È evidente che la periferia catanzarese rappresenta uno di quei nodi insoluti all’interno del capoluogo, esule da un qualsivoglia progetto urbanistico, sociale, culturale. Terre dell’emarginazione fisica e morale dove l’illegalità diventa la norma ed il potere assoluto è amministrato dal signorotto di turno.
Una situazione drammatica che per troppo tempo è stata sottovalutata; alimentando il falso mito della Catanzaro “oasi felice” per continuare a trarre profitti, anche elettorali, dal connubio con il mondo dell’illegalità. Non è un caso se anche la relazione della commissione nazionale antimafia dedica, finalmente, una particolare attenzione ai fenomeni interni alla città capoluogo ed alle dinamiche criminali che erodono sempre di più, progressivamente, la democrazia e il diritto di cittadinanza in larga parte del tessuto cittadino. Lo ripetiamo, si tratta di mafia vera e propria: tutte le diverse illegalità che viviamo in città dal traffico di droga al mercato dell’occupazione delle case, sono diverse declinazioni dello stesso termine: mafia. Illegalità che si nutrono l’una dell’altra, contaminandosi e coprendosi.
La paura, il senso di emarginazione avvolge molti cittadini, in particolare della periferia sud, costretti a una vita assurda piena di vessazioni e privazioni ma spaventa maggiormente che queste sensazioni di solitudine ed impotenza siano provate dagli operatori della sicurezza. La loro è una azione meritoria, portata avanti con grande spirito di servizio e professionalità, però priva di risorse e mezzi adeguati. Di pari anche l’azione delle amministrazioni locali è bloccata tra la connivenza di alcuni e l’impotenza di altri che vorrebbero fare di più senza avere però i mezzi e le competenze per farlo.
Già, le competenze e i mezzi; proprio questo è il nodo del problema: avere le specifiche competenze e risorse che permettano di coniugare interventi di pubblica sicurezza con azioni di integrazione e di riqualificazione di intere zone perché diventino finalmente parte della città.
La nostra associazione ha sempre visto nella lotta alla illegalità un tassello imprescindibile per la crescita socio-culturale di una terra defenestrata e posta ai margini dalla comunità nazionale. Una terra che colleziona numerose maglie nere, tutte, o quasi, riconducibili al fenomeno criminalità. In questa direzione va la nostra azione in favore anche del disegno di legge Lazzati perché crediamo che buona parte della responsabilità risieda nella mala politica.
Una situazione drammatica che per troppo tempo è stata sottovalutata; alimentando il falso mito della Catanzaro “oasi felice” per continuare a trarre profitti, anche elettorali, dal connubio con il mondo dell’illegalità. Non è un caso se anche la relazione della commissione nazionale antimafia dedica, finalmente, una particolare attenzione ai fenomeni interni alla città capoluogo ed alle dinamiche criminali che erodono sempre di più, progressivamente, la democrazia e il diritto di cittadinanza in larga parte del tessuto cittadino. Lo ripetiamo, si tratta di mafia vera e propria: tutte le diverse illegalità che viviamo in città dal traffico di droga al mercato dell’occupazione delle case, sono diverse declinazioni dello stesso termine: mafia. Illegalità che si nutrono l’una dell’altra, contaminandosi e coprendosi.
La paura, il senso di emarginazione avvolge molti cittadini, in particolare della periferia sud, costretti a una vita assurda piena di vessazioni e privazioni ma spaventa maggiormente che queste sensazioni di solitudine ed impotenza siano provate dagli operatori della sicurezza. La loro è una azione meritoria, portata avanti con grande spirito di servizio e professionalità, però priva di risorse e mezzi adeguati. Di pari anche l’azione delle amministrazioni locali è bloccata tra la connivenza di alcuni e l’impotenza di altri che vorrebbero fare di più senza avere però i mezzi e le competenze per farlo.
Già, le competenze e i mezzi; proprio questo è il nodo del problema: avere le specifiche competenze e risorse che permettano di coniugare interventi di pubblica sicurezza con azioni di integrazione e di riqualificazione di intere zone perché diventino finalmente parte della città.
La nostra associazione ha sempre visto nella lotta alla illegalità un tassello imprescindibile per la crescita socio-culturale di una terra defenestrata e posta ai margini dalla comunità nazionale. Una terra che colleziona numerose maglie nere, tutte, o quasi, riconducibili al fenomeno criminalità. In questa direzione va la nostra azione in favore anche del disegno di legge Lazzati perché crediamo che buona parte della responsabilità risieda nella mala politica.
Secondo noi combattere l’illegalità significa coinvolgere la coscienza della gente e non solo fronteggiare chi effettivamente delinque. Proprio per queste ragioni abbiamo deciso di sostenere la causa provocatoria del comitato “Catanzaro città sicura” nella speranza che il caso Catanzaro diventi emergenza nazionale in grado di calamitare attenzioni e piani governativi appropriati per frenare un potere criminale che in un modo diverso non è arrestabile. Certo l’esercito non sarà la soluzione dei problemi ma potrà essere il sintomo di un mutato atteggiamento del governo nazionale per la questione sicurezza a Catanzaro e per restituire così a molti il pieno esercizio dei propri diritti di cittadinanza.