Ancora episodi di creolina nelle scuole catanzaresi. Tutti i giornali riportano le notizie dei quotidiani “raid” di questi ragazzacci che non hanno di meglio da fare che attentare al regolare svolgimento dell’anno scolastico ed alla salute degli operatori della scuola e degli stessi alunni. Ma ci sembra riduttivo parlare di “allarme creolina”, ci sembra invece più appropriato parlare di “allarme sociale”, in una città ormai in preda a vandali ed ambulanti abusivi, ad accattoni e delinquenti di vario tipo. Sono anni che la nostra associazione lancia inutilmente allarmi sulla situazione delinquenziale in quella che, fino a pochi anni fa, era considerata l’isola felice della regione. L’insufficiente controllo del territorio, la sottovalutazione di fenomeni come quello degli imbrattamuri, ad esempio, l’impunità di cui godono i protagonisti di queste “bravate”, hanno portato gli stessi a sentirsi autorizzati a fare quello che gli pare, a spaziare sempre più nelle attività delinquenziali. E’ devastante quanto sta accadendo nella nostra città, devastante più della portata oggettiva degli episodi stessi. Non si riesce a comprendere che l’impunità è pericolosissima, che chi oggi imbratta un muro e rimane impunito, magari domani spargerà la creolina, dopodomani appiccherà qualche incendio, fra qualche giorno si inventerà qualcosa di ancora più “emozionante”. La società civile, ma ancor di più le istituzioni, sono le maggiori responsabili del degrado sociale e culturale dei nostri giovani. Perché non si riesce a processare quei ragazzacci che occasionalmente sono sorpresi a commettere atti vandalici di vario tipo? Perché le sporadiche denunce cadono nel vuoto e nel dimenticatoio? Eppure sono tanti i ragazzi identificati negli ultimi tempi. Polizia e Carabinieri hanno nomi e cognomi, ma nessuna punizione viene applicata, e così loro continuano allegramente a delinquere, come se nulla fosse, con la certezza di rimanere impuniti. La tolleranza, i fatti lo stanno a dimostrare, non è servita, anzi è stata la causa principale del dilagare del fenomeno. Una salata pena pecuniaria o sociale, in casi estremi anche penale, avrebbe un alto valore educativo, oltre che repressivo, e servirebbe certamente a far riflettere di più sulla conseguenza di certe bravate. Occorre al più presto un maggior coordinamento tra le forze dell’ordine, una task force, così come ci aveva promesso il Prefetto in un incontro avuto con la nostra associazione lo scorso mese di maggio, che affronti con incisività il fenomeno, una parte della magistratura che si impegni a processare per direttissima i responsabili che dovessero essere individuati. E poi occorrerebbe che anche la nostra polizia municipale avesse finalmente uno scatto d’orgoglio e si mettesse, per quanto di sua competenza, a far rispettare un minimo di regole di polizia urbana e di rispetto dei più elementari principi di convivenza civile.
IL PRESIDENTE
Claudio Pileggi
CARA CATANZARO
Associazione culturale
Via Cavour, 1