«È arrivato il momento di mettere da parte i protagonismi per ridare serenità ad un ambiente lacerato. Noi, come abbiamo dimostrato fin dalla nascita, cercheremo di riavere il Catanzaro con dignità, il Catanzaro di tutti». Si conclude così il comunicato diramato poco fa dal Blocco 1929, la sigla che riunisce quasi tutti i club giallorossi. Come volevasi dimostrare, l’uscita del Catanzaro Club, , ha sollevato polemiche e reazioni. Che dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, quanto siano ancora aperte le ferite del fallimento dell’Uesse, alla vigilia di quello dell’Effeccì. L’editoriale di Francesco Ceniti su questa testata, i commenti e le reazioni degli utenti del portale e degli iscritti alla pagina Facebook di UsCatanzaro.net vanno nella stessa direzione. E ora arriva anche questo comunicato del Blocco, molto duro nonostante l’ironia che lo ammanta.
Per rispondere alle frecciate del club di Via Panella e per dire no a un possibile ritorno in pista «di chi ha scientemente fatto scomparire la gloriosa Uesse spianando la strada alla pochezza politica, imprenditoriale e ambientale che oggi è sotto gli occhi di tutti», il Blocco esorta il Catanzaro Club a non «cercare conforto e a non affidarsi alle cure di Poggi e Parente» per superare lo shock delle umiliazioni subite in questi ultimi mesi.
«Siamo vicini al Catanzaro Club – prosegue il comunicato – perché vogliamo credere che la firma propostaci a maggio, ad uso e consumo dei succitati soggetti e con lo spauracchio che la responsabilità di un immediato fallimento fosse interamente nostra, ci abbia visto vittime tutti quanti. Altro che negazionismo». E comunque, secondo il Blocco, nonostante quella firma Parente e Poggi non fecero niente per salvare l’Effeccì né per costruire un progetto. Poi, rivolto al presidente Rotella: «I risultati sono chiari a tutti: ai tifosi, agli imprenditori che avrebbero potuto interessarsi, agli organi di stampa locali e nazionali che ci hanno sbattuto in prima pagina. CATANZERO: se lo ricorda?».
Le ultime stoccate, quelle più dure, sono ancora rivolte ai due soci dell’Uesse e al club di via Panella: «Siamo vicini a voi del Catanzaro Club perché siamo certi che vi stiano utilizzando. Come sempre del resto, fin dai tempi del fallimento quando qualche scaltro dirigente non ebbe problemi a rimproverarla pubblicamente, caro presidente Rotella, affermando che lei era perfettamente a conoscenza della fine che avrebbe fatto l’US Catanzaro». E ancora: «Vi siamo vicini, amici del Catanzaro Club, e per dimostrarlo vi esortiamo a non andare ancora appresso alla Fata Morgana, a qualche avventato organizzatore di giochi a premi e cotillon, a chi appartiene a un passato inglorioso e squallido, fatto di mozzarelle, mani nella marmellata e riffe». Parole pesanti che ricordano episodi oscuri del periodo pre-fallimento del 2006.
Il comunicato del Blocco 1929 prosegue con un’analisi della situazione e con un appello al mondo imprenditoriale e alla tifoseria. Secondo i sostenitori giallorossi, è arrivato il momento per gli operatori economici di scoprire le carte, dopo «le solite elemosine alla “società” di turno, ma rinunciando ad impegnarsi per non pagare i debiti lasciati dalle folli gestioni dell’Effeccì. È arrivato il momento che questi signori ci dicano chiaramente se dobbiamo rassegnarci a non avere più calcio in città o se daranno seguito a quello che alcuni di loro hanno promesso con dichiarazioni pubbliche». Citano gli esempi della e altri imprenditori per rilevare una fetta di azioni. Citano la conferenza stampa di Noto e Colosimo che «si dissero disposti a impegnarsi solo in caso di fallimento». E si chiedono «quando finirà l’apprendistato» di Daniele Rossi, come lui stesso definì l’esperienza col Soverato .
Ribadita «l’assoluta incapacità della classe politica di questa città che ha speso i soldi dei cittadini per portare il Catanzaro al secondo fallimento», il Blocco chiama alla mobilitazione tutta la tifoseria, senza delegare, perché «c’è bisogno di esserci, di impegnarsi, di partecipare: per risollevarsi e pretendere un futuro migliore. Guardiamo avanti. Lo dobbiamo ai tifosi giallorossi sparsi in tutta la regione. Lo dobbiamo ai tifosi emigrati, quelli che hanno affollato per anni gli stadi di tutta Italia, quelli che si aggrappano ancora al Televideo o alle pagine di un sito internet per restare legati alla nostra squadra e alla nostra città che li vide partire».
Una conclusione che non può lasciare indifferenti tutti coloro i quali, schifati dagli ultimi tempi di “non-calcio”, si sono allontanati dallo stadio e dall’Effeccì, ma che portano ancora nel cuore i due colori che hanno rappresentato per tanti anni l’orgoglio di una città e di una regione. Una conclusione che sembra prefigurare nuove iniziative da parte del Blocco per coinvolgere tutti i tifosi vicini e lontani che vorranno contribuire a costruire un nuovo progetto. «Il Catanzaro di tutti», appunto.
Red