Baco Resistente e Occhini: protocollo d’intesa …. e calò il silenzio!

Prima dell’estate, articoli apparsi sulla stampa locale denunciavano che il protocollo d’intesa tra l’Università Magna Graecia e la regione Calabria fosse, nell’indifferenza generale, scaduto da anni.Da qui,  un sussulto inatteso da parte della Regione  che – frettolosamente –  è corsa ai ripari producendo un bel papocchio e presentandolo poi, per la sottoscrizione, al rettore Aldo Quattrone. Questi  però pare essersi rifiutato,  adducendo motivazioni di circostanza,  quali un non meglio precisato richiamo all’eccellenza della sanità calabrese , e a un ridimensionamento dei reparti. Ultima uscita del Rettore sull’argomento, è stata quella di sabato 29 settembre,  in cui egli affermava  di non aver voluto firmare il Protocollo  per non far perdere 100 posti letto all’Ospedale Pugliese di Catanzaro: niente di più falso!Infatti:I protocolli d’intesa non incidono, se non in minima parte su apertura e chiusura reparti. Per quello  sono efficaci gli atti aziendali e le piante organiche, predisposti gli uni e le altre dai Direttori Generali  e sottoposti ad approvazione regionale,  più altri atti regionali che riguardano il riassetto della sanità in tutto il territorio.I  protocolli d’intesa regolano invece i rapporti tra Università, Aziende Ospedaliere-Universitarie e Servizio Sanitario Nazionale. E vista la peculiarità di doversi occupare oltre che di assistenza, anche di formazione,  didattica e  ricerca, l’Azienda  Universitaria necessita di regolamentazioni proprie.I protocolli d’intesa incidono sulla chiusura/apertura di dipartimenti ed unità operative soltanto in maniera indiretta, in quanto dettano le regole da seguire per la stesura dell’atto aziendale, nonché della pianta organica, ma senza intaccare minimamente il numero totale di posti letto.  Di fatto si limitano  ad ipotizzare una riorganizzazione, fermi restando i posti letto totali. Ad esempio: a cosa può servire una struttura operativa complessa di chirurgia d’urgenza con meno di 10 posti letto in un ospedale sfornito, per di più, di pronto soccorso? Non si può tranquillamente accorparla alla chirurgia generale? O è necessario nominare e ben retribuire altro, e superfluo, responsabile di struttura operativa complessa? E ancora, a cosa possono servire strutture operative complesse che non hanno attivato però posti letto? E’ il caso, tra gli altri, dell’unità operativa di malattie infettive, con l’ulteriore aggravante che tale unità ha una comprovata e riconosciuta esperienza nel campo delle epatiti virali. Non sarebbe quindi più saggio, utile ed opportuno unificarla all’unità operativa di epatologia, dando così posti letto anche agli infettivologi, e attivare posti di specializzazione, come peraltro  già avvenuto in altre prestigiose realtà nazionali?Il protocollo d’Intesa, infine, proposto dal mitico Peppe regionale, presidente e commissario sanitario di sé medesimo, cauto a non intaccare il contado del fido concittadino, nonché Rettore, Aldo Quattrone , non rispetta lo schema-tipo interministeriale che per legge (articolo 6, comma 13 legge 240/2012) le regioni devono utilizzare, ed è infarcito anche di prevaricazioni a favore dell’Università, e di limitazioni dell’attività del direttore generale.  Ciò nonostante, il mitico Peppe regionale , sia pure incidentalmente, ha dovuto introdurre alcuni elementi coerenti con le norme, che  cercano di porre un freno allo strapotere  – sfrontato –  dei baroni universitari, ed equiparare,  in termini di assistenza. il personale puramente ospedaliero con  quello universitario In tempo di tagli da macelleria sociale e di ossessivi richiami al piano di rientro, con i turnover bloccati e l’impossibilità per i neo-medici calabresi di entrare a lavorare negli ospedali, è giustificato il fatto che il direttore generale attivi l’assistenza per un anno (rinnovabile) a persona calata dall’alto (inteso sia gerarchicamente, dal Rettore, e geograficamente, dalla amicissima Lombardia)? Il tutto senza passare neanche al vaglio del tavolo Massicci? Ed, analogamente, è giustificato che la stessa persona (alla quale fra sette mesi scadrà  il contratto) stia per essere nominata primario? Nella speranza che ciò non sia già avvenuto, conoscendo la sorprendente tempestività che talvolta contraddistingue gli adepti al modello Reggio. A tutte queste domande, che appalesano malcostume a danno del Diritto costituzionale alla Salute, ad oltraggio reiterato verso i Cittadini, noi sappiamo cosa rispondere. Chiediamo ad altri soggetti, alla Corte dei Conti,  alle istituzioni, alla politica, alle forze sociali e culturali, di fornire le loro di risposte, sottraendosi  così a quella diffusa e  vile inerzia omissiva, che oggi più che mai avrebbe il gusto acre della complicità.

Autore

Salvatore Ferragina

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