«Sono venuto a Catanzaro con grande entusiasmo. Sono una persona abbastanza concreta, nel senso che non mi piace fare promesse. A me piace lavorare, piace dimostrare sul campo le mie idee, il mio pensiero e la mia filosofia di calcio». Dal vangelo secondo Oscar Brevi, giorno uno. Abbronzato, entusiasta e abbracciato dalla sciarpa giallorossa di rito, inizia la sua avventura a Catanzaro l’11 giugno 2013, una settimana dopo l’ufficializzazione della sua scelta da parte della società. Parole che suonano melodiche, quasi normali, dopo due anni di “sbruffonate” del suo precedessore.
La sua grinta in campo ce la ricordavamo tutti. L’abbiamo ritrovata subito anche nel suo Catanzaro, fin dai primi allenamenti nella quiete di Spoleto, spalleggiato dal “sergente” Martinelli. Difesa a quattro e centrocampo a tre: questo il suo mantra all’arrivo sui tre colli. Così parte il Catanzaro nella prima notturna col Viareggio. Una partita subito in discesa grazie a una magia di Martignago, poi le luci si spengono. In tutti i sensi. E i giallorossi faticano a riaccenderla. Due toscane, due pareggi, i primi mugugni. Spazzati via da due vittorie inattese: Frosinone e Lecce, le due squadre che si giocano la serie B, cadono sotto i colpi di Martignago e Fioretti. Il Catanzaro ha già una sua forma e mostra quelle che saranno le sue caratteristiche migliori: compattezza, determinazione, quadratura. In due parole, Oscar Brevi.
Arriva la prima capolista al “Ceravolo”, il Pisa. È una battaglia contro uno squadrone e un arbitro non proprio casalingo. Finisce 0-0. Riposo, poi la passeggiata a Nocera. L’aria di alta classifica sembra non spaventare questa banda di ragazzini. Ma le due notturne si trasformano in due brutte prestazioni contro Ascoli e Perugia, riportando il Catanzaro sulla terra. Emergono i primi dubbi. “Ma perché quel povero diavolo di Russotto lo fa giocare terzino a sinistra?“, diventa il ritornello preferito di stampa e tifosi. Manca qualcosa davanti e non c’è un regista, nonostante Fioretti e Vitiello si dannino l’anima per supplire alle lacune della squadra. Per Brevi non ci sono primedonne. Si combatte, si corre e si suda in 11. E se per la squadra è meglio così, Russotto gioca terzino. Ma la seconda capolista abbattuta al “Ceravolo”, il Pontedera, fuga i dubbi. E il blitz a Grosseto riproietta i giallorossi nell’olimpo dei sogni. L’altalena è terribile e il doppio pari con Salernitana e Gubbio non aiuta, nonostante i rimpianti.
Ora quattro partite in due settimane ci diranno dove può arrivare il Catanzaro. Si parte male con la peggiore prestazione dell’anno in termini di grinta: 1-1 col Barletta. Si prosegue con la partita migliore dell’anno: 1-0 col Benevento, finalmente Russotto. Tutto in tre giorni. La squadra sembra schizofrenica. In realtà le partite sono tutte molto simili e spesso è un episodio a spostare i giudizi. Dopo la seconda passeggiata a Pagani, arriva la batosta interna pre-natalizia contro L’Aquila. Ma i giallorossi, a fine girone d’andata, sono comunque terzi e scorgono a vista il Perugia capolista e il Frosinone. Che però non si volteranno più indietro.
Il mercato guarisce alcuni buchi della rosa. Arrivano un regista, un terzino sinistro e il jolly Madonia, quella punta da cui ci si attende tanto. In pratica l’unico innesto vero resterà Vacca. Gli altri faranno contorno per il resto della stagione, non certo per colpa di Brevi. Il Catanzaro adesso è anche in crisi di risultati, mentre la fase offensiva resta una chimera. Non si vince sul campo per due mesi di fila, complici la sosta natalizia, una sfilza di pareggi (Viareggio, Prato, Lecce, Pisa), una settimana di riposo, il successo a tavolino sulla Nocerina, un’altra sconfitta pesante a Frosinone. Sarà l’ultima dell’anno breviano prima dei play-off. Il popolo giallorosso ha perso la pazienza. Iniziano i mugugni, qualcuno arriva a chiedere il cambio in panchina. Brevi difende la sua squadra e le prestazioni, tenendo sempre un profilo basso ed esaltando comunque la determinazione dei suoi ragazzi di fronte a squadre più attrezzate.
