Sono passate molte settimane da quando l’ex sindaco Abramo dal palco del Teatro Politeama, in occasione della cerimonia di apertura dell’anno scolastico, aveva annunciato davanti ad una enorme platea di studenti che era tutto pronto per il servizio mensa. L’ennesima falsa promessa in una vicenda in cui la confusione creata ad arte, gli annunci strumentali, comunicazioni mal interpretate e la volontà del Comune di non erogare il servizio l’hanno fatta da padroni.
Mesi di proteste ed incontri, ritardi inspiegabili, cambi di direzioni dall’autonomia scolastica alla centralizzazione, il tutto passando dalla decisione di Abramo, contro il parere dei suoi stessi Uffici e dell’opposizione, di non mettere 1 solo euro nel bilancio per le mense scolastiche.
Una storia assurda, ma didascalica su un modo di operare, nella quale anche Confindustria Catanzaro ha giocato un suo ruolo con proposte astratte e pubblicamente bocciate dagli stessi Uffici comunali perché contrarie alle regole sugli appalti e irricevibili, mentre la mensa è partita senza il Comune solo dove le scuole, con l’accordo di dirigenti scolastici e genitori, hanno capito e deciso di muoversi in autonomia.
Ora guarda caso un giorno prima della sentenza del Tar dopo l’inattivismo di mesi la Giunta elabora una proposta con la delibera 469 dal titolo Anticipazione fondi comunali per espletamento procedura di gara per servizio refezione scolastica anno 2013/2014″. Ma dobbiamo dire la verità ormai alla casualità in questa vicenda non ci crede proprio nessuno.
La delibera nella premessa recita che non è stato possibile garantire il servizio di refezione scolastica per l’anno scolastico 2012/2013 causa l’annullamento della vecchia procedura di gara. Ma come? Risulta pubblicamente che il Comune ha scelto di non erogare il servizio per mancanza di fondi e che Abramo ha deciso di non apportare i correttivi al bilancio, proposti da opposizione ed Uffici, che consentivano di reperire una somma di circa 500mila euro per garantire il servizio almeno ai più bisognosi. Ma non finisce qui: la delibera recita che per consentire l’avvio della procedura di gara la somma, indicata in oltre 3 milioni di euro, dovrà essere introitata dal Comune attraverso il pagamento anticipato di ticket, a totale copertura del costo pasto, da parte delle famiglie: «la suddetta somma, stante la menzionata gravità della situazione finanziaria dell’Ente, assegnata per consentire l’avvio della procedura di gara, dovrà essere introitata dal Comune attraverso il pagamento anticipato dei ticket da parte delle famiglie che corrisponderanno il costo totale del pasto, così come risultante dopo l’aggiudicazione dell’appalto, a procedura conclusa.» Non si capisce e cosi com’è scritta solleva qualche dubbio: sembra che le famiglie debbano versare anticipatamente le somme per la refezione scolastica. Di questi tempi una mazzata non sostenibile.
A questo si aggiunga, anche, che i tempi della pubblicazione sembrano realmente strumentali perché per effettuare una procedura di gara con questo importo servono per legge tempi lunghi e quindi sarebbe impossibile partire da gennaio del 2013. Abramo non lo sapeva? Un errore così grossolano per un ex Sindaco? Eppure il problema era stato ampiamente rilevato nel corso degli incontri tra Abramo, Asp, dirigenti comunali e scolastici dove era emerso che tra i tempi di pubblicazione e quelli di espletamento della gara, salvo ricorsi, sarebbero stati necessari tre mesi ed oltre.
La delibera prevede, inoltre, un prezzo di 3 euro a pasto, cifra di gran lunga inferiore alla media nazionale (3,80), peraltro soggetta ad ulteriore ribasso e così esigua da non garantire la qualità del servizio stesso, atteso che il pasto deve essere preparato secondo le tabelle dietetiche della competente Asl in ossequio alla linee guida che com’è noto prevedono un pasto completo, a differenza di quello che diceva Abramo citando una comunicazione dell’Asp che egli interpretava a suo modo, e quindi costoso.
Ma da non sottovalutare in questo prezzo anche la tutela dei livelli occupazionali, in sostanza il vincitore del nuovo ipotetico bando dovrebbe assorbire i lavoratori dell’ex gestore, che manteneva il servizio a circa 2 euro in più, ma con questa base d’asta è possibile salvare i posti di lavoro? La ditta dovrà sottopagare i dipendenti? Riuscirà a versare i contributi? Ne risentirà la qualità del servizio erogato agli alunni?
E nulla, infine, dice la delibera su come si pensa di coprire la percentuale del 15%, quindi circa 500.000 euro, relativa ai pasti da fornire a costo zero. E Catanzaro se Abramo non se ne fosse accorto è sempre più povera. Ma anche su questo avrebbero potuto chiedere a noi che responsabilmente abbiamo già le nostre proposte.
Appare opportuno sottolineare che se dovesse passare una procedura di gara così impostata il Comune introiterebbe i soldi dai genitori e per via del patto di stabilità da rispettare pagherebbe la ditta con notevoli ritardi. Ai genitori viene quindi richiesto un finanziamento e alla ditta aggiudicataria, se ci sarà, perché il rischio è che l’asta vada deserta, di effettuare un lavoro sottocosto e quindi in barba a tutte le norme di legge in materia ed aspettare i pagamenti che avverranno con ritardo e quindi con tutte le conseguenze del caso.
La proposta di Abramo di un servizio a 3 euro è chiaramente una mossa politica elettorale a cui non si sarebbe dovuto prestare il fianco, ben sapendo l’effettivo costo dell’appalto e ravvisando comunque la necessità o meglio l’opportunità, come da me denunciato, di ridurre il prezzo rispetto agli anni precedenti. La proposta appare illegittima, surreale e sconfortante perché servirà solo a fare perdere tempo e non a risolvere strutturalmente il problema creatosi. Il solito metodo senza idee che crea solo confusione.