Si potrebbe parlare di sensazionale scoperta. Ma così non è. Quanto venuto alla luce, in località Portavecchia, all’estremità nord del Piano di Tirena nel comune di Nocera Terinese, è cosa già nota a gran parte degli studiosi moderni di archeologia che ne avevano trovato tracce in molti libri dei secoli passati e, dopo aver verificato sul territorio, avevano considerato veritiero quanto contenuto nei suddetti libri. A Nocera Terinese, all’estremità nord del Piano di Tirena, in una zona ritenuta dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e dal ministero per i Beni e le le Attività Culturali di grande ed indiscutibile valore archeologico e storico, è venuta alla luce, ai margini dell’autostrada (dove si stanno svolgendo i lavori di ammodernamento della Salerno – Reggio Calabria), un’intera necropoli, grande, per dare l’idea, quanto la metà di un campo di calcio. Tombe in gran numero, ma la cifra ancora non è quantificabile. Tutte vicine, come un cimitero dei giorni nostri. Molte sono aperte. Altre sono sono ancora chiuse. S’intuiscono, all’interno della necropoli, percorsi, scalinate e quel che doveva essere il monumento centrale. Altre tombe sono venute alla luce nei pressi. Alcune aperte, altre chiuse ma che chiunque potrebbe “esplorare”. Il tutto, senza alcuna custodia. Come nessuna custodia esiste per svariati cassonetti di reperti lasciati a “sonnecchiare” nella necropoli e anche al di fuori di essa. Una scoperta, dunque, che potrebbe riaprire tante questioni storiche. Il Piano di Tirena è un altopiano a poche centinaia di metri dal mare, circondato da due fiumi, il Savuto e il Grande, che tutti gli storici dell’antichità indicavano come il sito che ospitava la città di Terina, nota colonia greca. Il primo a contraddire questi assiomi acclarati dai maggiori storici italiani e calabresi fu un francese, Francois Lenormant, secondo il quale, tra la sorpresa generale, Terina sarebbe dovuta sorgere a Sant’Eufemia. Su questo sorsero dei dubbi che, ora, con questo ritrovamento, potrebbero schiarirsi. Il destino infatti pare che abbia voluto dare una mano ad Adriano Macchione, cultore di Nocera Terinese, al quale, nel luglio 2007 , “Città del sole edizioni” ha pubblicato un voluminoso libro di 550 pagine nel quale Macchione spiegava nel dettaglio gli errori di Lenormant e di Orsi, smentendo le affermazioni di chi voleva Terina sorgente nel Lametino. Un successo di critica, tanto che il libro è stato anche premiato in qualche concorso ed esposto alla “Fiera del Libro” di Torino. «Lenormant – precisa Adriano Macchione contattato dal Quotidiano – giunse a Nocera e gli fu mostrato il Piano da una collinetta vicina. Poi, non ne citò neppure il nome. Evidentemente non lo ricordava. Scrisse che quel luogo non poteva aver potuto ospitare Terina per un motivo molto semplice, perchè era noto che il luogo di Terina era circondato da due fiumi. I due fiumi, invece, c’erano e ci sono tuttora». E l’ipotesi che nell’area ci fosse una necropoli era stata già avanzata lo scorso anno, il 30 novembre 2008, quando ci fu il ritrovamento di una tomba con lo scheletro, senza cranio, forse di un guerriero decapitato. Sepolto con lui, un cinturone lungo circa un metro di inestimabile valore. Lo portò via la Soprintendenza e non se ne seppe più nulla «Non riusciamo a capire – dice Adriano Macchione – perchè non si danno notizie sull’andamento degli scavi e su quanto viene alla luce. Perchè poi i reperti devono finire in qualche dimenticatoio e non restare a Nocera dove davvero si potrebbe dare vita ad un museo in piena regola vista quanto è riemerso in passato, quanto ancora sta emergendo e quanto riemergerà negli anni a venire?».
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