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Carlo, eroe normale

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L’editoriale di Francesco Ceniti e la richiesta al Catanzaro di onorare la memoria del tifoso giallorosso scomparso con il lutto al braccio a Lecce

Carlo non ha giocato in A, in B e neppure in Lega Pro. Non ha vinto medaglie d’oro o un Mondiale. Nessun giornale, tv o radio gli hanno dedicato spazio e tempo per salutarlo. Perché Carlo era una persona “normale”. Non è così. Carlo è il nostro eroe. E quando scriviamo “nostro” non pensiamo al forum, al sito e ai tifosi del Catanzaro. Carlo è l’eroe di un mondo che ha bisogno eccome di persone normali. Persone che vivono tra paure, speranze, gioie, dolori, ricordi e passioni. Ecco, la passione di Carlo era (è) il Catanzaro. Una passione esplosa nel modo più strano e coltivata non guardando il mare Ionio e la Sila Piccola, ma passeggiando tra i vicoli del Vomero e scrutando Capri all’orizzonte. Una passione difesa da una città impazzita per un re argentino che osservava come un alieno il ragazzo che aveva scelto un O’Rey venuto da Camerino. Una passione bella che non risponde alla logica, perché la passione conosce solo il richiamo del cuore. Una passione genuina, un amore per la propria squadra, sacrifici per vederla dal vivo, chilometri macinati con gli amici e ostacoli superati come birilli: le distanze, i soldi da spendere, i minuti di sonno persi, le tessere del tifoso che sono un invito a restare a casa. Una passione pura da tramandare alla cosa più preziosa che ha una persona: i figli.

Carlo è il nostro eroe, l’eroe di un genere umano che va troppo veloce pensando “tanto c’è domani”. Non va sempre così, a volte il domani è vietato anche a 38 anni, negato da una malattia bastarda che non ha rispetto neppure per le lacrime di un bimbo. Una cosa del genere ti uccide prima ancora di farlo sul serio, ti prosciuga l’anima, ti lascia senza forze. Carlo, no. Carlo è andato oltre: non si è piegato, con dignità si è alzato in piedi, ha guardato dritto negli occhi l’avversario messo sulla strada dal destino. Un avversario più forte, imbattibile. Sulla carta. Ma come accade in un campo di calcio, a volte il cuore ribalta il pronostico. E così Carlo gli ha fatto un bel tunnel all’avversario imbattibile: “Voglio abbonarmi, voglio l’ombrello, voglio che mio figlio sappia per quale squadra tifavo”. Ecco, in quelle parole c’è il nostro eroe. Abbiamo un solo modo per sconfiggere la morte: scavalcarla, lasciare un segno tangibile di chi eravamo, che cosa amavamo. Carlo ha vinto, ci ha insegnato come farlo. Continueremo a parlare di te, nostro eroe. Spiegheremo ai tuoi cari che grande uomo hanno avuto come padre, come marito, come figlio. E faremo di tutto perché domenica il Catanzaro ti onori come è giusto che sia, con il lutto al braccio.

Ciao, Carlo.

Ti sia lieve la terra (giallorossa).

Francesco Ceniti

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