Una somma che sarebbe pari a 50mila euro: un ‘bottino’ per cui rischiare. Da qui la decisione di coinvolgere altri suoi connazionali che vivevano al nord. Domani i dettagli di quanto successo quella notte saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa (ore 12) alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ma, intanto, la storia ruoterebbe proprio intorno a lei.
All’indomani dell’efferato omicidio, in paese tutti rimasero tanto sconvolti quanto sorpresi per il fatto che la vittima fosse proprio Casparrino. Non dava nell’occhio, tutt’altro. Utilizzava una bicicletta per spostarsi, nelle campagne la legna da bruciare in inverno. Non era sposato, viveva con la mamma di 72 anni, anziana donna testimone all’omicidio del figlio. Lo scorso 12 agosto in tre, volto quasi coperto, entrarono nell’abitazione del bidello. Salirono sul tetto, rimossero delle tegole e da lì entrarono in casa. Iniziarono le minacce ‘dacci i soldi’ e le resistenze dell’uomo. Da qui le botte, tante, fino a quando i tre non soffocarono l’uomo, molto probabilmente con un cuscino. La mamma del 50enne più volte li supplicò di smetterla, fino quando non indicò loro il nascondiglio dei soldi, un vecchio baule. Ma era già troppo tardi: Bartolomeo Casparrino era già morto.
Agli investigatori fu subito chiaro che il colpo era stato pianificato. Le indagini dei carabinieri, da allora, sono state serrate. Oggi gli arresti, nel Casertano ma anche a Milano, Cuneo, Catanzaro. A finire in manette una banda di romeni: esecutori materiali dell’omicidio ma anche i complici, basisti, fiancheggiatori.
(ansai)