Ogni anno in Italia i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a oltre 18 mld di euro. A questi vanno aggiunti i costi di un sovrabbondante sistema istituzionale che sfiorano i 7, per un totale di quasi 25 miliardi. I dati sono quelli ufficiali e li ha dettagliatamente messi insieme la Uil, che partendo da qui ha lanciato la sua campagna per la riduzione di ciò che ogni anno la politica costa ai contribuenti italiani. Non mancano le provocazioni, come i manifesti che spiegano senza mezzi termini come tagliando qualche consiglio di amministrazione si potrebbe realizzare un asilo o quanta assistenza domiciliare si potrebbe dare rinunciando a un direttore generale; ma oltre alle provocazioni ci sono anche i ragionamenti. “Pensionati e lavoratori dipendenti – ha spiegato Alfonso Cirasa, segretario generale dei pensionati calabresi iscritti alla Uil, nel corso del Direttivo regionale – sono quelli che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. Ebbene, nella difficile congiuntura economica che viviamo e che determina anche aumenti di spesa, a crescere è proprio la pressione fiscale, considerata la via più rapida per far fronte alle difficoltà. Il federalismo regionale e comunale, da qui al 2015, porterà via dalle tasche di dei cittadini tra i 1.200 e i 1.300 euro, il che equivale al doppio di una pensione minima o a una tredicesima di tutto rispetto. A fronte di questo, dal 2000 al 2009 le Regioni hanno speso il 75% in più rispetto al tasso di inflazione. Come e perché lo hanno speso? Il ragionamento che facciamo è semplice ed è il senso della nostra campagna: mettiamoci intorno a un tavolo e verifichiamo se è giusto che un parlamentare europeo costi all’anno 1,5 milioni di euro e che al contempo un consigliere regionale ne costi oltre 900mila. Vogliamo discutere – ha detto Cirasa – per capire se è possibile risparmiare risorse e destinarle ai bisogni della gente. L’alternativa, finora, è stata far pagare tasse a pensionati e lavoratori dipendenti ma noi non ci stiamo”.
Tra le tabelle illustrate nel corso del Direttivo, una in particolare “inchioda” la Calabria ed è quella relativa alle spese di funzionamento di Giunta e Consiglio regionali: secondo i dati dei bilanci di previsione, tra il 2009 e il 2010, sono cresciute del 6,6%. Non è il dato peggiore tra quelli nazionali ma qualcosa vorrà pur dire se la spesa in Lombardia è cresciuta di appena lo 0,1 mentre in regioni come Basilicata e Puglia è addirittura scesa rispettivamente dell’1,2 e del 7%. “In Calabria – ha detto ancora Cirasa – la nostra campagna significa un impegno doppio, perché la nostra regione è in una difficoltà maggiore rispetto alle aree economicamente più forti del Paese. Saremo pressanti in ogni direzione e a tutti i livelli, tenendo presente che gli errori non sono tutti addebitabili al governo Scopelliti ma si sono sommati nel tempo. Ci sono comunque alcuni aspetti che denunciano clamorosamente la difficoltà dei calabresi, come il dover pagare l’1,7% di addizionale Irpef per il deficit sanitario, a fronte di prestazioni non all’altezza e a fronte di un’emigrazione sanitaria forzata per oltre 60.000 calabresi ogni anno; la legge sulla non autosufficienza, che è un nostro successo, langue mentre altre regioni destinano a quest’area di bisogno centinaia di milioni. Incalzeremo dunque il governo regionale – ha concluso il segretario generale della Uil pensionati – ma lo faremo con il confronto e il ragionamento; chiederemo se è giusto che in Calabria vi siano così tante auto blu, grigie e via di questo passo; chiederemo se è giusto che vi siano singoli consiglieri regionali che diventano gruppo autonomo in Consiglio, con tutto ciò che questo comporta in termini di spesa. Lo faremo con spirito laico e senza contrapposizioni ma lo faremo di sicuro, nell’interesse dei cittadini”.