Appropriazione e distrazione di fondi di matrice comunitaria e favoreggiamento. Sono questi i reati contestati alle nove persone – due delle quali finite ai domiciliari e sette colpite da misure interdittive – tra funzionari e dirigenti dell’Asp di Catanzaro, nell’ambito delle indagini condotte dalla Guardia di finanza.
Secondo gli inquirenti, in pratica, sarebbero stati sperperati i fondi concessi all’Azienda sanitaria per la partecipazione al Progetto denominato “Stopandgo”, acronimo di “Sustainable Technology For Older People-Get Organised”.
La tesi è che gli indagati, coinvolti a vario titolo nell’attuazione dell’iniziativa, una volta ottenuta l’anticipazione finanziaria, per un ammontare di oltre 300 mila euro, invece di raggiungere gli obiettiviprefissati, avrebbero sprecato i fondi.
L’obiettivo principale del progetto, co-finanziato dalla Commissione europea nel 2013 per oltre 760 mila euro, era infatti quello di definire un modello europeo di riferimento di bando di gara per migliorare il sistema di forniture pubbliche di beni e servizi socio-sanitari, a beneficio della popolazione anziana, anche attraverso un approvvigionamento di servizi potenziati dalla telemedicina e dalla domotica, vale a dire la possibilità di rendere disponibili sistemi domiciliari più tecnologici di sostegno sanitario e salvavita.
Ma, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stata svolta solo un’attività minimale concretizzatasi esclusivamente in una consultazione di mercato “ai fini esplorativi”.
LE INDENNITÀ “FUORI BUSTA”
I dirigenti e funzionari, in due anni, cioè nel biennio 2014-2016, si sarebbero dunque appropriati di oltre 166 mila euro, attraverso l’elargizione, a se stessi, di cospicui emolumenti per il fittizio apporto lavorativo fornito da ciascuno.
In particolare, Giuseppe Romano, di 54 anni, destinatario di una delle ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari, responsabile unico e referente del progetto per l’Asp di Catanzaro, avrebbe travisato le finalità del progetto e richiesto e ottenuto, per sé e per altri indagati, la liquidazione di ingenti indennità “fuori busta paga”, spesate con denaro proveniente dai fondi europei, predisponendo la documentazione connessa alle erogazioni con il concorso di Rocca Ieso, 49 anni, anche lui finito ai domiciliari.
IN SPAGNA CON LA FAMIGLIA A SPESE DEL PROGETTO
Gli inquirenti sostengono che il dirigente, inoltre, si sarebbe appropriato di circa 13 mila euro come rimborsi spese per svariate trasferte, sia in Italia che all’estero, predisponendo dei giustificativi di spesa falsi o alterati nel loro contenuto. Un esempio sarebbe il caso di una trasferta in Spagna, fatta dallo stesso dirigente responsabile, quando, con la propria famiglia, avrebbe addebitato i relativi costi a carico del finanziamento.
Lo stesso Romano, con l’aiuto di Francesco Francavilla, di 60 anni, interdetto dai pubblici uffici, avrebbe distratto altri 122 mila euro circa per stipulare un protocollo operativo nei confronti di un altro partner nazionale del Progetto Stopandgo, già destinatario di specifici stanziamenti.
Per gli investigatori, poi, le attività sarebbero state favorite da Giuseppe Pugliese, 49enne dirigente amministrativo dell’azienda sanitaria, colpito dall’interdizione dai pubblici uffici e che, da un lato, avrebbe fatto in modo che la dirigenza dell’Asp non denunciasse la vicenda all’autorità giudiziaria, dall’altro, avrebbe fornito indicazioni ai responsabili sulle modalità di predisposizione della documentazione giustificativa idonea a eludere i controlli.
IN SETTE INTERDETTI DAI PUBBLICI UFFICI
Oltre ai domiciliari nei confronti di Romano e Ieso, le sette le misure interdittive eseguite consistono nella sospensione immediata dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno e hanno colpito Francesco Francavilla, 60enne; Maurizio Rocca, 59enne; Silvia Lanatà, 49enne; Giuseppe Fazio, 62enne; Dario Marino, 39enne; Francesco Grillone, 48enne e Giuseppe Pugliese, 49 anni.
Tre avvisi di garanzia sono stati inoltre notificati ad altrettanti dipendenti dell’Asp, ed eseguito il sequestro preventivo per equivalente nei confronti degli indagati per un ammontare di oltre 300 mila euro e che ha riguardato disponibilità finanziarie e cespiti immobiliari a loro riconducibili, individuati grazie agli accertamenti economico-patrimoniali svolti dai finanzieri.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà su richiesta del sostituto procuratore Fabiana Rapino, coordinata a sua volta dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri della procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri.
Il video di Catanzaro TV
ok ma non assolveteli tutti come al solito. Grazie