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Aspettando l’esonero (inevitabile) la situazione è grave, ma non è seria

L’editoriale di Francesco Ceniti

Il re è nudo, viva il re. Rischia di diventare paradossale la situazione del Catanzaro: gli elementi non mancano e come nostra abitudine li analizzeremo con calma. La classifica dei giallorossi è deficitaria (per fortuna che la Caf ci ha tolto la penalizzazione, altrimenti saremmo davvero nei guai) e in questi casi il primo ad essere messo in discussione è l’allenatore. Secondo noi l’esonero è inevitabile. Non solo, andrebbe ufficializzato al più presto da una società che, ci dispiace scriverlo, in questo frangente non si sta dimostrando all’altezza della serie B.

Ma affrontiamo prima il capitolo Piero Braglia. I numeri (neutri) sono contro di lui: in otto gare ufficiali ha raccolto una sola vittoria e due pareggi, ma quello che sconcerta di più sono l’elettroencefalogramma piatto alla voce gioco (mai visto, se si eccettua un’ora a Trieste), la confusione totale d’idee (mai schierata la stessa formazione), la gestione suicida delle partite (i cambi in corsa sono costati al Catanzaro almeno tre punti), il cattivo rapporto con i giocatori (parlare con loro non è reato) e il dialogo tra sordi con la società.

L’ultimo punto necessità qualche spiegazione aggiuntiva. Il presidente Parente ha dichiarato dopo la gara con il Crotone, in perfetto stile burocratese, che “dobbiamo capire se questa squadra abbia reali margini di miglioramento, ma siamo convinti di aver allestito un organico importante”. Tradotto: la squadra c’è, ma non gira a dovere. E qui si ritorna alla campagna acquisti: la società è sicura che le cose siano state fatte per il meglio, noi un po’ meno. Acquisti di nome, certo, ma male assortiti e con doppioni inutili, mentre in molti ruoli (esterno di sinistra a centrocampo e quarta punta) ci sono buchi clamorosi. Ma non è qui il vero problema: perché i nuovi arrivati (che non sono stati decisi da nessun direttore sportivo e quindi le responsabilità restano orfane) non sono stati certo richiesti da Braglia (ad eccezione d’Arcadio che si sta rivelando utilissimo alla causa). Un errore madornale poiché poi tocca all’allenatore scegliere l’undici da mandare in campo (mica siamo in terza categoria, cara società). E, infatti, il tecnico toscano ha praticamente sconfessato questi signori acquisti (che costano pure parecchi soldi) sbattendoli in panchina senza pietà (Cammarata, Bonomi, Vicari, Leon, Dal Canto, Manitta).

Alcuni di loro sono stati promossi titolari per via della situazione sempre più critica, ma Braglia nella partita decisiva per il suo futuro (contro il Crotone) ha dato fiducia a sei uomini della vecchia guardia facendo capire che se fosse dipeso da lui, dei nuovi avrebbe preso solo Carbone e Grava (che pure è stato in precampionato sul punto di mollare). E allora, cara società, si può dare fiducia ad un allenatore che schiera titolare Zattarin che fino a prova contraria nella passata stagione faceva da riserva a Zappella e Milone (ceduti in C1 perché non ritenuti all’altezza della B)? O che cambia difesa ad ogni gara ma con risultati sconfortanti (al Ceravolo viaggiamo alla media di due gol incassati a partita)? O che mette fuori rosa Caterino e poi lo ripesca a sette giorni dall’inizio del campionato perché si rende conto di non avere alternative? O che continua a pensare di utilizzare Corona come l’anno scorso (unica punta) pur non avendo in organico neppure un’ala stile Ferrigno e Toledo? O che dopo Ascoli dichiara in tv che avremmo meritato il pari dimostrando di essere quantomeno poco lucido? O che arriva a litigare con Carbone (l’unico in grado di fare la differenza in mezzo al marasma e ringraziamo il cielo che sia in questa forma) perché lo toglie dal campo quando bisogna rimontare lo svantaggio (a Trieste)? A voi la risposta, ma a noi sembra scontata.

Le cose sono due: se la dirigenza pensa di aver allestito una formazione competitiva, allora Braglia non è la persona adatta per gestirla. L’esonero deve essere immediato perché anche un bambino capirebbe che tutto ciò stride in modo notevole. Oppure ha ragione Braglia e allora vuol dire che la campagna acquisti (fatta da chi?) è stata dissennata. In questo caso, non potendo esonerare la società (e i giocatori) qualcuno dovrebbe presentarsi in conferenza stampa, chiedere scusa per gli errori commessi (e nominare un direttore sportivo: i deliri d’onnipotenza non giovano) e dare carta bianca al tecnico toscano.

Il secondo scenario è improponibile (ma il direttore sportivo urge lo stesso). E se dobbiamo dirla tutta pensiamo che le colpe maggiori le abbia Braglia che non si è dimostrato all’altezza del compito. Un “difetto” che si era palesato già in C1, quando nonostante avesse a disposizione la squadra più forte, il Catanzaro da lui condotto lontano dal Ceravolo è stato spesso piccolo piccolo e senza personalità. La serie B ha amplificato tutto questo.

E allora la società abbia il coraggio delle proprie azioni e affidi la patata bollente a un allenatore in grado di far cambiare passo alla squadra (Papadopulo o Cagni le migliori scelte). Perdere ad AlbinoLeffe (e magari con poca dignità) sotto gli occhi degli emigrati che avranno dopo molto tempo la possibilità di vedere dal vivo il Catanzaro è davvero il peggiore spot possibile. Certo, in settimana ci saranno novità clamorose anche nell’organigramma societario (Claudio Parente tornerà ad avere la maggioranza assoluta del pacchetto), ma in questo momento la cosa più importante è ridare alla squadra un timoniere d’esperienza prima che la barca affondi con tutto il carico (compreso il buonsenso). Come diceva Ennio Flaiano: la situazione è grave, ma non è seria.

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Redazione

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