Bastano solo pochi minuti per capire che la sfida con la Scafatese, che in casa non coglieva la vittoria dal lontano mese di novembre, non sarebbe stata facile.
La squadra giallorossa si presenta al Comunale di Scafati senza i suoi tifosi. I campani pure. Fra accreditati provenienti da Catanzaro e tifosi gialloblù, le presenze non superano le 250 unità. Deprimente, è la C2.
Noi siamo il Catanzaro, dicevamo un tempo ormai lontano. Oggi ci presentiamo da capolista e, nonostante tutto, vista la differenza di punti in classifica e l’ambiente da mortorio di oggi, il Catanzaro può fare un solo boccone degli uomini dell’ex Marco Rossi.
Invece niente di tutto questo. Bastano pochi minuti per capire che il Catanzaro è ormai quello di tutte le trasferte del girone di ritorno, che perde con la Cisco in dieci, che pareggia con l’Igea Virtus, che vince soffrendo con il Vico Equense, che perde a Castellammare (unica sconfitta con l’onore delle armi) e che è travolto a Barletta.
Qualcosa non torna. Appellarsi alla mancanza d’impegno da parte della squadra non è giusto. Mancheremmo di rispetto a chi, nel bene e nel male, fra tante difficoltà cerca di fare il massimo, ma ormai non ci riesce.
E non avremmo rispetto neppure per gli avversari, se dicessimo diversamente. Le squadre suddette e incontrate in trasferta, pur se inferiori tecnicamente, suppliscono alla differenza tecnica correndo, menando e giocando fino all’ultimo secondo. Il Catanzaro non corre, giochicchia, cerca la manovra, ma questo non significa che non ci mette il cuore. E’ nella sua indole. Il Catanzaro di Auteri, e non questo Catanzaro del girone di ritorno (non dimentichiamolo che è diverso dall’andata), non è un Catanzaro da C2.
La partita di oggi per moltissimi aspetti è sembrata la fotocopia di quella disputata al D’Alcontres di Barcellona Pozzo di Gotto. Diverso è solo il risultato: pareggio allora, sconfitta netta oggi.
Terreno infame, palloni sgonfi, contorno che se dico da terza categoria potrei offendere qualcuno (per carità non sono scusanti ma è giusto dirlo). Loro che picchiano e che si buttano come forsennati su ogni pallone e noi come tante belle statuine a guardare.
Dopo circa mezzora di gioco (si fa per dire), esattamente al 28°, la Scafatese passa in vantaggio. Un lancio lungo rimbalza in area e il lungo Martone si avventa sul pallone che Vono sta per agguantare. Probabilmente il portiere è disturbato con il braccio dall’attaccante. La regola dice che nell’area piccola se tocchi il portiere è fallo. L’arbitro assegna il goal e la Scafatese si porta in vantaggio. A questo punto ci si dovrebbe aspettare la reazione del Catanzaro ma nulla di tutto questo avviene. La Scafatese continua a giocare come stava facendo, con un Sifonetti che Ciano, Gimmelli e Di Maio stanno ancora cercando. Senza fare faville i campani controllano agevolmente il Catanzaro che continua a giochicchiare senza riuscire a fare due passaggi di fila. Loro rimangono anche in dieci (espulso l’autore del goal) ma è come se nulla fosse. Rischiamo anzi di capitolare già nel primo tempo per la seconda volta: ci salva la traversa.
Nella ripresa, non ce ne voglia mister Auteri, non crediamo ai nostri occhi. Noi in superiorità numerica e la carta che ci giochiamo è Di Maio centravanti. Il nuovo modulo è il 2-4-4. Chi si aspettava una ripresa diversa con un Catanzaro più propositivo sulle ali (a proposito nel primo tempo loro a sinistra passavano come e quando volevano) e padrone del centrocampo vista la superiorità numerica, può rassegnarsi. Ci affidiamo ai lanci lunghi che, con i palloni sgonfi che fra l’altro spariscono nascosti dagli uomini addetti a bordo campo (è la C2, nessuna meraviglia), sono facile preda del difensore Braca e del portiere De Felice.
Dopo dieci minuti la Scafatese raddoppia con Ramaglia. Nel primo tempo era stata la fascia sinistra il lato debole della difesa del Catanzaro. Nella ripresa, invece, il goal arriva dalla destra, grazie ad un’incursione di Basile che appoggia nel mezzo a Ramaglia. L’attaccante da due passi insacca. E’ notte fonda per Gimmelli e compagni che nel frattempo vengono più volte strapazzati dalle incursioni di uno scatenato Sifonetti che ci fa letteralmente impazzire. E noi? Con Di Maio centravanti e con i compagni che non riescono a impostare un’azione degna di tale nome, siamo brutti e monotoni. Solo un palo di Longoni ci sveglia dal torpore. Per il resto il nulla, lanci lunghi, qualche incursione di Di Cuonzo e tanti, ma tanti appoggi sbagliati. Sconfitta meritatissima e senza attenuanti anche se è da rilevare l’antisportività dei campani che confermano la nomea di quei terreni siti ai piedi del Vesuvio.
Al novantesimo il Catanzaro, oltre al primato, perde anche la faccia. Perdere così fa veramente male, adesso bisognerà ripartire ma il grande dubbio è da dove?
Durante queste due settimane, dopo la vittoria con l’Isola Liri, ne abbiamo viste di cotte e di crude. Incontri con dichiarazioni annunciate di evidenti difficoltà societarie e conferenze stampa che dicono tutto e il contrario di tutto, incontri fuori regione per dare forza a una debole società, futuri incontri locali, promesse, banchetti. Ma di sicuro oggi c’è una certezza: il Catanzaro non è più primo e ora la società dovrà tenerne conto. Non potrà più sbandierare il suo primo posto. Adesso Aiello è come gli altri presidenti che l’hanno preceduto, un presidente in lotta per i play off con il primo posto che ormai è diventato una chimera. E’ inutile ricordare gli errori compiuti nel tempo perché basta guardare il presente e non mi riferisco alla sconfitta di oggi, ma a tutte le mancanze che purtroppo questa società manifesta. Ritardi di pagamento di tasse e contributi in primis, appelli disperati di aiuti e fughe di qualche addetto del settore giovanile sono quelli che mi vengono in mente e bastano per confermare che non possiamo stare tranquilli.
E per cortesia non cercate altri alibi. Non pensate che ci sia qualcuno come i soci di minoranza o addirittura gli innominabili che possano addirittura ritornare di moda con l’appoggio di qualcuno. Non credete alle favole. Pensate solo a fare i fatti se ne siete capaci. Il tifoso catanzarese è stanco, deluso, disinnamorato, ma non così stupido fino a questo punto.
Il pallino del gioco l’avete in mano voi. Se potete andare avanti, è bene dirlo subito. Altrimenti alzate bandiera bianca evitandoci un’ulteriore umiliazione. Perché il 30 giugno è ormai alle porte.
Avrei voluto dire stasera TUTTI ALLO STADIO. Ma credetemi e perdonatemi: dopo queste due settimane e dopo oggi non ne ho il coraggio. Ora siamo secondi, non siamo più la capolista…caro Aiello.
Si riprende con gli allenamenti nel pomeriggio, si rigioca sabato, è tutto.
SF
Il servizio del TGR:
http://www.youtube.com/watch?v=MuOs2tqbx1E
Foto:Andrea Celia