Col Perugia arriva la rivoluzione con la difesa decimata. Brevi cambia, dimostrando intelligenza e coraggio. E firma un capolavoro tattico. Gli attaccanti in campo sono sempre tre, ma Russotto viene spostato più al centro, Vitiello arretrato in mezzo ai due difensori centrali e Marchi sull’out destro col ruolo di pendolo su tutta la fascia. Se lo avesse fatto Mourinho, sarebbe un genio. Ma Brevi è solo l’allenatore giallorosso e allora tutto è dovuto, tutto è scontato per l’esigente popolo dei tre colli. Il Catanzaro batte gli umbri e poi il Grosseto, mancando la terza vittoria consecutiva in casa contro il Gubbio. In trasferta, su campi difficili, la squadra diventa insuperabile col nuovo assetto difensivo. Pontedera, Salernitana, Benevento e L’Aquila fanno il solletico a Bindi. Barletta e Paganese regalano speranze in attacco, frustrate dal solito play-off perso contro il Benevento.
Difficilmente un allenatore è riuscito a spaccare così tanto una tifoseria. Da una parte i suoi estimatori, consapevoli della bravura di Brevi nel costruire un gruppo fantastico e una squadra rocciosa e pragmatica, difficile da affrontare per tutti, nonostante un organico decisamente inferiore a quello di almeno 5-6 squadre del girone. Dall’altra parte i suoi detrattori, che gli rimproverano una fase offensiva inesistente, lo scarso spettacolo offerto nel corso del campionato, il conseguente allontanamento della gente dallo stadio. C’è chi dice “chissenefrega del bel calcio in Lega Pro, l’importante è il risultato“. E c’è chi risponde che il calcio è comunque uno spettacolo e si paga il biglietto per divertirsi, specie in un campionato senza retrocessioni e con i play-off allargati. C’è chi argomenta che Brevi ha sempre schierato almeno tre punte, dimostrando intelligenza anche nel cambiare ruolo ad alcuni giocatori, sconfessando il mantra iniziale “difesa a quattro, centrocampo a tre”. E chi ribatte che spesso il numero di tiri in porta del Catanzaro è stato inferiore al numero di attaccanti in campo.
Tutte opinioni valide, tutte con almeno un fondo di verità. Oggi però è il momento dei saluti, il momento degli arrivederci. Forse la società non ha creduto in lui fino in fondo. Forse lui non ha creduto fino in fondo in questa società. In ogni caso, oggi Oscar Brevi lascia Catanzaro. A testa alta. Guardando idealmente tutti noi, tifosi e cronisti, dritto negli occhi. Come ci ha abituato in questi mesi. Senza mai una parola fuori posto, sempre con grande rispetto di tutti. Portando sempre alto il nome del Catanzaro che non ha mai rimediato una figuraccia in questa stagione dopo la collezione degli orrori dello scorso campionato. Brevi ha perso solo tre partite in tutto l’anno, oltre a quel maledetto quarto di finale dei play-off che non può, in ogni caso, inficiare una stagione di duro lavoro. Il suo è un mezzo miracolo, nelle condizioni e con il materiale umano a disposizione. Ed è anche il risultato migliore del Catanzaro negli ultimi 25 anni, Braglia escluso. Ecco perché, forse, Pierino popola di nuovo i sogni dei tifosi giallorossi. Perché non sarà facile fare meglio di Brevi. Per questo, oggi, gli tributiamo il nostro applauso, sperando di ritrovarlo presto da avversario. In bocca al lupo, mister.
Ivan Pugliese