In tempi ahinoi non lontani, qualcuno si sedeva sul manto erboso per protestare contro una cosiddetta società che non retribuiva nessuno, in passato lo stipendio di settembre, se andava bene lo si percepiva a marzo e oggi? Oggi tutto è cambiato e di certo non sono queste le problematiche che sostanziano il momento nero che sta attraversando il Catanzaro. E allora cosa c’è? Cosa sta accadendo? Se a fine gara Masini non passa la palla al compagno (di fatto competitor…) di reparto Fioretti o a Russotto e quest’ultimo si strappa la maglietta sbattendo i pugni sul malcapitato manto erboso del Ceravolo, allora c’è da pensare e a nulla servono le bocche cucite degli addetti ai lavori. Qualcuno avrebbe giurato che tutti gli elementi in organico sono compatti e che non c’è nessuna situazione sconveniente nel gruppo, ma in conferenza stampa a fine gara lo stesso Cozza ha detto a chiare lettere: “oggi qualcuno non ha sudato la maglietta nel secondo tempo e non giocherà più”. Il Presidente ha parlato di ritiro, quindi è chiaro come il sole che c’è qualcosa che non va, più di qualcosa che non va.
Al di là della palese inferiorità tecnica dei singoli che ha sostanziato la vittoria del Frosinone (e delle altre gare finora perse), prima gli arbitraggi, poi le scuse ai tifosi, adesso ci si accorge che qualcuno non suda la maglietta. Ma se ci fosse una figura super partes che desse una mano al mister e di conseguenza al Presidente, una figura che diagnosticasse serenamente i mali non più tanto oscuri dei giallorossi, non sarebbe meglio? No. Cozza immagina la figura del DS come un ruolo meramente “commerciale” e ribadisce “Arriverà un DS ma l’anno prossimo per portare uomini importanti“ e chiude “Alcuni direttori sportivi sono la rovina delle società”. “Alcuni” sì mister, ma non tutti!
Abbiamo sempre ravvisato nell’unità di intenti tra Presidente e allenatore un valore aggiunto per l’US Catanzaro e lo abbiamo fatto in tempi nei quali Angelo Sorace ricopriva il ruolo di DS . Manca una figura che possa fare da problem solving e la coesione tra Presidente e allenatore potranno essere un valore aggiunto solo se implementato con una figura che riesca a vedere serenamente il presente, altrimenti si rischia seriamente di vanificare la promozione in Prima divisione. Le presenze al Ceravolo non sono state all’altezza del match e questo rischia di pregiudicare un rapporto che miracolosamente l’imprenditore reggino era riuscito a ricostruire. E allora perché ostinarsi affidando ad un non meglio pianificato ma già dichiarato repulisti, la soluzione del male “oscuro”? Paradossalmente si potrebbero ricommettere gli stessi errori.
Vedere giocatori avversari che si permettono il lusso di rivolgersi al pubblico per chiosare (vedi il ciociaro Santoruvo): ”siete proprio scarsi” non fa piacere a nessuno. Caro Presidente, caro Mister ci affidiamo al vostro spirito di sacrificio e vi preghiamo di far si che la vostra coesione sia una risorsa e non un boomerang autoctono. In questi casi la cosa peggiore sarebbe una valutazione affidata a fattori empatici e non ai valori reali degli atleti. L’episodio tra Masini e Fioretti è il compendio di una situazione già vissuta in passato ai tempi della serie B: gruppo dei “vecchi” che conquistarono il primato in classifica e la promozione e gruppo dei “nuovi” (Benny Carbone, Cammarata & C.) . Non è nostro compito giudicare o dire alcunché su certe argomentazioni, ma il dubbio è forte e permane. Le discrasie interne ad un gruppo (se sussistono) devono essere gestite e risolte dal Mister che spesso per monitorarle o meglio prevenirle, si avvale dell’ausilio di qualche fidato (l’anno scorso c’era…!). Se la bussola attualmente è stata smarrita, ci si augura che si agisca nel rispetto di una “P”iazza e non anteponendo l’eccessivo orgoglio che in questi frangenti è deleterio.
Ed ora Perugia ed il Curi che l’anno scorso furono il trampolino di lancio decisivo per le aspirazioni delle Aquile. Farebbe molto piacere che si riutilizzasse il manto erboso dei biancorossi per mettere a tacere le malelingue e rinascere con nuove prospettive. Chi ha tempo non aspetti tempo. Il campionato è maledettamente corto e gennaio potrebbe avere temperature antartiche e congelare definitivamente le prospettive. Il girone di ritorno sarà un inferno e verrà giocato da tutti (è sempre stato così e continuerà ad esserlo soprattutto in “C”) con calcoli alla mano e sangue agli occhi. Playout? No grazie. Insomma non è concesso procrastinare le soluzioni. Chi è dentro al meccanismo ne sa più di chi scrive. Che si agisca subito per non ritornare nell’inferno.
Giuseppe Mangialavori