E’ nata dall’allarme che aveva colto diverse famiglie dopo avere scoperto i propri figli a trafugare i gioielli tenuti in casa, l’indagine della squadra mobile di Catanzaro che ieri ha portato all’arresto, ai domiciliari, di quattro persone ed alla notifica di un obbligo di dimora nel comune di residenza e di quattro ordinanze di presentazione alla pg nei confronti di un gruppo di presunti spacciatori composto da giovani catanzaresi e da nordafricani.
La banda, ha riferito il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti incontrando i giornalisti insieme al vice Angelo Paduano, aveva trasformato in luogo di spaccio la fermata dei bus davanti al Tribunale, il Parco della biodiversità, i giardini di San Leonardo ed il cortile attiguo alla scuola media Chimirri.
“Alcune mamme – ha detto Ruperti – sono venute a trovarmi per segnalare ciò che stava accadendo e per fornire quelle poche informazioni di cui erano in possesso“.
Gli investigatori della sezione narcotici della squadra mobile si sono così messi al lavoro iniziando una serie di intercettazioni telefoniche e di controlli sui tabulati, oltre che con servizi di osservazione.
Una volta acquisiti una serie di elementi, gli investigatori hanno sentito una quarantina di assuntori di stupefacenti, di età compresa tra i 15 ed i 35 anni, che hanno confermato gli episodi di spaccio, soprattutto di marijuana, tra i giovani della cosiddetta ‘Catanzaro bene’.
In base ai risultati delle indagini, la Procura ha chiesto al gip l’emissione dei provvedimenti notificati oggi. Ai domiciliari sono finiti Domenico Canino, 20 anni, Farid Hamdi (20), marocchino – entrambi già ristretti in casa per una precedente inchiesta per spaccio e Hmadi anche per avere accoltellato un giovane per futili motivi – Ahmed Gamra (24), marocchino, e Saif Eddine Dhif (27), tunisino.
Gamra è accusato anche di tentata estorsione perché avrebbe minacciato in più occasioni un assuntore per farsi pagare la droga ceduta.
Accertamenti sono in corso anche in alcuni punti “Compro oro” dove i giovani si recavano a vendere i preziosi rubati in casa per avere il denaro per pagare la droga.
Gli investigatori, infatti, vogliono accertare se l’acquisto dei preziosi sia avvenuto in base alla legge. (ANSA)