Una serata ricca di sbadigli al “Partenio-Lombardi” di Avellino. La squadra di mister Braglia si dimostra molto ben organizzata in fase di non possesso palla più che in quella offensiva. I giallorossi cambiano tatticamente con lo schieramento dal primo minuto delle due punte con alle spalle un trequartista. Il risultato a reti bianche è obiettivamente l’epilogo più naturale fra due squadre che dimostrano difficoltà a finalizzare.
I sistemi di gioco
L’Avellino scende in campo con un 3-5-1-1 che si trasforma in difesa a cinque in fase di non possesso palla.
Il Catanzaro schiera un 3-4-1-2 fluido che si trasforma in 5-3-2 in fase di non possesso complici i movimenti a scalare dei due esterni e di Vandeputte il quale si posiziona in linea da tre con Verna e Welbeck.
Gli interpreti
La porta dei giallorossi è difesa da Branduani. Il terzetto centrale di difesa è composto da Scognamillo (difensore laterale di destra), Fazio (difensore centrale), Martinelli (difensore laterale di sinistra). Sui lati Bearzotti a destra e Porcino a sinistra. A centrocampo si posizionano Verna e Welbeck con Vandeputte in posizione più offensiva alle spalle di Vazquez e Cianci.
La fase di possesso palla
Sulla falsariga del match di lunedì sera contro il Catania, i giallorossi si dispongono con un 3-2 più il portiere in sotto-fase di costruzione del gioco. I due centrocampisti centrali non riescono a sviluppare il gioco a causa della pressione aggressiva dei padroni di casa e ciò costringe spesso i difensori a cercare il passaggio diretto verso la testa di Cianci che diviene protagonista di numerosi duelli aerei contro Dossena. Si nota spesso anche uno scambio di posizioni tra Verna e Vandeputte attraverso cui mister Calabro cerca probabilmente di dare maggiore qualità alla costruzione dal basso.
Soprattutto nel primo tempo i giallorossi si dimostrano timorosi nello sviluppare gioco offensivo. Una volta saltata la prima pressione, la squadra appare poco dinamica negli smarcamenti e di conseguenza nella creazione ed occupazione degli spazi offensivi. L’idea principale è quella di mettere in moto Vandeputte, libero di muoversi in continua ricerca di “zona luce” ma l’ex giocatore del Vicenza si trova spesso chiuso nella gabbia della difesa irpina, sempre aggressiva e concentrata. Clamorosa la doppia palla-gol capitata sui piedi di Verna prima e Bearzotti dopo.
Anche ad Avellino si notano meno rotazioni sulle zone laterali del campo e di conseguenza i due esterni vengono lasciati soli in uno contro uno senza avere le caratteristiche di gioco e le qualità tecniche necessarie per saltare l’uomo. Ciò porta automaticamente ad intasare gli spazi interni rendendo più prevedibile e meno faticoso il lavoro degli irpini in fase difensiva.
La profondità viene attaccata poche volte e nonostante sembra corretta la scelta di mister Calabro di schierare le due punte è altresì naturale che Cianci e Vazquez debbano ancora rodare gli automatismi di coppia avendo giocato per la prima volta insieme dal primo minuto.
Nella ripresa Calabro cerca di modificare qualcosa tatticamente inserendo Carlini e tornando a giocare con le due mezze-punte ma il risultato non cambia e la porta difesa da Forte resta inviolata.
La fase di non possesso palla
Nella costruzione dal basso dell’Avellino, gli uomini di Calabro pressano alto con Vandeputte, Cianci e Vazquez sui tre riferimenti difensivi avversari. Lo scopo è ovviamente quello di riconquistare palla nelle zone alte di campo. A questo punto gli irpini non si assumono rischi e preferiscono spesso una costruzione diretta con rinvio del portiere.
Nelle situazioni di gioco in cui l’Avellino riesce a conquistare campo, il Catanzaro si difende 5-3-2 componendo più linee difensive di attesa. A dire il vero i padroni di casa creano poco nel corso della partita e in fase offensiva non sembrano organizzati quanto nella fase difensiva. Bomber Maniero resta spesso isolato tra le maglie difensive catanzaresi e Mastalli non riesce a dargli supporto. Dal centrocampo in su l’Avellino si dimostra squadra con poche idee e nonostante ciò rischia di beffare il Catanzaro con la traversa colpita da D’Angelo a seguito di un ottimo inserimento senza palla.
Cos’ha funzionato?
L’organizzazione difensiva. La squadra è apparsa più compatta rispetto al precedente match contro il Catania e, ad eccezione della dormita sull’azione della traversa colpita da D’Angelo, ha sofferto veramente poco.
Cosa non ha funzionato?
Le transizioni positive non hanno sempre funzionato. A seguito della riconquista della palla, la squadra è apparsa spesso poco dinamica negli smarcamenti e nell’ occupazione degli spazi offensivi.
Gli automatismi offensivi. La strada tracciata da Calabro è quella giusta. Il Catanzaro può sopperire alle lacune in sotto-fase di finalizzazione con la presenza delle due punte. Tuttavia gli automatismi della coppia di attacco giallorossa devono ancora rodarsi come è naturale che sia.