Intervistiamo

Arrestato il “nano”, lo ndranghetista che si pentì due volte

Scritto da Redazione

antonino lo giudiceAntonino Lo Giudice è stato catturato. Il pentito di ‘ndrangheta che si era autoaccusato di aver messo nel 2010 le bombe davanti alla Procura Generale e a casa del procuratore Di Landro, è stato catturato venerdì dalla squadra mobile di Reggio Calabria.

Il “Nano” che si era allontanato volontariamente lo scorso 3 giugno, mentre si trovava agli arresti domiciliari, è stato scovato in un appartamento alla periferia di Reggio Calabria.

Gli investigatori lo cercavano anche all’estero, ma probabilmente  non si è mai mosso dalla sua città, aiutato nella latitanza da moglie e figlio. Ai magistrati della Dda di Reggio Calabria dovrà spiegare i motivi del suo allontanamento e, soprattutto, perché abbia deciso di ritrattare le sue precedenti dichiarazioni da “pentito”.

Dopo il suo allontanamento volontario Antonino Lo Giudice aveva fatto recapitare ad alcuni avvocati e alla stampa, un memoriale dove diceva di essersi autoaccusato ingiustamente e che lui con le bombe non aveva nulla a che fare. “Mi sono inventato tutto” aveva semplicemente scritto. Nel testo il pentito ritrattava tutte le sue dichiarazioni ed ammettendo di essere stato costretto a raccontare vicende ed episodi di cui lui non era a conoscenza. Poi aveva indicato in Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo a Reggio Calabria, Michele Prestipino, aggiunto alla stessa procura, Beatrice Ronchi, sostituto procuratore alla dda reggina e Renato Cortese ex capo della Mobile di Reggio Calabria, oggi capo della Mobile di Roma, come le persone che lo avrebbero “minacciato” qualora non avesse detto quello che loro avrebbero voluto sapere.

Il testo inviato dal “Nano” era stato accompagnato da una pen drive con immagini dello stesso pentito. Che peraltro mandava un ultimo messaggio agli inquirenti:”Non mi cercate, tanto non mi troverete mai”.

Oggi la  cattura, a pochi passi da casa sua. Davvero un covo geniale…

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