«Voglio ringraziare UsCatanzaro.net, i tifosi, tutta Catanzaro. A livello professionale è stato un anno stupendo e sono stato molto, molto bene. Per questo il mio grazie di cuore al presidente, al direttore, a Marco». Oscar Brevi è da oggi un ex. Ma le sue sono parole al miele nei confronti della piazza e della società giallorossa, che stamattina, con un comunicato stampa, ha ufficializzato la decisione consensuale di dirsi addio. Una soluzione che era nell’aria fin dal dopo-partita di Catanzaro-Benevento. I dieci giorni (diventati poi venti) che le due parti si erano date prima di rivedersi sono sembrate fin da subito solo un modo per trovare le giuste alternative.
Oggi Oscar Brevi se ne va in punta di piedi, senza essere troppo rimpianto dalla tifoseria. Domani chissà. Lo aspetta una nuova avventura a Ferrara. Prima di congedarsi da Catanzaro ha voluto affidarci le sue ultime parole in un’intervista telefonica. Con la solita professionalità e il garbo che abbiamo apprezzato in questi mesi intensi. Gli chiediamo subito se dietro alla sua decisione c’è una mancata intesa economica con l’Uesse, la volontà di avvicinarsi a casa o le troppe critiche ricevute. Niente di tutto questo: «A livello di stimoli e di rabbia non ero più di quello di giugno scorso. È stato un anno faticoso, difficile, pesante. Il Catanzaro ha bisogno di un allenatore che abbia carica e grandissimo entusiasmo. Io in questo momento non ce li avevo. Con grande correttezza l’ho comunicato alla società e abbiamo deciso di comune accordo di separarci».
Tante le voci che si sono sentite in questi giorni, ma Brevi sorridendo chiosa: «Non c’entra niente che sono del Nord, non c’entrano niente le critiche. Siamo uomini di calcio, siamo abituati alle critiche perché fanno parte del nostro lavoro». E sul clima della città in questo periodo, sospesa tra la delusione della partita persa col Benevento e l’incertezza sul futuro è molto netto: «Il presidente Cosentino è una persona eccezionale. E Catanzaro dovrebbe tenersi stretto lui e il direttore Ortoli. La città ha il suo passato, la sua storia, la sua tradizione. Ma deve guardare al futuro. E il futuro oggi si chiama Cosentino, una garanzia, specie in questo periodo di difficoltà economica, di crisi globale e generalizzata per le squadre di calcio e per tutta l’Italia. Sono un uomo di calcio e sento in giro di tantissime società in difficoltà e che non sanno se si iscriveranno. Non vedo dei “Berlusconi” in giro pronti a investire tanti soldi nel calcio».
Tornando alla stagione vissuta Brevi esalta il suo gruppo di ragazzi che, partita per partita, ha acquisito sempre maggiore convinzione e compattezza. «Eravamo convinti di farcela. Ci resta il rammarico della partita secca, ma soprattutto dell’infortunio di Fioretti nella rifinitura blanda del sabato. Avevamo lavorato per arrivare all’appuntamento coi play-off con tutta la rosa a disposizione. E invece siamo arrivati a giocarci la sfida col Benevento senza il nostro attaccante migliore. Magari avremmo perso lo stesso, ma non ho rimpianti, anche se ho ripensato tante volte a quello che avremmo potuto fare in più». È il momento più brutto del suo anno a Catanzaro. Ma qual è quello più bello? «Ce ne sono stati tanti nel corso della stagione, anche perché le delusioni sono state davvero poche. Su tutti le vittorie con Pontedera, Perugia e il successo a Lecce».
Un’ultima domanda a Brevi la facciamo su Madonia, la “perla” del mercato invernale del Catanzaro che non ha reso secondo le aspettative: «Era l’attaccante che cercavamo, perché poteva fare la seconda punta o la punta esterna. Veniva dalla cavalcata col Trapani, anche se aveva giocato poco quest’anno in serie B. Pensavamo potesse essere l’arma in più nella seconda parte della stagione. Invece, semplicemente Madonia non si è ambientato a Catanzaro. Non è colpa sua perché si è impegnato. E non è colpa della città. Semplicemente dopo tanti anni a Trapani non si è trovato bene e non ha potuto dimostrare tutto il suo valore».
È l’ultima riflessione cristallina che raccogliamo di Oscar Brevi prima di salutarlo. Sperando di di ritrovarlo presto, magari da avversario.
Ivan Pugliese