione del contenuto di atti giudiziari sottoposti al segreto d’ufficio”. De Magistris, sempre secondo le accuse, avrebbe creato “pubblicità sulla propria attività di indagine, anche utilizzando canali informativi personali privilegiati”.
Il pg cita il caso di un’intervista al ‘Giornale’ del 14 agosto scorso, in cui il pm avrebbe usato “espressioni del tutto improprie e incontinenti”, “inammissibili sfoghi”, denunciando i tentativi di ‘fermarlo’ e sottrargli le inchieste. Così come contesta a de Magistris di avere reso, “in più occasioni”, dichiarazioni in cui “faceva apparire che le iniziative giudiziarie o con finalità di accertamenti deontologici, adottate nei suoi confronti, fossero in realtà manifestazioni di un complotto per far cessare la sua attività d’indagine anche con il ricorso a strumenti processuali strumentalmente utilizzati per intaccare l’autonomia e il potere diffuso della magistratura”.
Interventi attraverso i quali, sostiene ancora l’accusa, il pm “ingenera il convincimento d’essere vittima di persecuzioni da parte di magistrati e di politici di ogni fazione”, come se fosse lui l'”unico moralizzatore della vita pubblica calabrese”. Contestazioni, queste ultime, che rischiano però di fermare, in dirittura d’arrivo, l’inchiesta del Csm su de Magistris.
Interventi attraverso i quali, sostiene ancora l’accusa, il pm “ingenera il convincimento d’essere vittima di persecuzioni da parte di magistrati e di politici di ogni fazione”, come se fosse lui l'”unico moralizzatore della vita pubblica calabrese”. Contestazioni, queste ultime, che rischiano però di fermare, in dirittura d’arrivo, l’inchiesta del Csm su de Magistris.
Quell’istruttoria avviata dalla Prima Commissione per approfondire proprio le esternazioni del pm sull’esistenza di complotti per fermare le sue inchieste, ma anche su presunte collusioni tra rappresentanti della magistratura, della politica e del mondo degli affari. Da lunedì prossimo i consiglieri di Palazzo dei marescialli si riuniranno per decidere se avviare nei confronti di de Magistris la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Ma ora, dopo l’iniziativa del pg, potrebbero essere costretti a fermarsi e a trasmettere gli atti dell’istruttoria finora compiuta allo stesso Delli Priscoli: la nuova formulazione delle contestazioni sembra coincidere con i fatti di cui si sta occupando la Prima Commissione, mentre la riforma dell’ordinamento giudiziario non consente che il Csm possa intervenire sugli stessi comportamenti sottoposti a inchiesta disciplinare.
Al di là delle ‘esternazioni’, in sede disciplinare de Magistris sarà chiamato a difendersi però anche dalle altre accuse messe nero su bianco dal pg nella nuova formulazione. Sostanzialmente quelle che gli contestava Mastella. Come le “ripetute e incontrollate fughe di notizie” sulle sue inchieste. A cominciare dall’iscrizione nel registro degli indagati del premier Romano Prodi, “disposta il 13 luglio 2007” ma “diffusa lo stesso giorno dal sito web di ‘Panorama'”.
Ma anche la “grave e inescusabile negligenza” nel decreto di perquisizione emesso a carico del pg di Potenza Vincenzo Tufano, che conterrebbe “gravi anomalie”. E quel provvedimento “abnorme e comunque inidoneo a determinare effetti giuridici” che per l’accusa è l’iscrizione tra gli indagati del parlamentare di Fi Giancarlo Pittelli, rimasto chiuso “nell’armadio blindato dell’ufficio”.
Al pm catanzarese, ancora, il pg contesta di aver tenuto “comportamenti gravemente scorretti” generando “nei confronti dei superiori e di altri magistrati sospetti non suffragati da elementi probanti”: il risultato è stato un “oggettivo discredito per l’istituzione giudiziaria”. De Magistris dovrà rispondere anche dell’accusa di “aver gravemente mancato ai propri doveri di correttezza e rispetto delle norme”: in particolare, per aver trasmesso alla Procura di Salerno il fascicolo ‘Poseidone’ dopo che l’inchiesta gli era stata revocata dal procuratore di Catanzaro, cioè quando non aveva “più alcuna legittimazione”.
I riflettori sul ‘caso de Magistris’ si riaccenderanno la prossima settimana. Quando la Prima Commissione deciderà se andare avanti o trasmettere tutti gli atti al titolare dell’azione disciplinare. Se si realizzasse quest’ultimo scenario, a carico del pm calabrese resterebbe soltanto il procedimento disciplinare. Oltre alla richiesta del ministro Mastella di trasferimento d’urgenza il magistrato da Catanzaro, sulla quale il 17 dicembre dovrà pronunciarsi la sezione disciplinare del Csm. Ma a distanza di tanto tempo, non è scontato che la Procura generale della Cassazione, che davanti al ‘tribunale’ di Palazzo dei Marescialli rappresenta l’accusa, scelga di sostenere la richiesta del ministro: c’è chi non esclude, invece, che proprio in quella sede i sostituti pg Vito D’Ambrosio e Pasquale Ciccolo, che si occupano del caso, possano concludere sostenendo che non ci siano più gli estremi per un trasferimento ‘urgente’.
C’è però un’altra conclusione possibile. All’udienza del 17 dicembre davanti alla sezione del Csm la Procura generale della Cassazione potrebbe presentarsi avendo già tratto le conclusioni sul procedimento disciplinare avviato a carico del magistrato calabrese: in quella sede, dopo aver depositato gli atti, l’accusa potrebbe anche chiedere il rinvio a giudizio di de Magistris o, in alternativa, il suo proscioglimento. Richieste sulle quali, comunque, il ‘tribunale dei giudici’ ha sempre la parola finale.