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Bari, superare la delusione della finale playoff

Scritto da Emanuele Mongiardo

Dopo due anni da quella stagione in cui si contesero il campionato di Serie C, ritorna la sfida tra Catanzaro e Bari. Nonostante il tempo trascorso, sulle rispettive panchine siedono ancora Mignani e Vivarini e in entrambe le rose figurano ancora alcuni dei protagonisti della Serie C. Per i pugliesi, la continuità è rappresentata dall’immortale capitan Di Cesare e dai vari Ricci, Pucino, Maita e Maiello.

Lo scorso anno la presenza di elementi già in rosa in Serie C era ancora più forte. Quest’estate, infatti, è partita la coppia d’attacco del 2021/22, quella composta da Antenucci e Cheddira, oltre a Mazzotta e Botta. Non è da escludere che il Catanzaro, nella gestione del salto di categoria, si sia ispirato alla società di Luigi De Laurentiis. Con l’ossatura della terza serie, infatti, il Bari lo scorso anno ha disputato una Serie B da protagonista, dove ha lottato per la promozione diretta fino alla terzultima giornata. I playoff si sono trasformati in una tragedia per i pugliesi, giunti a trenta secondi dalla Serie A. In finale, sul punteggio di 0-0 in casa contro il Cagliari, il gol di Pavoletti all’ultimo minuto di recupero ha scaraventato all’inferno una città intera. Il silenzio surreale dei cinquantamila del San Nicola rimarrà una delle immagini più forti dello scorso anno di calcio italiano.

Ancora scottati per la sconfitta in finale, non è stata un’estate facile per i tifosi dei galletti, critici nei confronti della multiproprietà. Detto che nemmeno il Napoli, sul mercato, ha fatto molto per rimanere competitivo, il Bari è stato depredato dalle cessioni di Cheddira, Botta e Antenucci. Per non parlare, poi, di Caprile, rientrato alla base dopo il prestito della passata stagione e oggi all’Empoli. Caprile era stato il miglior portiere della scorsa Serie B. Con i suoi colpi di reni più volte aveva salvato i suoi ed era stato uno dei maggiori argomenti competitivi della squadra di Mignani. Per sostituirlo è arrivato il brasiliano Brenno, che non sembra al livello del suo predecessore ma che garantisce comunque reattività tra i pali.

Il varo tasto dolente, però, è stata la gestione del reparto offensivo. Botta era il più creativo sulla trequarti, mentre Antenucci, oltre che la freddezza nei momenti decisivi e la qualità tecnica, forniva la leadership necessaria per affrontare un campionato come la Serie B. Cheddira, poi, con la sua velocità, era una minaccia costante per gli avversari. Alla fine, il ds Ciro Polito aveva deciso di puntare le sue fiches su Jeremy Menez, che, nonostante l’età, sarebbe stato perfetto per alzare il livello del Bari e non far rimpiangere i partenti. Menez, però, si è rotto il legamento crociato anteriore ancora prima dell’inizio del campionato. Per sostituirlo è arrivato Aramu, uno dei rifinitori migliori della cadetteria ma di certo non al livello del francese. La scelta delle nuove punte, poi, non ha soddisfatto la piazza. Nasti è un giovane di prospettiva, è stato fondamentale per la salvezza del Cosenza, ma lo scorso anno ha segnato solo cinque gol: una parabola simile a quella del nostro Ambrosino, di cui era compagno di reparto nell’Italia Under 19. Oltre a lui, sono arrivati due attaccanti veloci come Davide Diaw e Giuseppe Sibilli. Nessuno, comunque, sembra una punta da venti gol ed è questo a preoccupare la tifoseria.

Come gioca il Bari

Nonostante le partenze, l’impianto di gioco del Bari è rimasto coerente con quanto visto nelle annate precedenti della gestione Mignani. La difesa è rimasta a quattro, con Vicari al fianco di Di Cesare. Se Di Cesare, nonostante l’età, non disdegna di condurre palla in avanti, Vicari è più abile con i passaggi. Tra i terzini occhio a destra a Dorval, laterale di propensione offensiva e buon crossatore, mentre a sinistra la new entry è l’ex juventino Frabotta.

Il centrocampo, come in Serie C, è ancora a tre. Il regista è Maiello, mentre accanto a lui, al momento, non sembrano esserci dei titolari fissi. Lo scorso anno Maita era indiscutibile ma ha avuto un inizio di stagione complicato, soprattutto nell’ultima gara contro il Pisa. Oltre a lui, le altre mezzali sono Benali, il centrocampista coi piedi migliori, il più atletico Koutsoupias e Gennaro Acampora, abile in conduzione, buon tiratore e in grado di abbinare fisico e tecnica.

In avanti, se due anni fa Mignani si affidava al trequartista e alle due punte, oggi è possibile vedere il Bari anche col 4-3-2-1 o col 4-3-3. Tra i più temibili impossibile non citare Gregorio Morachioli, ala dotata di gran dribbling.

In generale, il Bari è una squadra che preferisce attaccare a campo aperto, quindi in transizione. Al contrario, i galletti non si sentono troppo a proprio agio quando si tratta di scardinare blocchi chiusi. Anche per questo, nella scorsa stagione, il loro rendimento casalingo è stato peggiore di quello in trasferta: al San Nicola gli avversari preferivano difendere in maniera più accorta e quindi la squadra andava in difficoltà. Proprio perché i biancorossi preferiscono ripartire, il Catanzaro dovrà stare molto attento. Domenica scorsa anche il Parma ha puntato molto sulle transizioni. Certo, il Bari non ha giocatori col passo di Coulibaly, Sohm, Man o Bonny. Tuttavia, è una squadra che sa ribaltare velocemente il campo. Per giocare meglio in spazi grandi, potrebbe essere cruciale la presenza di un giocatore veloce come Diaw. Il Catanzaro lo affrontò all’inizio della scorsa stagione in Coppa Italia, contro il Modena, e l’attaccante mise in difficoltà per tutta la partita la retroguardia giallorossa con i suoi tagli. I giocatori del Catanzaro saranno anche cambiati, ma la velocità non è di certo il punto forte della difesa di Vivarini. Come avrà pensato il tecnico giallorosso di nascondere questo difetto contro un avversario abituato a ripartire?

Autore

Emanuele Mongiardo

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